Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 15 Giovedì calendario

Gli “imam erranti” che reclutano jihadisti in Italia. C’è una lista di dodici pericolosi predicatori. Gli investigatori: molte tappe nel Nord Est

L’ultima volta che mise piede in Italia, nel 2013, parlava ai musulmani con un accento italo-americano quasi macchiettistico. Se non fosse stato per la barba lunga e la tunica, poteva passare per un insegnante d’inglese in trasferta, questo Robert Musa Cerantonio. Ventinove anni, padre calabrese e madre irlandese, eloquio sciolto e affilato, grande attenzione ai social network. Caratteristiche che ne fanno uno dei più influenti, dunque pericolosi, imam itineranti sorvegliati dall’intelligence di tutta Europa. Perché Musa Cerantonio, accolto come una star nelle comunità islamiche di Imola, Pordenone, Brescia (dove ha anche condotto un programma su una tv locale), Ferrara e Milano, è lo stesso uomo che si è fatto fotografare davanti alla basilica di San Pietro con la bandiera di Al Qaeda, lo stesso uomo che ultimamente fa conferenze e sermoni con alle spalle il vessillo nero dell’Is, sollecitando i partecipanti a unirsi ai terroristi.
Perché – facendo torto alla storia antica dei predicatori erranti – non cercano discepoli, ma com- battenti. È di queste figure che oggi si fa forte il Califfato Islamico di Abu Bakr Al Baghdadi. In Italia gli investigatori dell’Antiterrorismo hanno un elenco di almeno 12 nomi di “indottrinatori” senza fissa moschea, transitati soprattutto nel nord Italia, e qui venuti in contatto con centinaia e centinaia di musulmani. Nella lista tra gli altri figurano, oltre all’italo-australiano Cerantonio, l’americano con origini arabe Musa Jibril Ahmad, e il gruppo dei bosniaci Husein Bilal Bosnic, Muhamed Fadil Porca, Nusret Imamovic, Safet Kuduzovic e Bakir Halimi.
 Il più influente sembra essere proprio questo Musa Cerantonio. Sul suo profilo Facebook (seguito da 4.891 persone) ha postato la foto davanti a San Pietro. L’immagine è rimbalzata su siti seguiti dai jihadisti, il commento non lascia molto spazio alla fantasia: «La bandiera nera del Tawhid sventola davanti al Vaticano... se Allah vuole distruggeremo il Vaticano sulla testa della sua gente». Cerantonio è stato ospitato un paio d’anni fa anche in una delle moschee del Coordinamento Associazioni islamiche di Milano. Secondo uno studio dell’ International Centre for the study of Radicalisation londinese, si contende con Musa Jibril Ahmad il primato di predicatore più seguito sui social dagli occidentali che si arruolano con lo Stato islamico. Postano commenti agli attentati, immagini di martirio, filmati integrali dei loro sermoni. Per popolarità, la pagina Facebook di Cerantonio è la terza più vista, mentre il profilo Twitter di Jibril Ahmad (di cui però non risultano passaggi in Italia) è seguito dall’80 per cento dei jihadisti europei. Cerantonio, dopo aver sostenuto di essere andato in Siria «per proteggere Al Bagdadhi», è stato arrestato il 10 luglio 2014 nelle Filippine.
In carcere è finito, in Kosovo nell’agosto del 2014, anche l’imam estremista wahabita Husein Bilal Bosnic, dopo che aveva scorrazzato per tutto il Nord Est d’Italia invitato a Pordenone, Cremona, Bergamo, Belluno. «È stato determinante – sostengono i carabinieri dell’Antiterrorismo del Ros – nel processo di radicalizzazione di Ismar Mesinovic», l’imbianchino bellunese che lo scorso anno ha lasciato la moglie cubana ed è partito con il figlioletto di tre anni per la Siria (dove è morto, lasciando il bambino nelle mani dell’Is). Bosnic, al centro di varie inchieste, in un’intervista a Repubblica, a proposito della decapitazione dell’ostaggio inglese James Foley, disse testuale: «Era una spia. Uccidere in alcuni casi è giustificato. Noi prenderemo il Vaticano». Pare aver avuto un ruolo anche nel lavaggio del cervello di “Fatima”, ovvero Maria Giulia Sergio, l’unica donna italiana nell’elenco dei 53 foreign fighters segnalati dal Viminale. Gli eredi di Bosnic vengono tutti dal focolaio balcanico. Muhamed Fadil Porca è capo della moschea di Al-Tawhid a Vienna ed è stato tra i finanziatori di un soggetto, Jusuf Barcic, vetel’Europa rano della guerra in Bosnia e sospettato di aver aiutato il passaggio dei terroristi da quella regione. Nonostante ciò, Porca è stato invitato dalle comunità islamiche di Schio, nel vicentino. Nusret Imamovic, invece, è considerato il successore di Bilal Bosnic, al pari di Bakir Halimi, i cui tour di reclutamento per il Califfato hanno fatto tappa a Pordenone.
«Il fenomeno dei predicatori itineranti non è esclusivo del- – sostiene Arturo Varvelli, ricercatore dell’Ispi per il quale è a capo del settore terrorismo – ma da diverso tempo predicatori salafo-jihadisti e wahabiti, grazie ai finanziamenti di donatori privati soprattutto dei Paesi del Golfo, sono ospitati come guest star per le prediche del venerdì nelle moschee di molti Paesi arabi, come la Libia». Una popolarità che aumenta e cresce anche grazie alla rete: sui social e su siti criptati girano clip di sermoni, ma anche teorie e tecniche di guerra in video montati come fosse Hollywood. La colonna sonora è quasi sempre la stessa, cantata in coro dai soldati: «Haya haya, haya alal-jihad», andiamo a fare la jihad, dice il ritornello della canzone.