Libero, 13 gennaio 2015
Tags : L’assalto a Charlie Hebdo
La strage di Charlie Hebdo ha fatto soltanto riemergere le forti tensioni culturali e religiose che ribollono nelle periferie francesi e di cui le scuole sono i principali focolai. Come riporta Le Figaro, in un istituto di scuola elementare del Seine-Saint-Denis, dipartimento a nord di Parigi dove la popolazione dominante è a maggioranza arabo-musulmana più dell’80% degli alunni si è rifiutato di osservare il minuto di silenzio richiesto venerdì scorso dal ministero dell’Educazione nazionale in ricordo delle dodici vittime dell’attentato terroristico
Nel 2008, al Festival di Cannes, la Palma d’oro se la aggiudicò un film, La classe – Entre les murs, diretto da Laurent Cantet, che raccontava la vita di François, professore di francese in una scuola di banlieue (da quest’anno, le cosiddette Zep, le zone di educazione prioritaria introdotte nel 1981 da Alain Savary, sono state ribattezzate dall’attuale ministro dell’Educazione nazionale Najat Vallaud-Belkacem Rep, rifondazione dell’educazione prioritaria), alle prese con una classe multietnica di venticinque studenti quattordicenni, tutti chi più chi meno assai turbolenti, con una situazione familiare complicata, e un passato a tinte fosche, ma in fondo in fondo, guarda un po’, tutti dotati di un cuoro buono. Un film mediocre, che fu premiato e incensato da certa stampa, solo perché c’erano uno affianco all’altro gli ingredienti che entusiasmano gli intellettuali de’ sinistra e i lodatori delle periferie arrabbiate ma belle per la loro diversité (senza mai averci messo piede, beninteso): il romanticismo delle banlieue, il vivre-ensemble, la mixité, il métissage, il multiculturalismo che funziona meglio dell’assimilazionismo, la ricchezza delle differenza, di pelle e di nazionalità, lo studente francese e lo studente immigrato, la Francia black-blanc-beur.
Ma oggi il mito goscista dell’école de la diversité e della Francia multiculturalista è gia finito (in realtà, non è mai iniziato, o comunque è esistito soltanto al cinema e in alcuni libri come appunto quello da cui è tratto La classe, scritto da François Bégaudeau che nell’omonimo film interpreta il ruolo del professore) e in molte scuole come quella in cui il giovane François si arrabbata per motivare i suoi alunni a interessarsi alla letteratura francese e ad arricchire il loro linguaggio impregnato di espressioni ruvide e familiari, la frattura identitaria è sempre più ampia.
La strage di Charlie Hebdo, ha fatto soltanto riemergere le forti tensioni culturali e religiose che ribollono nelle periferie francesi e di cui le scuole sono i principali focolai. Come riporta Le Figaro, in un istituto di scuola elementare del Seine-Saint-Denis, dipartimento a nord di Parigi dove la popolazione dominante è a maggioranza arabo-musulmana – noto ai più perché nel 2005 fu l’epicentro delle rivolte delle banlieue – più dell’80% degli alunni si è rifiutato di osservare il minuto di silenzio richiesto venerdì scorso dal ministero dell’Educazione nazionale in ricordo delle dodici vittime dell’attentato terroristico. Sempre a Saint-Denis, al Lycée Paul Eluard, racconta Le Monde, pullulavano all’indomani dell’attacco terroristico, i «se la sono cercata (i vignettisti, ndr)», «hanno fatto bene (i terroristi, ndr)», e nella sala degli insegnanti è stato financo ritrovato un pacco sospetto.
In una scuola della periferia di Lille, un alunno musulmano di quatrième (la nostra scuola media) ha interrotto in questo modo il minuto di raccoglimento per i vignettisti e i poliziotti assassinati: «Ti faccio fuori col kalashnikov», ha gridato in direzione dell’insegnante. Alcuni professori hanno provato a chiedere ai loro alunni cosa ne pensavano, ricevendo risposte di questo tenore: «Madame, è possibile opporsi al minuto di silenzio? Io non voglio ricordare persone come quelle», lancia un alunno di undici anni di una scuola del XIII arrondissement di Parigi. Alla sua obiezione, fa eco un suo compagno anch’egli musulmano: «Se la sono cercata. Si raccoglie ciò che si semina a forza di provocare».
Su Facebook, un’insegnante di una scuola della banlieue parigina ha raccontato le difficoltà incontrate all’indomani dalla strage, quando si è trovata dinanzi ai suoi alunni musulmani: «Fin dalle 8:00 di mattina – testimonia la giovane professoressa – sono stata accolta da degli “Io sto con quelli che li hanno assassinati”.
Ma la testimonianza più scioccante è quella di Pierre, insegnante in un liceo professionale del Val-d’Oise, che ai microfoni di Bfm.Tv, ha raccontato il suo face à face: «I miei studenti musulmani giustificano la strage all’unanimità, non tollerano alcun tipo di caricatura del Profeta. (…) Non capiscono come si possano pubblicare delle caricature di Maometto e poi lamentarsi se queste persone vengono assassinate».