la Repubblica, 14 gennaio 2015
L’Europa risolve le polemiche sulla contraccezione una volta per tutte: sarà possibile per chiunque, e senza ricetta, entrare in farmacia e comprarsi la pillola dei «cinque giorni dopo». Protesta dei cattolici: è un aborto mascherato
Basterà entrare in farmacia e chiedere, senza avere con sé la ricetta di un medico. Dall’Europa arriva una decisione che potrebbe rivoluzionare la contraccezione di emergenza anche in Italia. Sempre che non si trovi il modo per aggirare la disposizione di Ema, l’agenzia del farmaco europea, e della Ue, in base alla quale per acquistare la pillola dei 5 giorni dopo (EllaOne è il nome commerciale, ulipristal acetato il principio attivo) non c’è più bisogno di una prescrizione. E in effetti, a giudicare dalle polemiche già scatenate dal fronte cattolico, è facile prevedere un percorso pieno di spine per il farmaco nel nostro Paese. «È solo un aborto mascherato», dicono medici e farmacisti cattolici italiani, mentre Francia, Inghilterra e Germania si preparano a partire a febbraio. Ema ha spiegato che la pillola non ha effetti collaterali, se viene presa a gravidanza già iniziata non provoca danni. In Italia, invece, le donne che vogliono assumerla devono fare il test per escludere che siano incinte. Così solo in 20mila l’anno scelgono EllaOne, mentre 320mila prendono la pillola del giorno dopo. Il produttore già sei mesi fa ha chiesto ad Aifa di togliere l’obbligo del test, ma l’agenzia ha risposto che trattandosi di un aspetto eticamente rilevante avrebbe girato tutto al ministero. Quando l’agenzia del farmaco europea ha deciso di non richiedere più la ricetta, l’Italia è stato uno dei pochi Paesi a votare contro, il che fa capire quanto sarà difficile attuare la regola. All’Aifa prendono tempo e annunciano che la questione verrà sottoposta alla commissione tecnica. «È anche ipotizzabile la richiesta al ministro della Salute di un approfondimento in seno al Consiglio superiore di sanità». C’è da aspettarsi un lungo periodo di riflessione, come sempre quando gli organi tecnici devono prendere decisioni scientifiche che possono avere aspetti etici. «Non vogliamo che sia sancito il divieto di usare la pillola – dice Filippo Boscia, ginecologo e presidente dell’Associazione medici cattolici – ma definirla un contraccettivo è una bugia. Usarla vuol dire abortire, ma non è questo che mi preoccupa, quanto il fatto che ormai le giovani hanno rapporti a 13-14 anni. Se iniziano così presto a usare farmaci di questo tipo danneggiano il loro sviluppo riproduttivo. Confido che governo e Aifa blocchino tutto». Molto duro Pietro Uroda, dei farmacisti cattolici. «Per quanto ci riguarda questo rimedio non dovrebbe essere messo in commercio perché abortivo. È una vergogna: come la pillola del giorno dopo inter- rompe la possibilità di ospitare nell’utero il concepito. Stiamo facendo una causa legale e, se vanno avanti, diremo ai nostri associati di fare obiezione». Emanuela Lulli, presidente di Scienza e Vita, aggiunge: «È una deresponsabilizzazione enorme per un farmaco importante. In Italia nemmeno un rimedio da 100 milligrammi per il raffreddore viene dato senza prescrizione». Parla di «facilitazione» dell’aborto monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita. Sul fronte opposto c’è Emilio Arisi, presidente della Società della contraccezione: «È razionale dare il farmaco senza ricetta, cosa tra l’altro decisa da un ente importante come Ema. Penso alle donne e all’utilità dello strumento. Chi ne ha bisogno oggi lo insegue con una serie di peripezie inutili. Ricordo che stiamo parlando di contraccezione di emergenza».