la Repubblica, 20 gennaio 2015
E alla fine Maurizio Gasparri fa un mezzo passo indietro sul suo tweet sulle cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. «Mi scuso con chi si è ritenuto offeso, ma non mi dimetto», ha detto in aula il vicepresidente del Senato. Ma le polemiche non si placano
La bufera di critiche su Internet, le polemiche politiche, il caso che deflagra guadagnandosi spazio sul quotidiano britannico Independent e su Wired. E alla fine Maurizio Gasparri un mezzo passo indietro lo fa. «Mi scuso con chi si è ritenuto offeso, ma non mi dimetto», ha detto in aula a Palazzo Madama il vicepresidente del Senato, a proposito del suo tweet sulle due cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, liberate dopo una prigionia di sei mesi in Siria. “Sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!”, aveva scritto sabato il parlamentare di Forza Italia, commentando una “bufala” che girava su Internet. La pezza, poi, è risultata peggiore del buco. «La notizia l’ho trovata su un sito – si è giustificato in un’intervista a Repubblica – mi sono limitato a chiedere se fosse vero».
Inizialmente i social network hanno reagito con indignazione, postando centinaia di commenti contro il senatore, tanto che ne è nato l’hashtag #GasparriFuoridaTwitter. Al quale però, col passare delle ore, è seguito #JesuisGasparri, che invece raccoglieva i messaggi di stima in «difesa della libertà di espressione».
Dalla Rete, la questione è rimbalzata nell’emiciclo. Il presidente del gruppo Misto-Sel Loredana De Petris, all’inizio della seduta di ieri, ne ha chiesto subito le dimissioni. «Il regolamento non consente mozioni di sfiducia nei confronti dei vicepresidenti del Senato, ma dopo l’ignobile tweet Gasparri avrebbe dovuto avere la decenza di dimettersi da solo. Tanto più che non è nuovo a uscite di questo tipo, che mortificano la dignità dell’intero Parlamento». La stessa cosa hanno chiesto il Movimento 5 Stelle e il padre di Vanessa, Salvatore Marzullo, intervistato da Radio 2-4: «Le dimissioni? Sarebbero il minimo. Però è un suo problema, che non ci tocca». Il quotidiano inglese Independent, intanto, aveva già sintetizzato gli effetti di questa clamorosa gaffe con tre parole: “Storm of controversy”. E su Wired, la rivista più di tendenza del popolo del web, è uscito un articolo con un titolo che non lascia spazio a interpretazioni: “La storia del peggior account Twitter italiano. Quello di Maurizio Gasparri”.
In aula il dibattito è stato breve, ma animato. Il senatore, dopo le scuse, ha voluto ribadire: «Per quanto riguarda i riscatti, i rapimenti e il terrorismo, conservo le mie tesi, che discuteremo nei luoghi a ciò deputati e non certamente in questo momento».
Pure il presunto riscatto da 12 milioni di dollari, pagato o non pagato non si è ancora capito, continua ad essere materia di discussioni. Anche perché il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, al riguardo ha detto: «Contropartite ci sono sempre quando uno riesce a liberare ostaggi, ma non sempre sono di tipo economico», senza però specificare a che tipo di contropartita si riferisse. Un particolare, però, lo ha voluto dare: «Dodici milioni di dollari? Mi sembra una cifra esagerata dal tipo di informazioni che ho io. Se si fosse pagato quel riscatto sarebbe inaccettabile, perché quei soldi potrebbero venire usati per comprare armi e creare danni alla sicurezza».