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 2015  gennaio 19 Lunedì calendario

I tagli agli stipendi di Camera e Senato. Nessuno nella pubblica amministrazione deve guadagnare più dei 240mila euro lordi che spettano al presidente della Repubblica. Così a Montecitorio 500 dipendenti si vedranno la busta paga alleggerita per un risparmio di 60,15 milioni di euro mentre palazzo Madama ne spenderà 36,7 in meno. Tutto nell’arco di quattro anni

Finita la pacchia. Per i dipendenti della Camera dei deputati (e per i colleghi del Senato) questo gennaio sarà ricordato probabilmente a lungo: fra poco più di una settimana, il 27, arrivano i cedolini dello stipendio e questo sarà il primo mese con le buste paga decurtate. Scattano infatti i nuovi tetti, in ossequio alla regola che nessuno nella pubblica amministrazione deve guadagnare più dei 240mila euro lordi che spettano al presidente della Repubblica, e per chi sta sopra questa cifra, solo a Montecitorio sono circa 500 dipendenti su 1300, inizia una manovra di tagli progressivi che andrà a regime nel 2018. In tutto la Camera nel giro di 4 anni risparmierà 60,15 milioni di euro, altri 36,7 il Senato. Le nuove norme, contestate dai sindacati dei dipendenti e subito accolte con circa mille ricorsi alle commissioni interne, non risparmiano nessuno, compreso il neosegretario generale di Montecitorio, Lucia Pagano, che si è appena insediato ed il cui compenso lordo quest’anno sarà di 263mila euro, contro i 460mila del suo predecessore.
I nuovi tetti
I consiglieri parlamentari che con 40 anni di servizio arrivavano a 358mila euro di stipendio lordo annuo d’ora in poi, per effetto della manovra varata a ottobre da Camera e Senato, si dovranno fermare a quota 240mila, esclusi però come sempre contribuiti e indennità. A ruota documentaristi, ragionieri e tecnici scenderanno da 237.990 euro a 166mila, i segretari da 156.185 a 115mila, i collaboratori tecnici fa 152.663 a 106mila, ed infine operatori tecnici (barbieri compresi) e assistenti si vedranno limare il tetto da 136.120 euro a 99mila. I nuovi tetti verranno raggiunti al 23° anno di servizio dopodiché scatterà il blocco della progressione retributiva mentre in precedenza questa continuava fino al pensionamento.
Tagli per scaglioni
I tagli saranno effettuato per scaglioni, secondo aliquote crescenti un po’ come avviene con le tasse sui redditi: nel primo scaglione sono inseriti gli stipendi che eccedono fino al 25% il nuovo tetto, nel secondo quelli che sforano dal 25 al 40% e nel terzo quelli che vanno oltre il 40%. Nel giro di 4 anni i tagli andranno a regime, in maniera crescente: dal -20% iniziale del primo scaglione che diventa -30% nel 2016, -40% nel 2017 e tocca il -55% nel 2018, al -30% del secondo scaglione che arriva a -75% nel 2018, sino al -50% del terzo scaglione che poi passa a -70 nel 2016, -80 nel 2017 sino a -100%, ovvero azzeramento totale, nel 2018. Per effetto di questo meccanismo un consigliere parlamentare, che con 36 anni di servizio guadagnava 341.678 euro lordi anno, nel giro di 4 anni si vedrà ridurre lo stipendio di oltre 65mila euro, 25.300 già da quest’anno. A documentaristi e tecnici verranno invece tolti da subito 14.222 euro (che diventano 37.630 dal 2018), ai segretari parlamentari 7.393,16 euro (19.920 nel 2018), ai collaboratori tecnici 9.312,59 euro (24.606,48). Ed infine operatori tecnici e assistenti perdono da subito 6.857,18 euro che diventano 18.380 nel 2018.
Premi produttività
Per riconoscere merito e produttività, a partire dal 2016, a favore dei dipendenti più giovani, viene introdotto un premio del 10% della retribuzione («subordinatamente ad una valutazione positiva delle prestazioni») una volta raggiunto dopo 23 anni di servizio il nuovo tetto massimo. A oggi la Camera conta 155 dipendenti con anzianità inferiore ai 10 anni, 515 con anzianità compresa tra 11 e 20, 151 tra 21 e 23 anni e ben 482 con più di 23 anni di servizio, per lo più assistenti e segretari parlamentari.
Risparmi
In tutto nel periodo 2015-2018 questa operazione farà risparmiare 36,7 milioni al Senato e 60,15 milioni al bilancio della Camera: 7,3 milioni quest’anno, 12,25 il prossimo, 17,2 nel 2017 e 23,4 nel 2018. Una cifra significativa, ma che va raffrontata 258milioni di spese per il personale tra retribuzioni, oneri accessori e contributi. Per il presidente della Camera Luara Boldrini si tratta comunque di un contributo «significativo» al contenimento della spesa pubblica.