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 2015  gennaio 14 Mercoledì calendario

Si discute intorno al significato dell’annuncio di Marchionne: 1.500 assunti alla Fiat di Melfi!• Che razza di discussione è? Come annuncio mi pare chiarissimo

Si discute intorno al significato dell’annuncio di Marchionne: 1.500 assunti alla Fiat di Melfi!

Che razza di discussione è? Come annuncio mi pare chiarissimo.
I cacadubbi sottolineano che, per l’ennesima volta, l’annuncio è condizionato: Fiat assumerà 1.500 persone a Melfi solo se il volume di vendite della Jeep Renegade e della 500X si stabilizzeranno, cioè se questi due modelli continueranno ad avere successo. E solo se e quando sarà approvato il Jobs Act, dato che il Jobs Act introduce (stiamo sbrigativamente citando lo stesso Marchionne) novità tali nel nostro distorto mercato del lavoro da permettere questa mossa, mossa di proporzioni inattese. John Elkann ha detto: «Non mi ricordo più da quanto tempo non venivano annunciate mille assunzioni in Italia».  

Che probabilità ci sono che le due macchine Fiat non vendano abbastanca?
Si direbbe, relativamente a quanto ha detto Marchionne, che la prudenza sembra eccessiva. Si prevede che, numeri alla mano, Renegade (la jeep) possa collocarsi tra le dieci macchine più richieste della sua categoria. Quanto alla 500X, ancora prima della presentazione ufficiale si registrano già 1.500 prenotazioni. All’inaugurazione del Salone di Detroit, Marchionne ha detto che l’anno scorso Fca (dobbiamo abituarci a chiamare la ex Fiat così) ha venduto 4.700.000 pezzi, più di quanto preventivato. Quest’anno si punta ai 5 milioni di auto. Basterebbe un socio, ormai, e forse neanche di dimensioni eccessive per arrivare ai sei milioni di macchine indicati molti anni fa da Marchionne come il limite da toccare per stare in piedi in un mercato globalizzato. In base a quello che si sa ora, sembra proprio che sì, Fca venderà molto nel 2015 (ossia «i volumi di vendita si stabilizzeranno negli oltre 100 mercati dove le vetture saranno vendute»).  

E per il Jobs Act?
Per il Jobs Act andiamo a intrecciarci niente di meno che con l’elezione del presidente della Repubblica. Chiariamo subito che le assunzioni di Marchionne saranno per ora a tempo determinato. Ma, a Jobs Act varato con i sei decreti attuativi, queste assunzioni verranno regolate col nuovo contratto a tutele crescenti, quello che dopo tre anni si può trasformare, con vantaggio di tutti, in contratto a tempo indeterminato. Ora questa faccenda si intreccia con l’elezione del nuovo capo dello Stato perché la minoranza interna del Pd sembra decisa a ottenere qualche concessione sul testo in mano a Renzi. Ricorderà che le varie commissioni parlamentari ormai possono dare sulla legge solo un parere consultivo, dato che il Parlamentoi ha rilasciato al premier una delega molto ampia. Ma quello che non si può più fare in aula, si può fare al tavolo delle trattative. Bersani, che al momento guida l’arcipelago in cui si articola la sinistra del Pd, potrebbe per esempio dire a Renzi: caro Renzi, rendi un po’ più difficili i licenziamenti e avrai meno resistenze (leggi: franchi tiratori) sul nome per il Quirinale che hai in mente.  

Marchionne tiene molto ai licenziamenti?
Ho fatto solo un esempio. Certo Marchionne ha promesso 1.500 assunzioni, se il Jobs Act avrà le caratteristiche annunciate da Renzi al momento di riscuotere la delega. Tra queste caratteristiche-pilastro c’è di sicuro il contratto a tutele crescenti. Ma c’è anche un mercato del lavoro meno ingessato, dove licenziare non sia ovvio, ma nemmeno impossibile. Marchionne e Renzi si sono scambiati messaggi di stima. I due se la intendono.  

• Quindi la mossa di Marchionne è qualcosa di più di un semplice annuncio entusiasmante?
Nel momento in cui Renzi sta per sedersi al tavolo con i suoi (la direzione è convocata per venerdì proprio per discutere del successore di Napolitano), Marchionne gli ha dato una grossa mano: «Assumo grazie al Jobs Act». Sono arrivati elogi incondizionati dalla Camusso e un’approvazione a denti stretti della Fiom, la quale ha però ricordato che dal 2008 Fiat ha perso 5.300 posti di lavoro e che le assunzioni di Marchionne riguardano comunque solo Melfi. I metalmeccanici della Cgil aggiungono che questi risultati Marchionne li deve soprattutto al buon andamento dei mercati. Ma sono limiti che ha già riconosciuto lo stesso amministratore delegato della Fiat: siamo stati favoriti dall’indebolimento dell’euro e dalla ripresa della domanda (e anche grazie a questo, ha detto ieri, che andremo in pareggio di bilancio nel settore Europa di sicuro nel 2015, ma forse anche nell’ultimo trimestre del 2014). Però, dietro tutta questa storia, c’è anche da parte di Marchionne la battaglia – starei per dire “filosofica” – intorno all’accordo di Pomigliano e alla condanna del vecchio sistema – ritualità sindacali, contratti nazionali. Fiat è uscita da Confindiustria per confermare con la massima forza possibile che «così non si può andare avanti». Confindustria, in questi giorni, non ha quasi commentato i successi di quello che, senza dirlo, considera un nemico.