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 2015  gennaio 19 Lunedì calendario

Per dimagrire basta digiunare per 12 ore consecutive e nelle restanti 12 mangiare quel che si vuole ma a intervalli regolari. La scienza lo ha verificato sui topi

Le popolazioni longeve delle cosiddette zone blu del pianeta, sotto studio da oltre trent’anni, hanno in comune alcuni aspetti alimentari fermi nel tempo. Tra questi, mangiare sempre alle stesse ore. E nello stesso arco di tempo: 12 ore circa. Adesso anche la scienza conferma: quell’arco di tempo, se rispettato insieme a intervalli regolari tra un pasto e l’altro, regolarizza il metabolismo, evita accumulo di grasso e tendenza al diabete, fa perdere i chili in più senza modificare il menu.
La scienza lo ha verificato sui topi con un ampio studio i cui risultati sono stati pubblicati a dicembre sull’autorevole rivista specialistica Cell Metabolism e ripresi ora dal New York Times Magazine.
L’argomento negli Stati Uniti è di costume e attualità per l’alta incidenza di obesi e diabetici. Ma anche in Italia, visto che il nostro Paese detiene il record negativo in Europa per obesità infantile. Le mamme, forse memori degli insegnamenti ricevuti quand’erano loro stesse bambine, hanno da sempre sospettato che gli spuntini di mezzanotte fossero sconsigliabili. E assolutamente da vietare. Ma fino a pochi anni fa c’era poco di scientifico dietro a questi timori.
Ora, invece, un esperimento dà validità al buon senso. Topi ai quali è stato impedito di mangiare a tutte le ore hanno evitato obesità e problemi metabolici, anche quando la loro dieta non sempre è stata salutare. L’importante è rispettare l’orologio biologico. E nelle persone accade lo stesso. Tant’è che si può dimagrire se si mangia sempre alle stesse ore e con pasti scaglionati solo in 12 ore su 24: per le altre 12 si digiuna.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Salk Institute for Biological Studies di San Diego. Gli scienziati hanno nutrito gruppi di topi adulti maschi con quattro diverse diete: ad alto contenuto di grassi; ad alto contenuto di fruttosio (zucchero meno diabetogeno); ad alto contenuto di grassi e di saccarosio (zucchero normale); con normali crocchette per topo. Ad alcuni degli animali di ogni gruppo è stato permesso di mangiare quando volevano durante le loro ore di veglia; altri sono stati limitati a periodi di alimentazione di nove, 12 o 15 ore. L’apporto calorico per tutti i topi era lo stesso.
Nel corso dell’esperimento durato 38 settimane, ad alcuni topi dei gruppi con tempo di alimentazione limitato è stato concesso di sgarrare nei fine settimana, mangiando ogni volta che volevano. A metà dello studio qualche topo che poteva mangiare in qualsiasi momento è stato spostato ai periodi limitati di alimentazione. Alla fine, chi mangiava (anche poco) a tutte le ore è risultato generalmente obeso e metabolicamente malato. Mentre chi mangiava in una «finestra» di nove o 12 ore è rimasto agile e sano, anche se di tanto in tanto sgarrava durante il fine settimana.
«Mangiare in un intervallo di tempo limitato non solo ha agito sulla prevenzione, ma ha anche fatto perdere peso a persone che già avevano qualche chilo di troppo», spiega Satchidananda Panda, uno dei ricercatori del Salk che ha curato lo studio.
Quindi non la dieta di per sé ma il modello alimentare basato sul tempo, sembra equilibrare il metabolismo, evitando l’aumento di peso e le malattie metaboliche. L’ipotesi è che il momento in cui si mangia il cibo influenzi l’orologio interno del corpo.
«Gli orari dei pasti hanno maggior effetto sul ritmo circadiano dei cicli di luce e buio», dice Panda. E il ritmo circadiano a sua volta influenza il funzionamento di molti geni nel corpo che sono noti per coinvolgere ormoni e metabolismo.
I longevi, magri, agili e sani anche dopo gli 80 anni, senza saperlo hanno come tradizione culturale quella di rispettare il loro orologio biologico, i ritmi circadiani dei loro pasti. Contenendo l’alimentazione in un intervallo di 12 ore, o meno, al giorno. L’orologio scatta con la prima tazza di caffè con latte e zucchero al mattino.