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 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

Sensori in tilt e allarme a bordo della stazione spaziale. Gli astronauti restano chiusi per ore in un’area sicura. Poi Samantha Cristoforetti twitta: «Stiamo tutti bene, qui siamo al sicuro»

L’allarme è suonato all’improvviso. E sulla stazione spaziale internazionale (Iss) si è diffusa la paura. Anche Samantha Cristoforetti ha dovuto indossare assieme ai suoi compagni di viaggio la maschera antigas per proteggersi da eventuali esalazioni pericolose. E tutti e sei gli astronauti sono stati obbligati a rinchiudersi nel modulo russo Zvezda sigillando in fretta il portellone per separarsi dal resto della casa cosmica. «Stiamo tutti bene, qui siamo al sicuro», ha scritto su Twitter Cristoforetti. Ma la concitazione è grande e ogni attività viene sospesa in attesa di ordini da Houston. «Sono tutti al sicuro» i primi messaggi dal centro di controllo, anche se l’emergenza è continuata, a caccia delle cause di un potenziale incidente che avrebbe potuto avere drammatiche conseguenze.
Nella mattinata i segnali di telemetria dalla base orbitale rivelava segni di perdita di ammoniaca. Un sensore mostra l’aumento in un accumulatore mentre la pressione atmosferica nell’ambiente aumenta. «Due indizi che prima di tutto ci imponevano di proteggere l’equipaggio», riferisce Mike Suffredini program manager di Iss alla Nasa. Tutto normale invece nel modulo russo Zvezda, il luogo adatto per rifugiarsi anche pensando al peggio e alla necessità di ritornare a Terra. Al modulo infatti sono agganciate le due navicelle Soyuz capaci di riportare a casa sani e salvi i sei astronauti.
«Analizzando i dati è nato il sospetto che il problema fosse tuttavia un segnale sbagliato dei computer», spiega Bernardo Patti program manager di Iss all’agenzia spaziale europea (Esa). Falso allarme, dunque, tutto da dimostrare però, con gli ingegneri che cercano le cause e studiano eventuali rimedi. «Un evento tossico poteva essere un rischio serio paragonabile a un incendio a bordo e per questo ci sono diversi sistemi di protezione al fine di scongiurarlo» aggiunge Patti.
All’interno della stazione circolano dei tubicini con dell’acqua la quale preleva il calore generato dai numerosi apparecchi elettronici. Questi tubicini entrano in un sistema collocato all’esterno del modulo americano Destiny trasferendo il loro calore a dei condotti con ammoniaca molto efficace per disperderlo attraverso dei radiatori. I segnali raccolti indicavano la possibilità che, per qualche rottura, dell’ammoniaca fosse penetrata nel circuito dell’acqua con la possibilità che, essendo un gas, si diffondesse nell’aria diventando un grave pericolo per la respirazione degli astronauti. Più grave invece l’ipotesi di una contaminazione interna: per questo l’equipaggio è stato isolato.
Per fortuna i test hanno fatto emergere il sospetto che all’origine di tutto ci fosse il software di un computer incaricato di gestire le due reti di raffreddamento, interna ed esterna. Ma bisognava essere certi. Per questo gli astronauti sono rimasti chiusi al sicuro. «Nella notte speriamo di riavviare i sistemi e solo allora torneremo alla normalità», precisa con cautela Mike Suffredini. Assieme a Cristoforetti sulla Iss ci sono due astronauti americani tra cui il comandante Butch Wilmore e tre cosmonauti russi inclusa Yelena Serova che segna il ritorno delle cosmonaute nello spazio dopo quasi vent’anni.
Un «evento tossico» sulla stazione è uno dei peggiori incidenti che possono capitare assieme al fuoco e alla possibilità di uno scontro con qualche detrito vagante. Ma questa volta, per fortuna, a serpeggiare nell’aria è stata solo la paura.