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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

Ilva, dal 2016 sarà in ripresa e dal 2017 sarà in utile. Piero Gnudi, commissario del gruppo ne è convinto: «In tre anni può essere messa sul mercato e ottenere i risultati che merita. Questa è un’azienda facilmente sanabile: oggi non era vendibile»

Un altro anno in rosso. Poi, dal 2016, il conto economico dell’Ilva potrebbe tornare in pareggio e dal 2017 il colosso siderurgico pugliese tornerà a macinare utili. Ne è convinto l’attuale commissario del gruppo, Piero Gnudi, che ieri in audizione di fronte alle commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato, ha illustrato i punti fermi del nuovo decreto per Taranto, fornendo dettagli anche sul futuro degli impianti.
Il destino dell’Ilva è l’amministrazione straordinaria. Si tratta di una scelta inevitabile («stiamo preparando la domanda per l’ammissione» ha detto Gnudi), anche se in questi mesi «il percorso di risanamento – ha aggiunto il commissario – era stato avviato: dai 55 milioni al mese che perdevamo ad inizio anno si era arrivati ai 12-13 milioni di novembre». Una volta commissariata – l’amministrazione straordinaria prevede il blocco dei pagamenti ai fornitori, ma Gnudi non ha escluso che per alcuni partner strategici si possano fare eccezioni e i debiti possano essere presi in carico dalla nuova società – Ilva verrà ceduta in affitto un’azienda a capitale pubblico. «In tre anni – ha detto Gnudi – può essere messa sul mercato e ottenere i risultati che merita. Questa è un’azienda facilmente sanabile: oggi non era vendibile», mentre con la Marzano «può essere venduta prendendo il giusto prezzo». Per quanto riguarda il complesso meccanismo studiato dal Governo per raggiungere questo obiettivo, il commissario ha precisato che «al termine dell’affitto l’azienda torna di proprietà dell’amministrazione straordinaria che venderà l’azienda e potrà farlo anche alla società affittuaria». Una volta che l’Ilva sarà «messa a posto», ha precisato il commissario, sarà «il governo a decidere se vorrà tenersela o venderla». Gnudi non ha fornito dettagli sulla composizione della newco («questo attiene al Governo») e risulta quindi prematuro capire i futuri indirizzi industriali del gruppo. Gnudi ha però affermato di avere redatto in questi mesi un documento quinquennale, nel quale si evince che quest’anno «ci saranno ancora riduzione di volumi e perdite, perchè va chiuso l’Afo5 per otto mesi». Ma «nel 2016, quando la produzione andrà regime, si tornerà in pareggio. E nel 2017 – ha annunciato – si torna in utile».
Il commissario straordinario ha ricordato poi la pronuncia del tribunale di Milano per cui «i soldi sequestrati ai Riva sono consegnati alla procedura per il risanamento» e sono destinati «solo al risanamento ambientale», grazie a un conto speciale (la reale disponibilità è ancora frenata dal sequestro disposto dalla magistratura svizzera, ma, secondo quanto ha riferito lo stesso Gnudi, si sta lavorando positivamente per risolvere questa situazione).
Il commissario straordinario, rispondendo ad alcune domande dei senatori, ha infine precisato che la proprietà, anche con la Marzano, resta a Ilva spa; resta privata, ma i «soldi che si incassano vanno per pagare i debiti». Se rimangono risorse, tecnicamente, una società può tornare in bonis, ma «questo non è mai successo e, dati i debiti, questo non succederà». E quindi per Gnudi è «matematicamente sicuro» che non andranno soldi ai Riva, data la «montagna di debito».