Il Messaggero, 19 gennaio 2015
La Coppa d’Africa è iniziata, ma quasi nessuno se n’è accorto. Mancano Eto’o, Drogba e l’acqua negli alberghi. In compenso c’è la forte paura dell’Ebola. Lo strano torneo in Guinea Equatoriale
La coppa d’Africa è cominciata l’altro ieri, ma pochi se ne sono accorti. È un torneo enigmatico, ricco di bellezze e di paradossi, come pure l’Africa sa essere: se è vero che «ogni cosa produce cose simili a sé». Questa edizione della rassegna ha avuto un avvio nebuloso: la doveva ospitare il Marocco, che però ha ritirato la candidatura per la paura della diffusione dell’ebola. L’organizzazione è piovuta così fra le mani della Guinea Equatoriale del ricchissimo presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, 72 anni, salito al potere nel 1979, zio del centrocampista della Samp, Pedro Obiang, e un tempo perfino accusato di cannibalismo.
IL FRATELLO DI POGBA
Le 16 nazionali accreditate sono la Guinea Equatoriale per l’appunto, «l’altra» Guinea, l’Algeria, Capo Verde, la Tunisia, lo Zambia, il Camerun, il Burkina Faso, il Gabon, il Sud Africa, il Senegal, il Ghana, la Costa d’Avorio, il Mali, la Repubblica del Congo e la Repubblica democratica del Congo. Dal gran mosaico delle liste delle convocazioni, facilmente si possono estrarre 10 tessere, per così dire, italiane. Sono figurine sbiadite dal vento del deserto. Ecco allora i romanisti Gervinho della Costa d’Avorio e Keita del Mali, che si sabato sfideranno sull’isola di Bioko, il maliano Wague dell’Udinese, i ghanesi Acquah del Parma e Agyemang-Badu dell’Udinese, e gli algerini Ghoulam del Napoli, Taider del Sassuolo, Belfodil del Parma e Mesbah della Sampdoria. Per tacere del portiere senegalese Gomis del Trapani. Nella Guinea, poi, spunta il profilo di Florentin Pogba, il fratello di Paul. Quanto al campo, non pare entusiasmare: ad acciuffare i favori dei pronostici sono la Costa d’Avorio di Yaya Touré, il Camerun, l’Algeria e il Ghana. Al proposito, ieri il ghanese Asamoah Gyan, ex Udinese, è stato ricoverato in ospedale per un attacco di malaria. «Tutto sotto controllo», ha rassicurato la federcalcio. È la coppa d’Africa, ma i ct africani in competizione sono solo tre: Janza dello Zambia, Mashaba del Sud Africa e Ibengé della Rd del Congo. Gli altri, europei: ad eccezione dell’argentino Becker, il tecnico della Guinea Equatoriale.
LE CONTRADDIZIONI
Nel complesso, il voltaggio tecnico rasenta lo zero, l’imprecisione tattica imperversa, i portieri sono spesso atleti rubati all’atletica leggera e l’acqua manca negli alberghi. E, allora, vien da chiedersi come questo appuntamento riesca ancora a regalare speranze, a catturare le attenzioni, in quattro parole: a resistere al tempo. Pensate: stavolta mancano pure Eto’o e Drogba, due stelle che hanno ridisegnato l’orizzonte sportivo del continente; e la Nigeria campione non si è qualificata, come anche l’Egitto, dominatore dell’albo d’oro. Le risposte, forse, sono custodite nel gesto che compie il torneo: raccontare storie di una terra lontana, e bellissima, e sempre sorridente nella certezza di incontrare, un giorno, il vento esatto per danzare col destino. Calcistico, ma non solo.