Fior da fiore, 18 gennaio 2015
Ad Atene si cerca un ventisettenne di origini marocchini che progetterebbe attentati • Dieci jihadisti espulsi dall’Italia • Musulmani in rivolta contro “Charlie” • Il ritorno a casa delle volontarie rapite in Siria • Cofferati lascia il Pd • Un italiano su sette non cerca lavoro • Ogni ora falliscono due aziende • I siti dove si noleggia un hacker
Jihadisti 1 Le indagini sulla sparatoria nella cittadina vallone di Verviers vicino Liegi, dove giovedì scorso la polizia ha ucciso in uno scontro a fuoco due presunti jihadisti islamici, hanno portato al fermo e all’interrogatorio di diverse persone ad Atene. In Grecia si cerca soprattutto Abdelhamid Abaaoud, un 27enne belga di origini marocchine sospettato dagli investigatori di essere la mente di attentati in corso di organizzazione. Le autorità giudiziarie di Bruxelles mantengono grande riservatezza sulle indagini in corso. Ma, dopo le prime verifiche, hanno escluso collegamenti dei fermati ad Atene con le loro indagini. Il governo belga ha iniziato a utilizzare l’esercito in appoggio alle forze dell’ordine per attuare il piano di protezione straordinaria anti-terrorismo, varato d’urgenza dopo la sparatoria a Verviers. L’operazione ad Atene sarebbero scaturita dalla ricostruzione dei contatti telefonici dei due presunti jihadisti uccisi. Le perquisizioni a Molenbeeck, uno dei quartiere di Bruxelles dove si concentra la comunità d’immigrazione dal Nord Africa, sarebbero collegate proprio ad Abaaoud, che abitava lì prima di partire per la guerra in Siria e poi nascostosi presumibilmente tra la Grecia e la Turchia. Intercettazioni telefoniche gli avrebbero attirato addosso il sospetto di aver operato nell’organizzazione e nei finanziamenti per la cellula di Verviers. Altre indagini sono state estese in varie parti del Belgio, seguendo soprattutto l’ipotesi che cellule jihadiste possano voler colpire edifici della polizia e singoli agenti. Il governo, che ha elevato l’allarme terrorismo al livello 3 su una scala di 4, considera da proteggere molti altri obiettivi: da entità della comunità ebraica fino alle istituzioni europee di Bruxelles. Domani dovrebbero comunque riaprire le scuole ebraiche, rimaste chiuse venerdì per precauzione. La paura di attentati sta facendo salire le tensioni nel Belgio multietnico, dove sono stimati circa 500 mila immigrati islamici. Esponenti di queste comunità hanno sottolineato la marginalità delle frange estremiste. Ma tra crisi, disoccupazione e rabbia per le donne e i bambini uccisi dai bombardamenti Usa in Afghanistan o in Irak, già centinaia di musulmani belgi sono diventati combattenti in Siria (Caizzi, Cds).
Jihadisti 2 Nel 2015 sono già dieci gli stranieri espulsi dall’Italia perché «pericolosi» per la sicurezza nazionale (in tutto lo scorso anno erano stati 13). Sono maghrebini, balcanici, mediorientali che vivevano soprattutto in Lombardia e in Veneto. In Italia sono circa 150 le persone finite sotto controllo dopo gli attentati di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo e al supermercato kosher. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Nigeria Una ventina di leader religiosi è comparsa ieri sugli schermi delle tv nigerine, invitando alla calma i dimostranti che hanno appiccato il fuoco ad almeno otto chiese cristiane nel Niger. La protesta, già al secondo giorno, è stata innescata dalla nuova copertina del settimanale francese Charlie Hebdo, con la raffigurazione del profeta Maometto in lacrime mentre regge il cartello “Je suis Charlie”. I tumulti hanno fatto almeno 7 morti e 45 feriti nella capitale e a Zinder, la seconda maggiore città del Paese.
Volontarie Sono tornate a casa, tra feste e polemiche, le volontarie di Bergamo e Varese rapite in Siria. Ad attendere Vanessa Marzullo, dopo 5 mesi e 20 giorni, c’erano due striscioni: «Bentornata!». «Avremmo aspettato per sempre per vederti sorridere». Ma i social network traboccano odio. «Pagatelo voi il riscatto!». «Complimenti per aver spalleggiato i tagliagole!». «Ma vaff....». «Siete da manicomio». «Tacete cretine!». «E gli italiani pagano...». «Ora, almeno, quelle due smetteranno di farsi i selfie con il velo, dopo aver assaggiato i denti del lupo». Greta Ramelli: «Non volevo provocare dolore, chiedo scusa. Ringrazio tutti. Ringrazio la Farnesina. Per ora non voglio tornare in Siria. Bisogna trovare il modo di aiutarli da qui».
Cofferati 1 L’ex leader della Cgil, Sergio Cofferati, 66 anni, «l’uomo che in quel marzo del 2002 aveva in tasca la schedina vincente per salire sul trono degli allora Ds (e invece finì a fare il sindaco di Bologna, alimentando uno dei tanti misteri della politica), ha ieri abbandonato il Pd, di cui è stato uno dei 45 fondatori, lasciandosi dietro una lunga scia di accuse sul modo in cui sono state gestite le primarie liguri per la scelta del candidato alle prossime Regionali, vinte dalla renziana Raffaella Paita, ma avvelenate da una serie di irregolarità che hanno spinto i garanti ad annullare il voto in 13 seggi e la Procura di Savona ad aprire un fascicolo contro ignoti». Sua dichiarazione: «Lascio il Pd, me ne vado io da solo, non fonderò un altro partito». (Alberti, Cds).
Cofferati 2 «È una questione «etica» ciò che il Cinese imputa ai capi del Pd. È «l’inaccettabile silenzio» di fronte alle presunte irregolarità della consultazione di domenica scorsa e al tentativo di drogare il voto per indirizzare la futura giunta regionale verso un accordo con la destra. Cofferati ha denunciato «inquinamenti causati dalla partecipazione di decine di immigrati (dirà la magistratura se pagati o meno da qualcuno, ndr ) e infiltrazioni da parte di fascisti non pentiti per condizionare l’esito finale a favore di un determinato modello politico (le larghe intese, ndr )». Operazione quest’ultima che avrebbe avuto come madrina la ministra Roberta Pinotti: «È venuta a Genova a sostenere Paita e a teorizzare l’opportunità di un governo del centrodestra senza essere smentita». Andrà fino in fondo il Cinese: «Porterò le carte in Procura, per molto meno le primarie di Napoli (2011, ndr ) sono state annullate» (ibidem).
Cofferati 3 «Io rispetto la sua scelta. Ma uno perde e quindi se ne va? È incomprensibile, non è credibile» (Matteo Renzi)
Lavoro Secondo Eurostat, in Italia ci sono oltre 3,6 milioni di persone che vorrebbero un lavoro ma hanno rinunciato a cercarlo: è il 14,2% della forza lavoro, oltre tre volte la media Ue-28 (4,1%). La rilevazione, relativa al 3°trimestre 2014, dice che tale percentuale è salita in un anno dello 0,2% nell’Ue, di 1,1 in Italia.
Fallimenti «Due fallimenti all’ora, 62 al giorno. Piccole e grandi aziende che si arrendono alla crisi e portano i libri in tribunale: in testa i settori dell’edilizia e del commercio all’ingrosso, ma gettano la spugna anche macchinari industriali e computer. E’ la mappa dell’Italia che chiude, una mappa che negli ultimi sei anni è andata espandendosi e non dà segni di ridimensionamento. Secondo i dati di Cribis D&B (società del gruppo Crif specializzata in business information), nel 2014 ci sono stati 15.605 fallimenti, in aumento del 9% rispetto all’anno precedente e del 66% rispetto al 2009, il periodo a partire dal quale la crisi economica ha prodotto i suoi effetti sul territorio. Ma il picco estremo è stato toccato nell’ultimo quadrimestre dello scorso anno, che ha visto fallire 4.502 imprese: è il dato più alto dal 2009» (Grion, Rep).
Hacker Si moltiplicano i siti che offrono prestazioni di hackeraggio a pagamento. Le sembianze, quelle di pagine più o meno rispettabili, nonostante si tratti di attività illegali. Nei menù, veri e propri listini: 50 dollari al giorno per bloccare un sito, 200 per «bucare» una mail, 300 per entrare dentro un profilo WhatsApp o Facebook, 500 per violare una pagina web aziendale o uno smartphone. Ma si arriva fino a migliaia di dollari per lanciare una campagna di cyber spionaggio. Tra quelli più famosi e frequentati, Hacker’s List che mette in contatto domanda e offerta, attraverso un sistema di aste. Qui una donna residente in California può assoldare un hacker ucraino per entrare nell’account Gmail del suo fidanzato, così come un manager svedese potrà sapere cosa sta combinando un suo rivale in affari sudcoreano. Hacker for Hire afferma di offrire protezione in caso di revenge porn (la pubblicazione di foto o film hard in rete da parte di un ex per vendetta). Ma anche rimozione di link sgraditi e assistenza in caso di frode informatica. Altri, come Hire Professional Hackers in India hanno aperto delle pagine Facebook. Tanti hanno un call center e delle chat per le emergenze. Per le prestazioni viene chiesto un acconto, poi gli hacker promettono di fornire le prove dell’hackeraggio attraverso screenshot. Difficile però avere la garanzia del «soddisfatti o rimborsati». Al cliente vengono fatte sottoscrivere pagine e pagine di termini e condizioni del servizio. Paolo Lezzi, amministratore di Maglan Europe, società di cyber difesa: «Molti di questi siti si appoggiano a server situati in Paesi dove i crimini informatici non sono puniti, vedi Russia e Cina». Pochi, insomma, gli hacker rimasti spinti da motivazioni politiche: «La maggior parte sono mercenari». Alcuni sono assoldati da organizzazioni criminali e terroristiche, altri prestano servizio per casalinghe desiderose di sapere se il marito le tradisce o meno. (Serafini, Cds)
Bambini Secondo i dati del Consiglio nazionale delle ricerche solo il 16 per cento dei bambini che frequentano le elementari vanno a scuola da soli, a piedi o in bici. Il 70 per cento viene portato in auto dai genitori (Zunino, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)