Il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2015
Quando Charlie aveva vent’anni. Oncle Bernard, «l’economista in crisi» morto nell’attentato, racconta com’era fatto il giornale dall’interno. Dai bombardamenti della Nato sulla Serbia, alla lotta anti-Sarko, fino alle caricature di Maometto
Nel 1968 si è verificato un evento memorabile: Cavanna ha scritto su Hara-Kiri un editoriale in cui più o meno diceva che il suo era un giornale politico e che soltanto i coglioni non se n’erano accorti. Io ero fra loro, insieme ad altri coglioni del liceo Pierre-de-Fermat. Dopo Hara-Kiri è arrivato Charlie, e poi Charlie nuova formula, che sono diventati sempre più apertamente “politici”. Che cosa significa “politico” per un giornale satirico che i politici non li amano tanto? Sarko-cacca, Hollande-coglioncello (allusione, come avrete notato, al carattere finemente sessuale e scatologico di Charlie Hebdo)? Ma niente affatto. Significa “che dà lezioni”? Neanche. Allora è uno sghignazzo cinico? No, non è uno sghignazzo cinico. Ah, allora è il grido del partigiano? Fuochino.
CHARLIE è piuttosto di sinistra, anche se certuni che si dicono sinistri (fine e pedante allusione all’etimologia di “sinistra”) sono dei reazionari spaventosi; io, per esempio, che contrariamente a Cavanna sono e rimango un nemico radicale del progresso e sogno di tornare alla candela per illuminare la mia femmina che decora la grotta Chauvet, prima di piombarle addosso, abbagliato. Charlie di sinistra, sì, ma sempre dandosi la possibilità di commentare qualsiasi avvenimento sociale, internazionale, che fa rizzare i peli all’intelligenza, la quale è pelosa, un po’ più della poesia. Così, Charlie ha proposto la messa al bando del Front National. Poi, Charlie ha sostenuto gli altermondialisti, ATTAC e tutti quelli che dicevano: “Un altro mondo è possibile”.
Tutti erano quasi d’accordo.
Poi Charlie, nei suoi editoriali, ha appoggiato i bombardamenti della Nato sulla Serbia. Parte della squadra era contro. Successivamente, sempre nei suoi editoriali, Charlie ha detto “Viva l’Europa” e sì al trattato costituzionale. Parte della squadra era contro. Stessa cosa sul conflitto israelo-palestinese: certi erano filo-israeliani, altri filo-palestinesi. Stessa cosa sull’11 settembre. Nessuno di questi è stato un dibattito da bar dello sport. Gli editoriali erano lunghi e argomentati. Le vignette erano penetranti e piene di senso (il vantaggio di un disegno è che non deve per forza essere lungo e argomentato).
Più tardi, Charlie è diventato ferocemente anti-Sarko, il che ha posto un problema: per qualche tempo la negazione ha fatto le veci del pensiero. È molto difficile non cedere all’invettiva, all’insulto o allo sghignazzo cinico. Salvo che Charlie con certi non discute. Per esempio gli elettori del Front National (contrariamente a numerosi uomini politici) e i cacciatori. “Cacciatori tutti stronzi” mette fine a qualsiasi discussione prima ancora che questa cominci. Altri esempi: gli islamisti, gli omofobi, ecc. Charlie ha osato pubblicare le caricature di Maometto, e se questo non è un atto di grande coraggio politico, gli assomiglia.
Lungo tutte queste vignette vedrete svilupparsi la linea politica di Charlie. Scoprirete – caso raro – le sue debolezze quando l’invettiva maschera la mancanza di pensiero. Le sue debolezze: altrettanti interrogativi su ciò che costituisce il sale della vita.
PERCHÉ secondo Charlie la politica non consiste nel declamare, ma nel sollevare interrogativi: perché la vita non è come la sogniamo? Poetica, pacifica, intelligente, argomentata e brava ad argomentare, speculativa, contraddittoria, ma fatta in modo che nessuna contraddizione, nessun bisticcio non possa, al termine di una bella discussione, sciogliersi in un bicchiere di vino rosso e mai in una pozza di sangue? La politica di Charlie è non violenta e non carica di odio. È allegra. Vuole essere così. Nessun problema politico deve resistere a una buona risata. Ridete, amici, ridete. Sembra che al momento di esser fucilato Cavanna stesse ridendo.