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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

Standard & Poor’s ammette che all’epoca dei subprime imbrogliò con i suoi rating ed è pronta a pagare un miliardo di multa agli Stati Uniti

Si è sempre proclamata innocente, la S&P (Standard and Poor’s), una delle tre grandi società americane di rating assieme a Moody’s e Fitsch. Ha sempre negato di aver contribuito alla tempesta finanziaria del 2008 promuovendo a pieni voti mutui subprime e altri prodotti finanziari traballanti. E ha sempre sostenuto che la causa miliardaria avviata dal ministero della giustizia di Washington altro non era che una ritorsione per il suo clamoroso downgrading del rating degli Stati Uniti nel 2011. Ma a dispetto di posizioni ufficiali così baldanzose, gli avvocati della S&P hanno continuato a negoziare segretamente con il governo. E ormai, secondo il New York Times, si è vicini a un patteggiamento: l’agenzia sarebbe pronta a pagare una multa di 1 miliardi di dollari, oltre ad ammettere le sue colpe. Un importo del genere azzererebbe tutti gli utili di esercizio, ma la società, che fa parte del gruppo McGrow Hill Financial, potrebbe voltare pagina ed evitare una causa dall’esito incerto e potenzialmente molto più oneroso. La svolta farà piacere a Eric Holder, ministro uscente della giustizia, che lascia l’incarico con un “bottino” di oltre 40 miliardi di dollari: a tanto ammontano le multe inflitte alle banche e ad altri istituzioni di Wall Street per le loro responsabilità nella crisi finanziaria. La JP Morgan, ad esempio, ha dovuto sborsare 13 miliardi di dollari, la Bank of America addirittura 16 miliardi. Ma al di là dell’importo, la conclusione della vicenda giudiziaria della Standard & Poor’s costituirà una rivincita per chi ha sempre creduto che le agenzie di rating, cioè di valutazione sulla sicurezza degli investimenti, ebbero un ruolo decisivo nella catastrofe di sei anni fa. Del resto la S&P è stata anche rinviata a giudizio, assieme alle altre agenzie di rating, dalla procura di Trani, in Italia, per manipolazione del mercato.