La Stampa, 19 gennaio 2015
Yarumal, il paese maledetto. Stupri, corruzione e attentati, ma la vera sciagura è il morbo dell’Alzheimer. Tra queste montagne colombiane, coltivate a caffè e cocaina, il 30% degli abitanti ne è affetto. Un’équipe li sta studiando per trovare la cura
I colombiani che vivono nella regione di Antioquia dicono che il paesino di Yarumal sia maledetto. La settimana scorsa ci hanno stuprato una donna. Due mesi fa hanno arrestato il sindaco perché concedeva appalti ai morti. Quest’estate, i guerriglieri delle Farc hanno messo una bomba sulla strada per Medellin e negli Anni Novanta un prete ha fondato la banda dei «12 Apostoli» e andava in giro a far giustizia sommaria. Tutti questi fatti, però, riguardano la quotidianità della Colombia rurale, perché la sciagura personale di Yarumal è un’altra: il morbo d’Alzheimer. Qui una percentuale straordinaria della popolazione ne è affetta. Lo contraggono per via ereditaria e si manifesta molto prima che diventino vecchi. Ma, sempre qui, c’è anche un medico che sta sperimentando un farmaco nuovo e dice di essere sulla strada buona per trovare la cura.
Il «mal d’oblio»
Quando il reporter di «El Tiempo» di Bogotà è entrato nella casa della signora Olga a Yarumal, si è trovato davanti una scena curiosa: era ferma immobile, con la zuppa davanti e il cucchiaio a mezz’aria che gocciolava. «Stava mangiando, ma se n’è dimenticata», gli ha spiegato Estela, che ha lasciato il lavoro per prendersi cura del terzo membro della sua famiglia a essersi ammalato: la sorella appena 49enne. Non molto lontano da lì, c’è la casa di riposo. I suoi 38 posti sono tutti occupati da malati d’Alzheimer, che però non sempre sono anziani. I 30 milioni di casi che l’Onu registra nel mondo si diagnosticano in genere dopo i 60 anni, a Yarumal anche prima dei 40.
Gli scienziati lo chiamano «cluster d’Alzheimer dell’Antioquia», i poeti usano l’espressione «mal d’oblio» e la gente invece dice «stupidite» o «mutazione paisa». L’ha scoperto il dottor Francisco Lopera quando stava all’ultimo anno di medicina e studiava gli abitanti di queste montagne coltivate a caffè e cocaina, i «paisa», appunto. Nel 1980 ha osservato il primo ceppo in cui la demenza senile si ripresentava attraverso le generazioni, oggi, ha trovato 25 famiglie, 5 mila membri in tutto, in cui il 30% è malato o portatore. Non era perciò il contatto con le ferite dei dementi, né la linfa di certe piante che crescono solo lì, come si diceva, a iniziare questo stato degenerativo delle cellule del cervello, ma una proteina: la Preselina-1, che causa una mutazione nel cromosoma 14.
L’origine
Col tempo, Lopera è riuscito anche a stabilire l’origine del problema: una coppia di poveri immigrati baschi, arrivati in Antioquia nel 1745 a piantare il seme di un albero genealogico sfortunato, in cui i figli hanno il 50% di possibilità di ereditare l’Alzheimer da un padre che l’ha avuto. Da neurochirurgo, Lopera ha messo in piedi un laboratorio molto speciale, una banca dati di cervelli, fatta con le donazioni delle famiglie colpite. Per un profano, la differenza visiva tra un cervello sano e uno malato d’Alzheimer è quella che ci passa tra un fungo fresco e uno secco.
Attualmente, la causa del morbo è ancora sconosciuta, ma nell’5% dei casi viene dimostrata l’origine genetica. Secondo Lopera, bisogna agire prima che si manifestino i sintomi. Lui ci sta provando con un farmaco nuovo, che 300 membri sani delle famiglie a rischio hanno accettato di provare. Nel 2020 sapremo se questa molecola può davvero scacciare la maledizione di Yarumal e da qui essere usata in tutto il mondo.