Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

«Non ci sono terroristi in prima pagina, c’è solo un omino che piange, è Maometto». Luz spiega come ha realizzato la copertina del numero speciale di Charlie Hebdo in edicola oggi (in Italia, con il Fatto Quotidiano)

Luz si sforza di non piangere: non è nello spirito di Charlie. Allora quando le lacrime arrivano alla gola, resta in silenzio, immobile, nascosto dietro gli occhiali che per fortuna riflettono le luci della sala. Accanto a lui, il caporedattore Gérard Biard e il cronista Patrick Pelloux: sopravvissuti anche loro. Fanno una conferenza stampa per presentare Charlie Hebdo che è oggi in edicola. Ieri i giornalai parigini prendevano gli ordini: quindici copie, venti copie. Ce ne dovrebbero essere per tutti, tirerà a più di tre milioni, forse quattro milioni di esemplari.
LA REDAZIONE PROVVISORIA
Sulla porta della redazione temporanea che Charlie ha trovato all’ottavo piano di Libération hanno scritto: «Aucun journaliste, merci» nessun giornalista, grazie. Vogliono restare soli. Troppa pressione, troppa attenzione, troppe coccole: non è nello spirito di Charlie. (Anche se apprezzano i nuovi abbonati illustri, tipo Schwarzenegger, e sperano in George Clooney, «così le ragazze della redazione vedono l’indirizzo»). 
La prima pagina di domani, sì, è nello spirito di Charlie. Un povero Maometto molto dispiaciuto con un nasone e la lacrimuccia tiene in mano un cartello: «je suis Charlie». E sopra la scritta: «tutto è perdonato». Spiega Luz: «avevo questa idea in testa: je suis Charlie. Ma non bastava. Poi quest’altra: disegnare Maometto, come ho sempre fatto». Mette insieme le due idee e: «guardo Maometto, stava piangendo» (e qui ricacciare le lacrime indietro è davvero dura). Riprende: «Poi sopra ho scritto: tutto è perdonato. E ho pianto. Ma avevamo la prima pagina, la nostra, non quella che volevano gli altri o quella che volevano i terroristi, era la nostra cazzo di prima pagina. Non ci sono terroristi in prima, c’è solo un omino che piange, è Maometto. E sì, mi dispiace, lo abbiamo disegnato di nuovo: ma il nostro Maometto, è prima di ogni altra cosa solo un omino che piange». E le lacrime salgono a tutti, ma per fortuna c’è Charlie: Luz chiede alla sala, «anche voi giornalisti!», di guardare il mondo con una certa distanza. Silenzio. Oggi non è facilissimo. Per spiegare un po’ meglio il suo Maometto (suoi erano in passato quasi tutti i famigerati Maometti di Charlie Hebdo) dice di aver pensato «a quelli che sono morti e che non erano disegnatori: a Mustapha, il correttore di bozze, di origine musulmana, che è...che era ateo – perché esistono gli atei, lo sapevate ?», dice di aver pensato a Ahmed, il poliziotto musulmano ammazzato sul marciapiede «a cui magari Charlie Hebdo non piaceva per niente, oppure se ne fregava, o magari lo faceva ridere». E allora Luz ha pensato anche al fatto di essere Charlie: «sì, sono Charlie, sono poliziotto, sono ebreo, e sono anche musulmano e sono ateo». E se domani, oltre a Charlie, un po’ più di gente andrà in edicola «magari per comprare anche un altro giornale, se possiamo far vivere la carta, i libri, i disegni, allora sì che avremo vinto». 
E la paura ? «Non mi preoccupo – dice sempre alzando le spalle a scatti, povero Luz, quanto è difficile – Ho fiducia nell’intelligenza della gente, ho fiducia nell’umorismo, la gente intelligente è più numerosa di quanto si pensi. Chi ha fatto questo attentato umorismo non ne aveva, i terroristi non hanno umorismo». 
LE MINACCE
Ma la paura e le minacce restano. Ieri il «Canard Enchainé», popolare giornale satirico e d’inchiesta dove collaborava Cabu – vignettista ucciso dai terroristi – ha annunciato di aver ricevuto una mail l’8 gennaio, all’indomani della strage a Charlie Hebdo. «Tocca a voi» si legge nel messaggio, in cui si precisa che i giornalisti del «Canard» saranno ammazzati «con l’ascia». «Visto il contesto – scrive il giornale nel numero oggi in edicola – la sorveglianza è stata rafforzata».
Intanto in Egitto l’autorità egiziana che emette gli editti religiosi, le fatwa, la «Dar el Iftaa» del Cairo, attacca subito l’ultimo Maometto di Charlie definendo la vignetta «una provocazione non giustificabile dei sentimenti di 1,5 miliardi di musulmani nel mondo». Per il predicatore integralista britannico Anjem Choudary è addirittura «un atto di guerra».