la Repubblica, 20 gennaio 2015
Il burino perfetto, a destra, è figura tanto rappresentativa quanto, a sinistra, il radical chic. Ce lo ricordano l’anziano La Russa che strilla “culattone” a un ragazzo (civilissimo) intervenuto al convegno milanese sull’omosessualità; e l’anziano Gasparri col suo tweet veramente bestiale sui «rapporti consensuali» tra le ragazze rapite in Siria e i loro rapitori
L’anziano La Russa che strilla “culattone” a un ragazzo (civilissimo) intervenuto al convegno milanese sull’omosessualità; e l’anziano Gasparri col suo tweet veramente bestiale sui «rapporti consensuali» tra le ragazze rapite in Siria e i loro rapitori; ci ricordano che il burino perfetto, a destra, è figura tanto rappresentativa quanto, a sinistra, il radical chic. Solo che quella del burino perfetto è meno praticata e meno definita. Manca un Tom Wolfe che ne tracci le coordinate (ammesso che un paese piccolo e divenuto insulso come il nostro meriti lo stesso interesse della società newyorchese descritta da Wolfe). Può servire Gadda, che in Eros e Priapo illustra lo sfoggio fallocratico del fascismo e di Mussolini come tipicissima nevrosi italiana. Ma non basta. Nel burino perfetto c’è anche una spensieratezza per niente nevrotica, anzi perfettamente risolta. È contento di esserlo. Si piace, si considera normale in un mondo di anormali, maschio in un mondo di froci, felice in un paese di infelici, risolto in un mondo di dubbiosi. Ha qualcosa di basico, di rudimentale che lo porta a vociare e a menare le mani, se serve, senza mai dubitare di sé. Rispetto al radical chic è meglio attrezzato ad affrontare la crisi per almeno due ragioni: non attribuirà mai la colpa di alcunché a se stesso e risparmierà il costo dello psicanalista.