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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

Ieri s’è realizzato il sogno di ogni automobilista: la benzina costava 1,36 e il gasolio 1,26. Il prezzo del petrolio continua a precipitare

MILANO È stata la giornata che ogni automobilista sogna: ribassi record, ieri, per benzina e gasolio. Fare il pieno è stato meno «drammatico», un risparmio del 15% rispetto a un anno fa. Nelle aree dove la competizione tra grande distribuzione, impianti no-logo e full self h24 è più accesa la benzina costava 1,33 euro al litro mentre il diesel 1,26 euro, i valori più bassi rispetto alla fine del 2014. È l’effetto del crollo del prezzo del barile, che ha toccato i minimi da aprile 2009 scivolando a 45 dollari al barile.
Di più. Per la prima volta da novembre i prezzi del petrolio quotato a New York, il Wti, hanno superato brevemente quelli del Brent, considerato il benchmark internazionale. È dal 2010 che le quotazioni del greggio americano non si sono mantenute per un periodo lungo sopra quelle del greggio del Mare del Nord, complice il boom della produzione di «shale oil» (petrolio non convenzionale). Insomma, ieri è stata la giornata dei record, che si presta a una duplice lettura. Quella dei Paesi consumatori, come l’Italia che trae dal calo del petrolio uno stimolo alla ripresa economica, e quella dei Paesi produttori che vedono gli incassi ridursi mettendo a rischio la stabilità economica, politica e sociale. Ieri Moody’s ha tagliato ulteriormente il rating del Venezuela e a dicembre Fitch segnalava una «reale possibilità» di default.
Per l’automobilista italiano il crollo del prezzo del barile è una boccata d’ossigeno. Anche se le associazioni dei consumatori lamentano che la discesa del prezzo non sia proporzionale a quella del Brent (a giugno veleggiava sui 115 dollari al barile e ora si è dimezzato). Ma bisogna tenere presente che sul costo finale alla pompa incidono accise e Iva. «Oggi le tasse pesano per il 67% sul prezzo finale dei carburanti», spiega Piero De Simone, direttore generale dell’Unione petrolifera, che aggiunge: «Più il prezzo industriale si riduce, più la tassazione aumenta in percentuale. Da luglio i prezzi industriali italiani al consumo sono scesi del 30% e sono allineati alle dinamiche internazionali». Secondo i calcoli di Staffetta Quotidiana, negli ultimi 12 mesi i prezzi di benzina e diesel, tasse escluse, sono scesi del 30% e del 29% ma se si includono accise e Iva, il calo si riduce della metà, rispettivamente al 14,5% e al 15,9%. Il Codacons, invece, ha fatto il confronto con l’aprile 2009 partendo dai dati del ministero dello Sviluppo economico: «La benzina costava mediamente 1,185 euro al litro, mentre il prezzo medio del diesel era di 1,041 euro. Oggi – sottolinea l’associazione – nonostante le quotazioni del petrolio abbiano raggiunto i livelli del 2009, la verde costa sul territorio mediamente 1,542 euro al litro (1,448 il gasolio). Ciò significa che ogni automobilista, rispetto ad aprile 2009, paga oggi per un litro di benzina 0,357 euro in più (+0,407 per il diesel), con un maggior esborso per il pieno di carburante pari a 17,85 euro (verde) e 20,35 euro (diesel)».
Valori medi, perché in Italia sono ancora forti le differenze tra il Nord Italia, che «ha portato avanti il processo di modernizzazione e trasformazione della rete di distribuzione – spiega De Simone – e il Centro-Sud, che presenta ancora un numero di impianti eccedenti». Gli impianti in Italia sono circa 23 mila contro i 16-18 mila di altri Paesi europei che hanno consumi come i nostri.