la Repubblica, 13 gennaio 2015
Bastano 16 euro e 10 giorni per dirsi addio. Il boom del divorzio facile. Economico e indolore ma non ancora breve: il vero cambiamento arriverà con l’abolizione cioè degli inutili tre anni di separazione
Sorridenti i due ex si salutano con un abbraccio veloce, nel monumentale atrio del Palazzo dell’Anagrafe di Roma, in mezzo alla folla a caccia di certificati. «È stato celere e indolore, una formalità, come è giusto che sia: abbiamo figli grandi, nuove vite, il nostro divorzio era già una realtà da almeno quindici anni...».
Arrivederci, da buoni amici: a volte accade. Il divorzio cambia, finalmente, non ancora nei tempi, ma già nella forma. A poco più di un mese dal via libera della nuova legge che ha lanciato il “divorzio facile”, (la possibilità cioè di separarsi non più in tribunale ma con la “negoziazione assistita” nello studio dell’avvocato e poi davanti al sindaco), mentre alcuni Comuni sono già a pieno ritmo e altri si stanno attrezzando, le richieste sono già centinaia. E il prezzo fisso per dirsi addio, uguale in tutta Italia, è di 16 euro a coppia. «In poche settimane abbiamo fatto 35 separazioni e divorzi, più di un caso al giorno – dicono dall’Anagrafe di Genova – alcuni con l’assistenza degli avvocati, altri direttamente con l’ufficiale di stato civile». Stessa sorpresa a Bari, dove in pochi giorni, da quando è stato aperto il servizio, sono state già “trattate” 27 pratiche; in Veneto i nuovi uffici per lo “scioglimento del matrimonio” sono attivi da metà dicembre, e così in Toscana, in Emilia, in Sicilia. «L’afflusso è notevole», conferma Angelo Agostinelli, dirigente dell’Anagrafe di Roma, la più grande d’Italia. «Le coppie ci ringraziano, sono contente, dicono che così è tutto più semplice e meno traumatico, noi siamo già riusciti a gestire 50 separazioni e divorzi con la negoziazione assistita, e una decina di scioglimenti direttamente davanti all’ufficiale di stato civile».
Ogni anno nel nostro Paese ci sono 50mila divorzi, nel 2013 ci sono 90mila separazioni di cui l’84 per cento concluse in modo consensuale. «Tutto lascia prevede che la domanda crescerà in modo esponenziale. Tra pochi giorni – aggiunge Agostinelli – apriremo un ufficio destinato soltanto a queste pratiche, ma l’importante è chiarire quali sono le coppie che possono realmente usufruirne. Molti si presentano, ma non hanno i requisiti giusti». Bisogna spiegare infatti che qui si parla di “divorzio facile” e non di “divorzio breve”. Legge, quest’ultima, ancora in discussione al Senato, ma che una volta approvata semplificherà davvero la vita delle coppie, visto che i tempi di separazione dovrebbero accorciarsi drasticamente, dagli attuali tre anni ai futuri sei mesi.
Il “divorzio facile” invece, cambia esclusivamente il luogo dove la fine di un matrimonio viene decisa. In sostanza la “delocalizzazione” fuori dalle aule dei tribunali, servirà ad alleggerire non poco i ritardi monstre della giustizia. A volte però, suggerisce l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione Matrimonialisti Italiani, «la forma è sostanza». «Aver portato fuori dai tribunali le separazioni e i divorzi, abbassa il livello del conflitto e della rabbia. E considerato che oggi gli addii consensuali rappresentano oltre il 70 per cento di tutti i divorzi, sono convinto che negli uffici comunali arriveranno migliaia e migliaia di pratiche».
Spiega Gassani: «Il “divorzio facile” riguarda unicamente le coppie che si lasciano senza conflitti. Con una differenza. Se ci sono figli, o patrimoni da dividere, l’accordo sulla fine del matrimonio viene deciso con la “negoziazione assistita” di due avvocati, uno per parte. Il documento deve essere poi inviato alla Procura, che entro dieci giorni deve dare il suo parere. Se invece nella coppia non ci sono figli, né beni in comune, per separarsi e poi divorziare, oggi basta riempire un modulo. Un passo in avanti, certo, ma il vero cambiamento arriverà con il “divorzio breve”, con l’abolizione cioè degli inutili tre anni di separazione».