la Repubblica, 19 gennaio 2015
Le 33 sostituzioni di Rosario Crocetta. Il presidente della Regione Sicilia negli ultimi due anni ha cambiato almeno un assessore al mese. Un vero e proprio record
L’ultimo ammesso a corte è stato un giudice amministrativo in pensione, Ettore Leotta. Rosario Crocetta, al culmine di un braccio di ferro con l’Udc, gli ha consegnato un titolo sempre più inflazionato nei palazzi siciliani del potere: quello di assessore regionale. Con questa nomina sono già 33 gli uomini (e le donne) che in poco più di due anni si sono sedute su una poltrona della sua giunta. Più di uno ogni mese. Cifra che fa girar la testa a chi, in altre amministrazioni regionali, guarda da lontano a cotanto attivismo. Più o meno nello stesso arco di tempo, per intenderci, la giunta lombarda di Maroni ha perso quattro assessori, mentre Zingaretti nel Lazio si è limitato a una sola sostituzione. Il vulcanico Crocetta non teme confronti, neppure nel recente passato siciliano: sono stati 15 gli assessori che Totò Cuffaro cambiò durante la sua prima esperienza da presidente, durata cinque anni, appena 13 nella seconda che non raggiunse i due anni. E Raffaele Lombardo si limitò – si fa per dire – a far alternare 20 assessori nei primi due anni della sua gestione.
Nessun confronto politico, per carità, con due governatori che hanno lasciato una pesante ipoteca sui conti della Regione (e sono stati condannati dalla magistratura per i rapporti con Cosa Nostra). Ma, certo, oggi Forza Italia ha gioco facile nel sottolineare “l’improvvisazione e la mancanza di strategia” del primo presidente eletto nel centrosinistra in Sicilia. E anche il Pd, che sino all’ultimo riassetto di novembre non ha garantito un appoggio unito a Crocetta, non lesina giudizi critici: «Se il governatore avesse ascoltato più i partiti che singoli parlamentari amici avrebbe creato minore instabilità e fatto qualche riforma in più», dice il segretario dei dem Fausto Raciti. Ma lui, Crocetta, la pensa in modo opposto: «Non posso mica fare un rimpasto ogni due mesi per accontentare i leader della maggioranza», disse a giugno. Prima di aprire le cateratte. E dare una forma “politica” – con tutte le anime del Pd rappresentate in giunta – a un’amministrazione che ha contemplato star della musica e fisici nucleari, esperti di bilancio inviati da Roma, magistrati e studentesse universitarie (fuoricorso). Come dimenticare la presenza del maestro Franco Battiato, che entrò in assessorato al Turismo con una considerazione non proprio mistica («qui hanno rubato tutto») e poi scivolò sulla frase infelice delle «troie in parlamento»? Come non ricordare Antonino Zichichi, che soprintendeva da Ginevra alla gestione dei beni culturali siciliani? E come trascurare l’andirivieni di segretarie proclamate “assessore”? Cominciò Michela Stancheris, l’assistente di Crocetta a Bruxelles che il governatore promosse al posto di Battiato.
Storia di carneadi. Come Piergiorgio Gerratana, assessore di 30 anni pescato nel consiglio comunale di Rosolini e rimasto in carica appena un mese. L’avvocato Antonio Fiumefreddo, invece, dopo la designazione non si è neppure insediato. Fino all’ultima sostituzione, dettata dalle quasi immediate dimissioni dalla giunta, “per ragioni familiari”, della dirigente della presidenza del Consiglio Marcella Castronovo. Ecco, dunque, la ventiduesima sostituzione e il trentatreesimo volto della giunta Crocetta. “Sono certo che non ci sarà più ragione di cambiare”, dice il segretario pd Raciti confidando nell’apertura di credito (l’ultima?) che Renzi e Delrio hanno dato a Palazzo d’Orleans. Anche perché, con alcune riforme ancora in stand-by (come quella delle Province) e un buco di bilancio da 3 miliardi da colmare, il valzer di assessori rischia di trasformarsi nel ballo sul Titanic.