Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 19 Lunedì calendario

Il toto-Quirinale a dieci giorni dal voto: Berlusconi lancia segnali per Amato, Bersani insiste sul nome di Prodi ma è pronto a incontrare Renzi, Alfano punta su Casini mentre si riavvicina timidamente al Cavaliere. Stabile l’opzione Mattarella. All’opera in Transatlantico i professionisti dei dossier avvelenati

Il meglio dai giornali di oggi sulla corsa per il Quirinale, tra incontri, sondaggi, lettere e dossier avvelenati sui possibili candidati.
 
«Nel Transatlantico, tradizionale crocevia di chiacchiere e di trame, da qualche giorno proliferano i capannelli “monoteistici”, quelli nei quali si ritrovano i deputati “fedeli” ad un unico candidato per il Quirinale ed è proprio da questi crocchi che talora partono tam-tam avvelenati contro i concorrenti. L’espressione più usata è: “Sì, ma...”. Padoan? “Sì, ma il decreto fiscale...”. Veltroni? “Sì, ma Odevaine...”. Mattarella? “Sì, ma all’estero chi lo conosce?”. Un brodo di coltura nel quale cuociono malignità di ogni tipo, lasciate correre al solo scopo di screditare, con l’idea che qualcosa resterà» [Fabio Martini, Sta].
 
Prima del 29 gennaio, Renzi e Bersani si incontreranno e sarà un faccia a faccia decisivo per capire come andrà l’elezione del successore di Napolitano. L’ex segretario Pd intanto ha dichiarato solennemente qual è il suo candidato preferito per il Colle: «Romano Prodi. Io riparto da lì». Scrive Goffredo De Marchis su Repubblica: «Per Renzi è fondamentale la sponda dell’ex leader del Pd. “Se ho l’appoggio di Bersani, tengo unito il partito anche col voto segreto”. Dipende dal candidato, ma il premier è convinto di poterlo condividere insieme con “Pierluigi” e con Berlusconi. Non Prodi, per via del veto di Arcore. “Mattarella e Amato però erano nella rosa della Ditta nel 2013”, ricorda Renzi parlando con i collaboratori».
 
Mentre riprende quota l’ipotesi di una scissione della corrente di sinistra del Partito Democratico, intrecciata alla possibilità che Sergio Cofferati decida di candidarsi alla testa di una lista alternativa appoggiata in primo luogo da Sel, Stefano Fassina ha fatto capire che lo scontro sul caso delle primarie luguri influenzerà le votazioni per il Colle che inizieranno il 29 gennaio: «Il modo sbrigativo, offensivo per la dignità di Cofferati, con cui la sua scelta è stata trattata pesa notevolmente sul Quirinale» [Mario Stanganelli, Mes].
 
Il leader di Sel Nichi Nichi Vendola ha chiarito la posizione del suo partito: «Sosterremo il candidato del Pd solo se non sarà espressione del patto del Nazareno» [Sta].
 
Silvio Berlusconi ha inviato ieri ad Hammamet un messaggio a Stefania Craxi in occasione della cerimonia per i quindici anni dalla morte di Bettino Craxi. Scrive Berlusconi: «Il tuo papà è stato per me un amico leale e sincero al quale mi univa un affetto profondo, è stato un uomo più avanti del suo tempo. Le sue idee, la sua capacità di cogliere e di anticipare con lucidità i temi ancora oggi attuali della politica italiana lo tendono tuttora protagonista a pieno titolo delle vicende dei nostri giorni. La sua morte in esilio è una delle pagine più vergognose della nostra storia» [tutti i giornali].
 
Scrive Fabrizio d’Esposito sul Fatto: «Il filo unico che lega all’attualità l’amicizia tra Craxi e Berlusconi oggi si chiama Giuliano Amato, ex braccio destro del leader socialista. Nonostante le polemiche “amiche” sulla pavidità e l’opportunismo del Dottor Sottile, “parcheggiato” da Napolitano alla Corte Costituzionale per il momento, le quotazioni di Amato nella corsa per il Colle rimangono alte. Per un semplice motivo: Renzi ha abbandonato l’idea di un presidente-cameriere ed è stato costretto a trattare su una figura “autorevole” e in grado di telefonare e parlare con tutti i leader internazionali. In realtà i profili in questa direzione sono due. Oltre Amato, c’è Romano Prodi. Ma il Professore è escluso dalla clausola del patto del Nazareno: “Mai Prodi al Quirinale”».
 
Il profilo di Amato è emerso anche dalle righe dell’editoriale di ieri sul Corriere della Sera, a firma Sabino Cassese, che proprio alla vigilia di Natale aveva scritto un articolo sull’elezione per il Quirinale che era stato letto da molti un’autocandidatura. Ma nell’editoriale di ieri si parla esplicitamente di un presidente che deve essere scelto tra quegli aspiranti che sono stati a capo del governo o di un’assemblea parlamentare [Fabrizio d’Esposito, Fat].
 
Fa notare Fabio Martini sulla Stampa che Giuliano Amato si trascina da anni la nomea di cumulatore di pensioni e la diceria è ricominciata a circolare nei giorni scorsi. In realtà da oltre un anno, da quando è giudice della Corte Costituzionale, Amato percepisce unicamente lo stipendio della Consulta, senza cumuli, né con la pensione, né con altro: da anni l’ex presidente del Consiglio gira il suo vitalizio da ex parlamentare ad un istituto di beneficienza, mentre per quanto riguarda la pensione, subito dopo la nomina alla Corte Costituzionale ha fatto domanda di auto-sospensione all’Inps e vi ha rinunciato.
 
Anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti, una delle possibili candidate per il Colle, è stata messa nel mirino “politico-mediatico” perché, di ritorno da un vertice Nato in Galles, era rientrata a Genova a bordo di un volo militare. L’accusa iniziale, dei Cinque Stelle e poi ripresa da un quotidiano, era quella di aver utilizzato un “volo di Stato” per uso privato. Quattro entità si sono occupate del caso (Procura Militare, di Roma, Tribunale dei ministri, Corte dei Conti) e per tutte e quattro il “non luogo a procedere” è stato inequivocabile [Fabio Martini, Sta].
 
Intanto sembra in corso un riavvicinamento fra Berlusconi e Angelino Alfano, allo scopo di individuare un candidato comune per il Colle. Il ministro dell’Interno, che nelle prossime ore incontrerà il Cavaliere, ha auspicato che «le forze estranee alla famiglia socialista europea arrivino unite all’appuntamento del Quirinale». Stesso concetto espresso da Renato Schifani: «Tutte le forze che si richiamano ai valori del Ppe avranno, con l’elezione del capo dello Stato, una grande occasione per ritrovare la loro unità e rivendicare il diritto a esprimere un candidato proveniente dalla loro area» [Mario Stanganelli, Mes].
 
Scrive Fabrizio de Feo sul Giornale che Area Popolare (ovvero Ncd più Udc) vorrebbe provare a convogliare i voti, almeno nelle prime tre votazioni su Pier Ferdinando Casini, ma ci sono anche altri nomi possibili.
 
Stefano Folli su Repubblica: «La strategia della quarta votazione enunciata da Renzi (far emergere un candidato forte solo quando il quorum si abbassa a 505 voti, la maggioranza assoluta) ha una sua logica. Si stringe un accordo allargato, in grado di abbracciare il fronte berlusconiano e i centristi di Alfano, ma lo si mette alla prova del voto solo quando la soglia scende e il partito dei franchi tiratori può essere sfidato con speranza di successo. Come strategia, non offre una sensazione di forza e sicurezza. Ma potrebbe funzionare, specie se il nome del prescelto avrà un profilo autorevole e non apparirà un semplice emissario del potere politico. Fino ad allora, però, guai a sottovalutare il movimento degli scontenti».