La Stampa, 14 gennaio 2015
«Ho sempre pensato che le cose sia meglio dirle, il tumore oggi è una malattia curabile, ci passano in tanti, per questo mi fa piacere che la Bonino lo abbia detto». Parla Remo Girone, il cattivo della Piovra, che 20 anni fa sconfisse il cancro, e ora è testimonial dell’Airc
Ieri mattina Remo Girone ha mandato a Emma Bonino un «sms di sostegno». In certi momenti, dice l’attore, «ci vuole coraggio, e poi mi è molto piaciuta una cosa che ha detto, “io non sono il tumore, io lo combatto”».
Circa 20 anni fa lei ha vissuto la stessa esperienza: era all’apice della popolarità con La piovra tv, fu costretto, per un periodo, a uscire di scena, ma non fece mistero di quello che le era accaduto. Perchè, secondo lei, è giusto non nascondersi?
«Ho sempre pensato che le cose sia meglio dirle, il tumore oggi è una malattia curabile, ci passano in tanti, per questo mi fa piacere che la Bonino lo abbia detto».
Anche se, magari, c’è il pericolo di essere messi da parte?
«Sì, anche se c’è il rischio di strumentalizzazioni... a me successe che un attore si mettesse a dire in giro, dopo avermi fatto visita in ospedale, che ero spacciato, per fortuna non era vero... dopo queste cose fanno ridere, ma al momento no».
Quanto le è costato aprirsi in una fase della sua vita così delicata?
«Qualunque sforzo è stato ripagato da quel signore che una sera, al teatro di Zagarolo, venne a ringraziarmi. Pensavo fosse per lo spettacolo, invece mi voleva dire grazie perchè, dopo avermi sentito parlare si era convinto ad andare dal medico e a farsi operare».
Lei è andato oltre, diventando testimonial della lotta al tumore.
«Mi hanno chiamato dall’Airc, e ho accettato l’offerta con piacere, porto avanti una campagna di sensibilizzazione, bisogna essere convincenti, il tumore è ancora un tremendo tabù».
Insomma, ha messo la sua bravura d’attore a disposizione della causa.
«Appunto, e sa che cosa mi è successo? Era appena uscito il film Il gioiellino, sono andato a cena a Roma da Otello, il ristorante frequentato dalla gente di spettacolo. Qualcuno venne a farmi i complimenti, dicendomi che ero stato bravissimo, pensavo parlasse del film, invece si riferiva alla campagna anti-cancro».
Era il cattivo della fiction più vista d’Italia, il perfido Tano Cariddi, fu difficile abbandonare il ruolo causa malattia?
«Era un periodo in cui la gente mi voleva un gran bene, non solo in Italia, in Russia La piovra era molto seguita, pensarono che stessi malissimo...».
Come andò esattamente?
«Dopo la prima diagnosi, fui subito operato, e poi mi aspettavano 3 cicli di chemio. Il mio medico, concluso l’intervento, mi disse che potevo, senza problemi, andare a recitare in un film ungherese, poi avrei ripreso la fiction e, durante la lavorazione, avrei continuato a fare la chemio».
E invece?
«Ci furono questioni con l’assicurazione, arrivammo a un compromesso con la produzione, riapparvi in video solo sul finale della Piovra 9».