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 2015  gennaio 13 Martedì calendario

Giornalisti e informazione, un fronte molto poco unito dopo la strage di Charlie Hebdo. Il premier Cameron definisce «idiota» un esperto di Fox News e alla reporter di Al Jazeera è vietato il cartello solidale. Murdoch accusa tutti i musulmani e la scrittrice Rowling risponde: «Sono cristiana come lui, mi scomunico da sola»

Si litiga, si brancola tra gaffe e recriminazioni. In un crescendo di botte e risposte imbarazzanti. I fatti di Parigi sembrano aver sollevato il coperchio su un magma che ribolle, dove ognuno ha la sua da dire (spesso un’idiozia) e gli animi sono così surriscaldati che ogni frase deve essere soppesata per non urtare le sensibilità di altri gruppi etnici e/o religiosi. Una vera Babele, dove le parole diventano pesanti come pietre.
Nella tollerante (ex tollerante?) Gran Bretagna il day after la grande manifestazione di Parigi è tempo di polemiche. Aspre. Al punto che a fine giornata interviene anche il premier David Cameron, a bacchettare l’esperto di terrorismo della Fox News Steve Emerson, definendolo un “completo idiota” per aver detto che Birmingham “è una città totalmente musulmana e i non musulmani semplicemente non ci vanno”. Emerson, autore tra l’altro di vari libri sul terrorismo e sul jihad, è stato impallinato su Twitter con un apposito hashtag #FoxNewsFact. Dove i fatti sono che a Birmingham abitano il 22% di islamici, meno della metà dei cristiani, che sono il 46% della popolazione (censimento 2011).
Cameron ha detto di aver pensato a un pesce d’aprile: “Quando ho sentito la notizia, mi stava andando di traverso il porridge. Questo tipo è un completo idiota”. Ha poi invitato Emerson a farsi un giro in questo “fantastico esempio di convivenza tra persone di diverse fedi e differenti background. Una città brillante a livello mondiale”.
Se l’esperto di Fox News è accusato di anti islamismo, l’inviato della Bbc News a Parigi è finito nei guai per una frase accusata di antisemitismo. In collegamento dalla manifestazione Je suis Charlie, Tim Willcox ha intervistato una passante, la quale gli ha detto che percepiva una sensazione di persecuzione verso gli ebrei, un clima da anni Trenta. Al che Wilcox ha replicato che “anche i palestinesi soffrono molto per colpa degli ebrei e della politica israeliana”. Apriti cielo. Lui si è scusato, ma molti chiedono la sua testa, anche perché è recidivo e già a novembre aveva commentato che gli ebrei non sostenevano più la politica dei laburisti per colpa della tassa proposta da Mili-band sulle case di lusso (ammissione implicita che gli ebrei sono ricchi e tirchi). Per peggiorare le cose, la donna ebrea intervistata è la figlia di polacchi sopravvissuti all’Olocausto e per essere ancora più politicamente corretta, era accompagnata dall’amico Aziz, musulmano di origine algerina. Molto più grave la situazione nella redazione dell’edizione inglese di Al Jazeera, dove volano gli stracci tra i giornalisti occidentali e quelli musulmani, su come trattare il caso Charlie Hebdo. La corrispondente da Parigi Jackie Rowland è stata pesantemente attaccata perché ha sostenuto che il lavoro dei giornalisti non va comunque criminalizzato. “Il giornalismo non è un crimine, ma l’insultismo non è giornalismo. E non fare giornalismo in modo corretto è un crimine” gli ha risposto il corrispondente dallo Yemen, appoggiato dai vertici della tv del Qatar, già in precedenza accusata di essere troppo anti occidentale. Quindi sugli schermi di Al Jazeera niente frase “Je suis Charlie”, che per gli arabi è solo uno slogan alienante. E insomma Charlie Hebdo nel pubblicare le vignette un po’ se l’è andata a cercare.
Anche tra big non se le mandano a dire. Feroce la stoccata di J.K.Rowling contro Murdoch. Il magnate dei media australiano aveva twittato che “forse la maggior parte dei musulmani è pacifica”, ma che finché non avranno sconfitto la jihad, devono essere ritenuti responsabili” di cosa è successo a Parigi. Secco il tweet dell’autrice di Harry Potter: “Sono nata cristiana: se questo mi rende responsabile di Rupert Murdoch, mi scomunico da sola”.