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 2015  gennaio 19 Lunedì calendario

Perché quest’anno l’influenza fa più paura? Sarebbe meno efficace del previsto il vaccino antinfluenzale e sarebbe più aggressiva del previsto l’ondata che sta colpendo soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni. Quel che è certo è che il drastico calo delle vaccinazioni - indotto anche dallo sconsiderato allarme delle presunte morti attribuite al Fluad - porterà nei soggetti a rischio, privi di copertura, un aumento dei casi gravi

Arriva l’ordinaria influenza stagionale nell’anno del Signore 2015 – per la trecentesima volta, o poco più dal XII secolo – e come avveniva nei secoli passati, quando si pensava che fosse provocata dal maligno influsso degli astri e dalla loro sfavorevole congiunzione, costringe a letto una parte della popolazione, con gli stessi sintomi descritti in una buffa Canzone popolare scritta da un fabbro bolognese nel 1580.
«Mi pareva aver la testa/ come un mazzo da stellare / mi doleva si la schiena/ch’io pareva bastonato». A dispetto delle nostre conoscenze sul virus influenzali – e in particolare l’H1N1, smascherato in quella sorta di gioco a guardia e ladri che è il monitoraggio virologico in ogni angolo del pianeta – riserva sempre qualche sorpresa e si diverte a sfuggire alle previsioni: è slittato il picco dell’epidemia atteso a ridosso della Befana, come risultato degli incontri ravvicinati delle feste e degli scambi di particelle infettanti che passano da un individuo all’altro, alimentando una sorta di catena di Sant’Antonio virale. Sarebbe meno efficace del previsto la più potente arma disponibile, il vaccino antinfluenzale, secondo le non dubbie informazioni dei Cdc, i centri di controllo e prevenzione delle malattie di Atlanta. Inoltre, sarebbe un po’ più aggressiva del previsto l’ondata influenzale che sta colpendo soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni. Quel che è certo è che il drastico calo delle vaccinazioni – indotto anche dallo sconsiderato allarme delle presunte morti attribuite al Fluad – porterà nei soggetti a rischio, privi di copertura, un aumento dei casi gravi e delle ospedalizzazioni, che già sono segnalati in varie aree del Belpaese.
Chiamata nel passato «mal gentile» da medici e funzionari di salute pubblica che dovevano fronteggiare ben più terrificanti ondate epidemiche, l’influenza, a dispetto dei progressi della conoscenza, delle risorse terapeutiche, del miglioramento della sorveglianza e della prevenzione, occupa oggi un posto nient’affatto secondario nella nera lavagna delle patologie umane, tanto da rappresentare la terza causa di morte in Italia per patologia infettiva, e da contribuire in maniera rilevante alla già mastodontica spesa sanitaria, senza considerare i costi indiretti. E da qualche anno i virus influenzali fanno paura. Grandi sorvegliati speciali, i virus dell’influenza A sono dotati dell’eccezionale capacità di modificare il proprio genotipo per gradi (genetic drift) o con un cambiamento radicale e improvviso (genetic shift): uno scossone che dà luogo a un ceppo interamente nuovo. In questo caso, fortunatamente raro, si verifica una pandemia perché buona parte della popolazione mondiale è priva dell’azione protettiva degli anticorpi. È avvenuto nel 1918 con la terribile Spagnola e, nel secolo scorso, con l’Asiatica (1957) e la Hong Kong (1968). In base alle scansioni delle passate epidemie, l’arrivo del Big one virale è messo in conto da tempo, da virologi, influenzologi, epidemiologi, che ritengono che un simile evento possa verificarsi di nuovo e in forma più grave nel nostro tempo. L’ultima pandemia, l’Influenza A 2009-2010, la prima del XXI secolo, ha dimostrato quanto rapidamente – ovunque si manifesti il primo focolaio – può propagarsi una nuova malattia infettiva nel nostro mondo globalizzato, di grandi città densamente abitate e interconnesse: la velocità con cui l’H1N1 si è diffuso a livello internazionale, infettando molti milioni di persone, non ha riscontri nelle precedenti epidemie. 42 anni fa, la pandemia Hong kong ha impiegato quasi un anno, partendo dal suo focolaio iniziale, la Cina, per diffondersi in tutto il mondo. La pandemia del 2009 ha viaggiato in aereo: attraverso i passeggeri del traffico aereo internazionale, si è diffusa rapidissimamente, infettando 74 Paesi diversi in ogni continente, entro cinque settimane dalla comparsa del primo focolaio in Messico.