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 2015  gennaio 16 Venerdì calendario

In Rete scoppia la polemica: #CorriereSciacallo. Il quotidiano di via Solferino pubblica per solidarietà con Charlie Hebdo una raccolta di vignette, peccato che non abbia avvisato i disegnatori. Buone intenzioni, pessimi risultati. Una figuraccia. De Bortoli chiede scusa

Lo scandalo corre in Rete: “Corriere Sciacallo”, scrivono alcuni vignettisti che si sentono derubati dei loro disegni sulla strage di Charlie Hebdo. Poi arrivano le spiegazioni e le scuse, via Twitter, del direttore del Corriere della sera, Ferruccio de Bortoli: “Le mie scuse ai disegnatori che non hanno ricevuto comunicazione su #JeSuisCharlie. L’errore è mio, nella fretta, l’intento unicamente solidale”.
La polemica esplode quando arriva in edicola, il 14 gennaio a Milano e il 15 nel resto d’Italia, il libro allegato al quotidiano di via Solferino: Je suis Charlie. Matite in difesa della libertà di stampa. Tiratura 12 mila copie, 300 pagine, prezzo 4,90 euro, il volume raccoglie vignette del settimanale francese attaccato dai terroristi di Parigi, ma anche disegni di molti autori italiani raccolte in rete. Qualcuno di questi vede il suo lavoro pubblicato e protesta. Il più attivo è Roberto Recchioni, che scrive: “Sarebbe cosa gentile chiedermi il permesso. Magari io non ho piacere di collaborare con il tuo gruppo editoriale. Magari, se voglio fare beneficenza, faccio un bonifico. Magari non ho piacere che il mio lavoro sia presentato in maniera orrenda, con un file a bassa risoluzione. Magari non voglio che tu ti faccia bello e nobile con la mia roba. Magari non ho piacere che una mia opera, nata da un preciso stato d’animo, sia commercializzata. Nemmeno per fini benefici. Magari non amo essere scopato a mia insaputa”. In poche ore, l’hashtag “Corriere-Sciacallo” diventa uno dei più usati su Twitter.
Il quotidiano di via Solferino si difende. “Per il libro #CharlieHebdo i ricavi vanno a #CharlieHebdo, il @corriereit non guadagna, i diritti agli autori sono riconosciuti”, twitta il direttore De Bortoli. Chi ha lavorato al volume, Paolo Rastelli, spiega che l’iniziativa è nata, subito dopo la strage, per offrire solidarietà e aiuto concreto alla redazione del settimanale parigino: tutti i ricavi saranno girati a Charlie Hebdo e tutte le spese saranno sostenute dall’azienda Rcs Corriere della Sera. Le vignette sono state raccolte in fretta, chiedendo il permesso di pubblicazione agli autori raggiungibili. Per gli altri, è stata stampata nelle prime pagine del libro la frase di rito: “L’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire”. Alcuni di questi non l’hanno proprio presa bene. “Ci sarebbe, caro Corriere, da farti causa tutti assieme”, scrive Giacomo Bevilacqua. “Le illustrazioni mie e degli altri autori erano contro il terribile attacco alla libertà di stampa, non a favore della libertà di far stampare a voi il cazzo che vi pare”. Il comitato di redazione del Corriere ammette che il lavoro degli altri va riconosciuto, ma invita anche a comprendere che l’iniziativa è stata presa a fin di bene. Alla fine, ecco le scuse di De Bortoli, il quale si assume ogni responsabilità e spiega che è stata solo colpa della fretta se non sono stati raggiunti tutti gli autori pubblicati, che saranno comunque compensati. Qualcuno nel web insiste: “Non ho nulla contro l’iniziativa del Corriere, anzi, mi sembra una cosa con un buon fine. Ma i mezzi per metterla in pratica sono stati osceni. Mi piacerebbe ricevere una lettera di scuse formali. Sulle pagine del giornale, quello di carta, come di carta è il volume che hanno realizzato. Ché sul web, la parola vola”.
Del resto, se il Corriere ha pubblicato le vignette dei vivi, il Giornale di Alessandro Sallusti ha rubato le vignette ai morti: ha riprodotto, il 14 gennaio, sotto i suoi titoli incendiari, otto pagine del nuovo numero di Charlie Hebdo, senza chiedere il permesso a nessuno.