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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

Chi sarà il prossimo presidente? Ecco tutti i nomi che circolano a Palazzo, da Prodi e Veltroni fino a Linda Lanzillotta

L’elezione del presidente è come quella del Papa, è del tutto imprevedibile e, al contrario di un conclave, non è neanche assistita dallo Spirito Santo [La Spina, Sta 14/1].
 
Sembra che il capo del governo si sia presentato all’appuntamento preliminare con Berlusconi mettendo sul tavolo quattro nomi. Senza trovare resistenze o veti su nessuno di essi. Un quadrifoglio composto da Walter Veltroni, Sergio Mattarella, Pierluigi Castagnetti, e Anna Finocchiaro [Bei, Rep 14/1].
 
Walter Veltroni Primo segretario del Partito democratico (2007-2009). Eletto alla Camera nel 1987, 1992, 1994, 1996, 2008 (Pci, Pds, Pd). Ministro per i Beni e le attività culturali e vicepresidente del Consiglio nel Prodi I (1996-1998). Sindaco di Roma dal 2001 al 2008. Dal 1998 al 2001 segretario dei Ds. Giornalista, dal 1992 al 1996 direttore dell’Unità.
• «Più sta fermo più sta dentro i giochi» [Verderami, RCds 14/1]. «È in linea con il corso renziano ma con una personalità in grado di far ombra sul premier» [Bei, Rep 14/1].
 
Sergio Mattarella Giudice costituzionale, fratello di Piersanti.
• «Simpatico alla sinistra, persino a D’Alema. Con lui diede vita alla legge elettorale della seconda repubblica [Bei Rep 14/1]. È il nome portato avanti dalle minoranze e per Renzi, se si dovesse virare sul cattolico, sarebbe la figura più adatta [Martini, Sta].  «Dopo trent’anni a bazzicare transatlantici e governi dapprima da democristiano di sinistra e poi da “sinistro” democristiano. Un crossover che lo rende se non gradito digeribile a molti» [Cuomo, Grn 14/1]. 
 
Massimo D’Alema Ex deputato (eletto ininterrottamente dalla X alla XVI legislatura: Pci, Pds, Ds, Pd). Ex presidente del Consiglio (1998-2000). Ministro degli Esteri nel Prodi II (2006-2008). Ex presidente del Copasir (2010-2013). Ora produce vino.
• Piace a Berlusconi: «Tra tutti, l’unico è D’Alema ad avere il profilo dell’uomo di Stato. E sarebbe garante degli accordi. Ma purtroppo...». Purtroppo Renzi non lo vuole [Verderami, Cds].
 
Paola Severino Giurista. Docente della Luiss. Ex Ministro della Giustizia del Governo Monti. Pare che D’Alema stia lavorando per lei [Marra Fat 14/1]. 
• Carlo Tecce sul Fatto «È un nome concreto per il Quirinale, perché nei palazzi, che tramano e incidono, non suscita perplessità, divisioni irreparabili. Anche il pregiudicato e incandidabile Silvio Berlusconi, che patisce e patirà ancora gli effetti della Legge Severino, plasmata dai tecnici montiani proprio per debellare i politici condannati, in privato non nega l’intenzione di voler sostenere il notissimo avvocato penalista, persuaso dai suggerimenti di Gianni Letta, grande elettore di Severino seppur non votante. (…) Per il Partito democratico, versione renziana, Severino non sarebbe una soluzione ostativa, sarebbe la prima la donna al Colle, che fu prima donna al ministero di Via Arenula e al Consiglio superiore della magistratura militare e sarebbe un’attrazione per i centristi o gli ex berlusconiani dispersi che, nonostante le scissioni atomiche, rappresentano un bel gruzzolo di schede» [Tecce, Fat 17/12/2015].
 
Pierluigi Castagnetti Deputato dal 1987 al 1994 (Dc, Ppi) e dal 2001 al 2013 (Margherita, l’Ulivo, Pd). Già presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (2008-2013), vicepresidente della Camera e parlamentare europeo.
• Wanda Marra sul Fatto scrive che «con Matteo ha un ottimo rapporto, sa di politica e non dispiace a Berlusconi» [Fat 14/1]. Per Andrea Cuomo del Giornale «ha l’età perfetta (70 anni a giugno) ed è un po’ fuori dal giro: nel 2013 decise infatti di non ricandidarsi per svecchiare la politica. Di metamorfosi al Quirinale ne abbiamo viste tante, ma ci risulta difficile immaginare un Castagnetti che piccona e governa» [Grn 14/1].
 
«Mattarella, Castagnetti e Veltroni hanno alcune caratteristiche in comune: sono usciti dal servizio attivo senza essere rottamati, godono di larga stima anche fuori delle file del loro partito, hanno l’esperienza che ci vuole per ricoprire la carica» (Marcello Sorgi) [Sta 14/1].
 
Anna Finocchiaro Presidente commissione di affari costituzionali del senato. Eletta alla Camera prima col Pci, poi col Pds e infine con l’Ulivo. Ministro per le Pari opportunità nel Prodi I. Eletta al Senato nel 2006 con l’Ulivo, fatta capogruppo, fece i miracoli per difendere la risicatissima maggioranza del Prodi II, nel 2008 col Pd. Confermata capogruppo al Senato. Nello stesso anno è stata sconfitta alla presidenza della Regione Sicilia a Raffaele Lombardo.
• Benvoluta da Renzi, da Berlusconi e da Bossi: «È una abbastanza brava, mi dicono». La Camusso non fa nomi ma fa sapere che «per me è sempre ora che sia una donna. Una figura garante della costituzione» [Cds 14/1/2015]. «Una donna che siede in Parlamento dal tempo di Reagan contro Gorbaciov. Anche sette anni prima era circolato il suo nome, ma poi la scelta era caduta su Napolitano, e lei non aveva nascosto la sua amarezza, sibilando: “Un uomo con il mio curriculum l’avrebbero già fatto Presidente della Repubblica da tempo”. In questi sette anni lei ha saputo tessere le relazioni giuste. Quando si alza il sipario sul nuovo Parlamento, Pier Ferdinando Casini le fa il baciamano in aula, Renato Schifani ne tesse le lodi, il leghista Roberto Calderoli la candida alla presidenza di Palazzo Madama. E il giorno che quella poltrona viene assegnata a Grasso, lei incassa a denti stretti: «Non sarei sincera se dicessi che quell’incarico non mi sarebbe piaciuto...» [Messina, Rep 7/1/2015].
 
Pietro Grasso Ex magistrato, ex procuratore antimafia, presidente del Senato, ora presidente supplente.
• Berlusconi non lo vuole: «Un magistrato anche al Quirinale? Ci manca questo». Ma lui «spera di rendere permanente la supplenza» [Marra, Fat 14/1/2015]. Bei su Repubblica: «I rischi di un protrarsi della corsa sono stati analizzati a Palazzo Chigi come ad Arcore, dove a Berlusconi è stato prospettato che – in caso di stallo – potrebbe prendere corpo anche la sua candidatura» [Rep 14/1/2015].
 
Raccontano che nei capannelli della minoranza dem a Montecitorio ieri passasse di mano in mano una fotografia di Piero Fassino, al tempo già sindaco di Torino, seduto a terra insieme ad alcuni ragazzi ad ascoltare un comizio di Renzi. Un segno di presunta sudditanza che ancora i bersaniani non hanno dimenticato. Per la stessa ragione continua a circolare il nome di Romano Prodi [Bei, Rep 14/1/2015]
 
Romano Prodi  Eletto alla Camera nel 1996 e 2006, due volte presidente del Consiglio, ministro dell’Industria nell’Andreotti IV, ex presidente dell’Iri, ex presidente della Commissione europea, ex ministro della Giustizia ad interim.
• Verderami sul Corriere fa sapere che «alcuni prodiani – non si sa se autorizzati o mossi da iniziativa personale – hanno contattato rappresentanti berlusconiani del mondo dello spettacolo e dell’informazione per affidare un pensiero da consegnare al Cavaliere. Ma il Professore non ha detto a più riprese di non essere «in corsa»? Vero, ma «in corsa» lo potrebbero sospingere gli avversari di Renzi nelle prime tre votazioni, quelle in cui il premier ha dichiarato che «si voterà scheda bianca», quelle in cui il leader del Pd sarà maggiormente vulnerabile. Se il Professore iniziasse a salire nei consensi sarebbe complicato arrestarne poi la marcia» [Cds 14/1/2015]. Bei su Repubblica sostiene che «i deputati grillini e di Sel continuano a essere avvicinati dai colleghi della minoranza dem che li implorano di votare fin dai primi scrutini per il Professore» [Rep 14/1/2015]. Se la fronda dem, Sel e magari il M5S si saldassero sul nome di Romano Prodi al punto da fargli raggiungere un numero considerevole di voti (sopra quota 200) al terzo scrutinio, per il premier potrebbe essere molto complicato sfilarsi. E a quel punto Prodi – che non è il candidato ideale di Renzi e tantomeno di Berlusconi – potrebbe giocarsi la sua partita [Signore, Grn 14/1/2015]. Secondo Bossi, Renzi «nominerà un altro comunista. Non può fare Prodi, perché gli italiani lo sparano...» e si augura che non venga sostenuto neanche da Berlusconi. Giovanni Orsina a ItaliaOggi dice che secondo lui «Berlusconi potrebbe accettare Prodi. Più difficile farlo accettare ai suoi elettori che, invece, lo detestano. Prodi, più di chiunque altro, potrebbe fare cose berlusconiane, nel senso di provvedimenti, anche arditi, che intervengano sulle vicende giudiziarie di B.. Con la storia che ha, nessuno gli potrebbe rinfacciare d’essere un mero esecutore del Patto del Nazareno» [Ita 7/1/2015]. Per il Fatto «è un nome decisamente troppo ingombrante per Renzi, ma oltre a essere molto spinto dall’interno, gode anche di appoggi internazionali per arrivare al Quirinale» [Marra, Fat 14/1/2015]. Belpietro sostiene che è uno specchietto per le allodole: «Cosa ci spinge a crederlo? Innanzitutto il fatto che non sia un fantoccio. Si può dire tutto dell’ex presidente del Consiglio, ad esempio che nel corso della sua carriera politica abbia sbagliato parecchie cose a cominciare dalle modalità con cui decise di farci entrare nell’euro, ma di sicuro non si può sostenere che sia un tipo facilmente manovrabile. Prodi è uno che sa il fatto suo (lo dimostra come è riuscito a stare a galla tra la Prima e la Seconda repubblica, ricoprendo una quantità di incarichi di primo piano, senza finire mai nei guai) e che una volta al Quirinale lo saprebbe ancora di più. Per Renzi sarebbe un osso duro, soprattutto nei rapporti internazionali, tanto duro che rischierebbe di far ombra all’attuale inquilino di Palazzo Chigi. Risultato, siamo convinti che Renzi usi Prodi solo come spauracchio, ma senza nessuna vera intenzione di sostenerlo».
 
«Bisognerà trovare una soluzione che giustifichi il fatto che questo stesso Parlamento nel 2013 abbia detto di no a Marini e Prodi» (Pierluigi Bersani)
 
Piero Fassino Del Pd. Sindaco di Torino e presidente dell’Anci. Ex deputato (Pds, Ds, Pd), è stato ministro del Commercio estero nel governo D’Alema e di Grazia e giustizia nel successivo governo Amato. Poi ultimo segretario dei Ds, fino alla confluenza nel Pd.
«Per accreditarsi, ha fatto sapere a Berlusconi che da Guardasigilli non ebbe mai alcun atto ostile contro di lui sulla giustizia, "e quanto a standing internazionale sono stato ministro del Commercio estero"» [Verderami, Cds 14/1]. 
 
«Il Presidente deve avere il profilo di un arbitro, dunque non il giocatore di una delle due parti e deve essere saggio» (Matteo Renzi) [Martini, Sta 14/1]
 
Pier Luigi Bersani Deputato del Partito Democratico (già Pci, Pds, Ds).
• Stefano Folli fa sapere che l’arbitro di Renzi – ovvero la figura istituzionale con ottima conoscenza dei meccanismi della politica e della macchina dello Stato – potrebbe essere l’ex segretario di partito. Secondo Mario Adinolfi «Bersani, coltiva ancora il sogno d’essere lui, l’uomo del Colle. Potrebbe essere, alla fine, una prova di forza di Renzi stesso, che dimostrerebbe di essere disposto di mandare al Quirinale un suo avversario interno...» (Mario Adinolfi) [Pistelli, Ita 3/1/2015].
 
Ignazio Visco Economista. Governatore della Banca d’Italia dal 1 novembre 2011.
• Sarebbe «un “arbitro” che andrebbe bene all’Europa e a Mario Draghi» [Marra Fat. 14/1].
 
Mario Draghi Presidente della Banca Centrale Europea (Bce). Già governatore della Banca d’Italia (2006-2011) e presidente del Financial Stability Forum, poi Financial Stability Board (2006-2011).  
• «È out per scelta sua» [Martini, Sta 14/1]
 
Giuliano Amato Due volte presidente del Consiglio, ministro degli Interni nel Prodi II, presidente dell’Istituto dell’enciclopedia italiana Treccani e della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e giudice della Corte costituzionale.
• «Unico ex parlamentare ad aver rinunciato al vitalizio e ad essere fuori dai giochi per via di una campagna sulle pensioni» [Martini, Sta 14/1].
 
«Quel posto trasforma la gente, date retta a me. Ti chiamano dall’estero, ti monti la testa. L’organo rafforza l’uomo, non dipendi più da nessuno, non devi più dire grazie» (Giulio Tremonti il 13 gennaio a palazzo Madama) [Bei, Rep 14/1].
 
Ettore Adalberto Albertoni Giudice del Csm.
• È il nome fatto da Bossi: «ma prima ne devo parlare con gli amici».
 
Raffaele Cantone Magistrato. Dal marzo 2014 presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (nominato da Matteo Renzi), da maggio 2014 anche responsabile della task force incaricata di controllare i lavori di Expo 2015.
• Renzi lo ha voluto all’Anac e lo promuove in ogni sede. «Secondo lo schema classico del presidente del Consiglio sarebbe il candidato ideale: popolare, di certo competente nel suo campo, ma anche una figura che, quanto meno per inesperienza in campo istituzionale, non gli sarebbe d’ostacolo nei fatti» [Marra, Fat 14/11/2015]. 
 
Franco Bassanini Presidente della Cassa Depositi e Prestiti dal 2008. Politico. Laureato in Giurisprudenza, docente universitario. Cattolico, fu presidente della Fuci e poi militante del Psi a cui aderì nel 1968 e da cui fu espulso nel 1981 Presidente della Cassa depositi e prestiti.
• «Se le circostanze imponessero un tecnico con caratura politica in pole position, per Renzi, ci sarebbe lui» (Fabio Martini) [Sta 14/1/2015]
 
«Non ho dubbi su quali qualità debba avere il futuro Capo dello Stato: una personalità di spessore in Europa, stimata nel mondo, ma che nel contempo conosca bene i meccanismi della politica italiana, i rapporti di forza del potere; una figura che sappia dispiegare la propria autorevolezza nel mondo della giustizia» (Emanuele Maccaluso a Repubblica) [Vecchio, Rep 14/1].
 
Tra gli improbabili Giuseppe Vacca e Giuseppe Legnini.

Giuseppe Vacca il direttore dell’Istituto Gramsci. «Il più ortodosso storico di tradizione comunista» [Martini, Sta]
 
Giuseppe Legnini Già parlamentare dei Ds e del Pd, ora vicepresidente del Csm.
• «Ha una fama di galantuomo, con spiccate doti di relazione e di mediazione» [Martini, Sta].
 
Confalonieri sostiene che «nella storia del Quirinale sono salite personalità sbiadite, però pensi di eleggere uno sbiadito e poi magari ti ritrovi un Pertini»
 
Tra gli altri nomi che sono circolati Sabino Cassese, Franco Bassanini, Graziano Delrio, Pier Ferdinando Casini, Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan, Piero Fassino, Dario Franceschini, ecc. Comincia a girare forte tra i dem, soprattutto a sinistra, il nome di Marta Cartabia.
 
Marta Cartabia Cinquantuno anni, cattolica di sinistra, docente di diritto costituzionale alla Bicocca e giudice costituzionale nominata da Napolitano, la Cartabia viene considerata adesso un «outsider di lusso». Perché donna, giovane (per salire al Quirinale bisogna avere almeno cinquant’anni) e senza casacca di partito [Centili, Mes 14/1].
 
Graziano Delrio Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Renzi. Già ministro per gli Affari regionali e le autonomie del governo Letta dal 28 aprile 2013. Sindaco di Reggio Emilia dal 2004 al 2013.
• «Anche lui è arrivato al Pd dalla porta di destra, cioè dai Popolari e dalla Margherita. Incarna il volto rassicurante e un po’ secchione del renzismo, di cui è uno dei sottotitoli. Cattolico lo è, con quell’aria da parroco in jeans. Ha però l’handicap di un’età un po’ troppo giovane per il ruolo (nemmeno 55) e di un cursus honorum un po’ fragilino, anche dal punto di vista del prestigio internazionale» [Cuomo, Grn 14/1/2015]. Per Mario Adinolfi: «È, in qualche modo, un uomo che viene da Castagnetti. È vero: si stenta a considerarla una candidatura credibile ma è un errore, perché il sottosegretario alla presidenza del consiglio gode di una stima molto ampia, anche molto aldilà del mondo renziano cui appartiene» [Pistelli, Ita 3/1/2015].
 
Dario Franceschini Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Ministro per i Rapporti con il Parlamento e il coordinamento dell’attività di governo nel Governo Letta. Segretario nazionale del Pd dal 21 febbraio al 25 ottobre 2009, presidente del gruppo alla Camera dei deputati. Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (1999-2001). Franceschini è stato tra i fondatori della Margherita.
• La Marra fa sapere che «dalla sua ha una vera falange». Cuomo sul Giornale: «Ex Dc, con un curriculum istituzionale sufficientemente polposo, già leader del Pd anche se forse non se ne ricorda nemmeno lui, supercattolico, un filino opaco – ma chi l’ha detto che è un difetto? Uno che di ombra a Renzi, a cui lo lega un rapporto controverso ma tendente al bello, ne farebbe poca» [Grn 14/1].
 
Paolo Gentiloni Ministro degli Esteri.
• «Pare che Lotti sta sondando Forza Italia su di lui» [Marra Fat 14/1]. 
 
Pier Carlo Padoan Ministro dell’economia.  
• Uno dei papabili “giusti” a succedere a Napolitano per il nobile maestro Eugenio Scalfari [Dagospia 5/1/2015]. Ma, secondo Adinolfi «essendo un uomo di numeri e di finanza pubblica, potrebbe trasformarsi, alla bisogna, in un riferimento immediato per la Troika. E questo vale per i tecnici i generale». «Ha dedicato la sua vita al corretto posizionamento dell’accento nel suo cognome, con risultati incoraggianti ma ancora non definitivi. À molto rispettato per la determinazione e la chiarezza con le quali spiega che non c’è più niente da fare. È docente in una decina di Università sparse in tutto il mondo, da Sydney a Buenos Aires a Tokyo, ricopre incarichi di prestigio in decine di istituzioni economiche internazionali, presiede diversi Consigli di amministrazione. La sua giornata comincia estraendo a sorte la sede lavorativa da raggiungere e finisce in aeroporto con una telefonata di scuse perché ha perso la coincidenza. Accetterebbe il Quirinale a patto di dotarlo di una sala d’attesa Vip e di un tabellone luminoso con i voli in partenza» (Michele Serra) [Esp 9/1/2015].

Linda Lanzillotta Esponente di Scelta civica.
• «Con un passato prossimo nel Pd, un passato remoto da maoista e da extraparlamentare di sinistra. Una molto avvezza alle relazioni internazionali (fa parte di numerosi think tank), sposata con il Pd Franco Bassanini, anche lui da qualcuno indicato come possibile candidato (primo caso di corsa di coppia al Quirinale). E poi è donna (bonus)» [Cuomo, Grn 14/1].
 
Carmine Castrioto «È un elettricista e ha più di cinquant’anni, dunque dispone dei requisiti richiesti dalla campagna “un tecnico al Quirinale”. Non ha alcuna competenza politica, non ha mai messo la cravatta in tutta la vita, parla un italiano molto approssimativo, ma si è autocandidato sostenendo che l’impianto del Quirinale è obsoleto. Se ne è accorto seguendo casualmente il discorso di Capodanno di Napolitano e notando frequenti cali di tensione nelle luci» [Michele Serra, Esp 9/1/2015].