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 2015  gennaio 13 Martedì calendario

Il Milan detta le regole ai suoi calciatori per l’utilizzo di Twitter e Instagram. Gli uomini di Inzaghi devono essere molto attenti coi social network ma le loro mogli e fidanzate possono cinguettare liberamente

«Digito, ergo sum» direbbe un Cartesio 2.0 parafrasando il Cartesio filosofo del Seicento, l’uomo del «Cogito, ergo sum» cioè “penso, dunque sono”. Solo una assonanza, perché fra il digitare e il cogitare c’è come dal giorno alla notte. Succede spesso che la prima cosa si faccia senza chiedere l’appoggio della seconda, specie con riferimento alle conseguenze dell’altra parafrasi “tuittate, tuittate, qualcosa resterà”. Accade a tutti: anche ai giocatori del Milan. Lo teme la società berlusconiana che vuole imporre ai suoi “ambasciatori”, come con gentile eufemismo chiama dipendenti e tesserati (e forse collaboratori precari che, definiti “ambasciatori”, non avranno niente da reclamare in aula di giustizia), il pensiero unico.
IL DAY AFTER TOTTI
E così il giorno dopo che Francesco Totti ha fatto irrompere in campo il selfie e quindi la tecnologia contemporanea e globale che i parrucconi e parrucchini vogliono lasciar fuori, ecco che il Milan fa conoscere il Pentalogo dell’utilizzatore di twitter in rossonero; cinque regolette che così recitano:
1. Astenersi da giudizi su arbitri e scelte tecniche. 2. Non diffondere notizie interne, di calciomercato o di allenamento. 3. Tenersi lontani da commenti religiosi, politici, sessuali, razziali. 4. Prima di ritwittare, consultarsi col club. 5. Siete ambasciatori del Milan, sarebbe gradito che promuoveste i nostri canali on line ufficiali.
È un silenziatore a raffica, che sembra una contraddizione in termini ma non lo è. I casi di un uso malandrino dei social network sono ormai all’ordine del giorno; il Comitato Internazionale Olimpico dirama codici di comportamento a tutela dei main sponsor e della regolarità delle gare (certe notizie farebbero gola al banco delle scommesse: c’è chi, si sa, le divulga con il cellulare senza bisogno di metterle nella piazza globale del web); le Federazioni internazionali e nazionali intervengono sempre più spesso, con squalifiche, come è accaduto a Balotelli accusato di razzismo (la legge del contrapasso?) il che è una autentica frescaccia, ma SuperMario è diventato il capro espiatorio d’ogni male. I giocatori d’ogni dove usano la rete (quella che più dovrebbero, la rete della porta, la usano assai meno) per avere un contatto con la realtà, almeno virtuale, che altrimenti non avrebbero. Fanno botta e risposta con i followers, si scambiano insulti e gentilezze. Quelli del Milan dovranno starci un po’ più attenti, da regolamento interno: sarebbe interessante conoscere le sanzioni per chi cinguettasse impropriamente; e sarebbe il caso, senza censurare la parola, di chiamare il Pentalogo “censura”. Meglio, forse, formare all’uso corretto dei social gli interessati, e gli sportivi lo sono molto, essendo in età adeguata.Un codice etico di autoregolamentazione. E poi una fidanzata, una moglie, un fratello che mandano messaggi al posto tuo lo puoi sempre trovare. Le wags cinguettano che pare starnazzino: ma tra moglie e marito non mettere il digito. Le signore sono libere e le pari opportunità stavolta non garantiscono gli uomini. Pazzini e Cerci tacciano, le signore continuino pure.