12 gennaio 2015
Tags : Anita Ekberg
L’addio ad Anita Ekberg, la donna che riusciva a fermare il traffico di Roma
• Kerstin Anita Marianne Ekberg se n’è andata alle 10.30 di domenica 11 gennaio 2015. Da tempo malata e ricoverata indigente in una clinica di Rocca di Papa, vicino Roma. Da qualche anno, dopo essersi spezzata entrambi i femori, girava su una sedia a rotelle. Dopo il funerale sarà cremata e le sue ceneri torneranno a casa, in Svezia, dove non la attende nessuno [Porro, Cds 12 /1/2015]
• Era nata a Malmö, in Svezia, il 29 settembre di 83 anni fa. «Arrivata dopo cinque maschi, io ero la favorita di papà. Ma favorita o no favorita, spesso botte che certe volte non potevo neanche sedermi. Col battitappeto, sa. E l’umiliazione era che quando tuo culetto già diventato tutto rosso, tu dovevi riportare e appendere battitappeto proprio posto» [Coletti, Eur. 1987].
• Alta un metro e ottanta, nel 1950 viene eletta Miss Svezia «e ho vinto anche un biglietto aereo per Atlantic City per fare l’ospite d’onore a Miss America. E là subito un sacco di offerte». Ottiene un contratto a Hollywood grazie ad Howard Hughes. Vince un Golden Globe come miglior attrice emergente e gira film con Franck Sinatra, Bob Hope, Bing Crosby, Jerry Lewis.
• Le sue misure? 102-60-99: «Con lei, si disse, i sette colli di Roma erano diventati nove» (Filippo Ceccarelli) [Rep 12/1/2015].
• Arrivata a Cinecittà nel 1956 per girare Guerra e Pace di King Vidor: «Fin da bambina sapevo che sarei venuta a Roma». C’è venuta e c’è rimasta.
• Tra i suoi film: Nel segno di Roma, Malenka, Come imparai ad amare le donne (dove nuotò nuda sott’acqua), Scusi lei è favorevole o contrario?, Bianco rosso giallo rosa, Intervista, Cicciabomba, Divorzio. «In Debito coniugale moglie di un benzinaio doppiata in marchigiano; nel Conte Max raccoglie calchi dei genitali; in Suor Omicidi una Gertrude paranoica e morfinomane, in Bambola è la mamma di Valeria Marini e ha il cattivo gusto di chiamarsi Greta Gustafsson, come la Garbo; nel Nano rosso è una cantante legata a un nano 30enne senza contare la tv, il Bello delle donne; in Casa di appuntamento è la tenutaria di un bordello. Nell’episodio le Tentazioni del dottor Antonio di Boccaccio ’70 lei è una gigantesca maxi pubblicità che prende vita dall’enorme poster e canta “Bevete più latte”» [Porro, Cds 12/1/2015].
• Secondo il press agent Luccherini «era così bella che a Roma fermava il traffico», per il fotografo Barillari «era un incanto. Ma quante volte m’ha mandato a quel paese».
• Era solita girare per Roma su una Mercedes decapottabile, nei locali notturni saliva sui tavoli e ballava a piedi nudi [Ceccarelli, Rep 12/1/2015].
• «Questo è qualche cosa che a me mi ha sempre sbalordito, sa. Perché io mai fatto niente per creare notizia o altro: tutto sempre spontaneo, di gioia di vivere e di esuberanza. Come camminare scalza, un modo mio di avere contatto con la natura e sentirmi libera. Come girare in macchina scoperta anche con pioggia» [Coletti, Eur 1987].
• «Il giorno più bello della mia vita? It was a night, dear».
• «Tutto cominciato pe’ dispiaceri, sa. Di quando mio secondo marito Rick von Nutter no aveva voglia di lavorare, e derubato me e messo me in rovina. Preso a ingrassare solo per i nervi. E tutti a scrivere che Anita sfasciata, Anita montagna de ciccia, e così Anita a un certo punto detto basta, e andata in clinica tedesca per dimagrire, e lì perso 35 chili in due mesi. Ma quando tornata, e te parlo de ’78, sai che successo? Successo che malelingue ancora scritto che fatte tante operazioni de plastica per togliere grasso. (…) in 1960 io facevo servizio su Roma by night con Pierluigi. E siccome abitudine di camminare scalza, me taglio piede. “Devo trovare fontanella per lavare”, dico. Così viene fori questa fontanona che non sapevo fosse di Trevi. Morale: mi siedo su bordo e lavo. Acqua è bellissima, freschissima. Il tempo è d’agosto e si usavano queste gonne larghe con tante sottovesti per far stare ancora più larghe. Io avevo una quadratini bianchi e rosa, con camicia uguale tipo omo, e cintura. Così mi alzo tutto e comincio a camminare dentro. Pierluigi sta insonnolito su gradino. Io chiamo. “Vieni, Pierluigi. Vieni”. Lui dice: “Lassame pérde, che so’ stanco”. Ma dopo apre occhio, apre altro e de novo comincia a scattare come matto e subito quella foto stampata su tutti le giornali. Fellini era già famoso per il suo film La strada eccetera, che io visto in Hollywood in piccolo cinema d’essai con Gary Cooper e piaciuto molto ma di lui no me ricordavo. Lui chiamato mio agente: “Voglio incontrare signora Ekberg”, detto. Mio agente detto me. Io non volevo. Ero sotto contratto con California e non volevo complicamenti. Ma lui insistito, mio agente anche, e così detto: “Va bene, va bene”, e lui venuto Hotel de la Ville. “Fammi vedere copione”, detto io. E lui: “Non ce l’ho”. “Come non hai?”, detto io. E lui: “Non mi serve”. Io detto: “E come poi fare film, senza copione?”. Lui detto: “Posso, posso”. “E il dialogo?”, detto io. Lui detto: “Quello semmai lo scrivi tu”. “Io? Ma se scritto solo qualche lettera miei genitori eccetera, come pensi che scrivo dialogo?”. “Allora scriviamo insieme”, detto lui. Io che venivo di America, dove tutto programmato tanto, pensato che quello matto e detto anche mio agente, dopo: “Quello matto che forse non vole me per film ma per qualche altra cosa che puoi immaginare”» [Lina Coletti, Eur. 1987].
• La prima volta che incontrò Anita Ekberg, Fellini provò «quel senso di meraviglia, di stupore rapito, di incredulità che si prova davanti alle creature eccezionali come la giraffa, l’elefante, il baobab. Sostengo che oltretutto è fosforescente» [Laura Laurenzi, Amori e furori, Rizzoli, 2000].
• Quella volta che Anita Ekberg, appena arrivata a Roma per girare La dolce vita invitò Fellini al suo albergo e lo accolse nuda sul letto, «pronta al sacrificio» e lui, colto dal panico, simulò un attacco d’appendicite [Indro Montanelli, Iod 20/4/2002]
• La Dolce Vita? «Non era un gran film. Quel film esiste per quella scena pazzesca. E in quella scena c’eravamo io e Marcello. Più io, in verità, che lui. Ero bellissima. Lo so».
• Hugh Hefner che per Playboy fece togliere i vestiti anche ad Anita Ekberg. Nel 1979, a 58 anni, invece ha posato per Playmen dove è apparsa visibilmente ingrassata.
• Ai tempi della Dolce Vita confessò di dormire con due gocce di Chanel n. 5
• La Ekberg, che quando entrava in un locale, per vincere il disagio, stringeva talmente i pugni da ferire con le unghie il palmo della mano.
• «Era simpatica ma metteva in soggezione» (Marcello Mastroianni)
• La Ekberg l’ha mai vista mangiare? «Una sola volta, come la Loren: si mangiò sette chili di funghi porcini» (Paolo Villaggio a Costanzo Costantini) [Mes 18/7/1994].
• «Tutte mie relazioni sempre state preziose, sa: io non son leggera in quel senso che... Se po’ dire parolaggia? De scopata e basta, ecco. No: devo avere sempre qualche cosa di sentimentale, se no non faccio».
• I cronisti avevano ribattezzato Anita Ekberg «ghiaccio bollente», a Hollywood l’avevano ribattezzata prima «The Body» poi «The Iceberg».
• Un amore con Gary Cooper: «E anche lui m’ha chiesto matrimonio, anche lui in procinto di divorzio, e con moglie che col cavolo lo dava, e allora io che adoravo, rispettavo, ma non grande amore, perché lui anche molto timido e calmo, e invece io sempre bollente e allegra detto ancora: “Bonafortuna e addio”». Uno con Sinatra: «Neanche con Frankie grande amore, tu sai che è uno che vole che quella che sta con lui fa quello che dice e basta, e a me non mi va, io personalità forte, io non accetto che lui comanda e tu devi scattare». Un flirt con Yul Brinner: «Lui sì molto maschio e selvaggio”» [Lina Coletti, Eur. 1987], una storia segreta Walter Chiari e una con l’avvocato Agnelli: «Mai nessuno è stato importante come lui. Era un uomo meraviglioso. Bello e intelligente. Era discreto con un senso dell’umorismo fantastico» [Cds 12/1/2015]. «Con Dino Risi andò diversamente: era lui che avrebbe voluto avere una storia con me, ma tra noi non c’è mai stato niente. Però lui insisteva... Così gli spedii un fax nel residence dove viveva. Scrissi: “Piccolo uomo, grande stronz...”» [Fabrizio Roncone, Cds 27/9/2011]. Voleva sposare Tyrone Power «ma aveva una ex moglie insopportabile, Linda Christian. Non lo mollava mai. Alla fine mi sono stufata». Anche Howard Hughes si innamoro di lei. Ma lei rifiutò di sposarlo: «Come avrei potuto sposare un uomo che dormiva di giorno con le tapparelle abbassate e stava sveglio tutta la notte? Aveva delle fobie terribili. Quando andava in albergo, doveva affittare tutto un piano per non essere disturbato quando riposava di giorno».
• Due mariti, il primo l’attore inglese Anthony Steel (dal 1956 al 1959) «un infelice ménage fatto a base di feste, sbornie e paparazzi» [Ceccarelli, Rep 12/12015], il secondo con l’americano Rick von Nutter: «Mio secondo marito portato via proprio da A a zeta: mobili, sovrammobbele, quadri, tappeti, più de 5000 libri, e persino cose de argenteria che ha regalato mia prima socera. Io stava fuori Italia per curarme i postumi de epatite virale. E accorta anno dopo, che lui chiamato proprio trasloco e svotato casa. Dopo ladro mio marito, due volte ladri di professione, e uno minacciandomi anche con lupara» [Coletti, cit].
• Nessun figlio: «Non ho senso materno. Lo confesso, non mi andava di crescere un figlio, di accudirlo. Per questo, fin da ragazza, anche quando non lavoravo negli Usa, mi facevo inviare una pillola anticoncezionale formidabile» [Cerasoli, Chi 19/10/2011].
• Poche amiche: «Non ho mai legato molto con i colleghi italiani, soprattutto con le colleghe, che hanno sempre la puzza sotto il naso, tutte prese dal loro ego smisurato. Guardi Gina Lollobrigida, basta leggere le sue interviste. Non vedo nessuna di loro. Ho frequentato soltanto Federico Fellini e Giulietta Masina, che venivano a trovarmi» [Cerasoli, Chi 19/10/2011].
• Ormai ida più di trent’anni viveva in Italia. «C’è troppo delinquenza. Ho paura, a volte. Da quando hanno aperto le frontiere, con tutti questi zingari. E poi Roma, via Veneto, non sono più le stesse, quindi non ci vado mai. Preferisco stare nella mia villa di Genzano, con gli amici e i miei animali. Non so come si stia in America, non ci vado da tanto tempo, ma qui sono arrivati troppi immigrati».
• «Vuol sapere se mi sento un po’ sola? Sì, un po’ sì. Ma non ho rimpianti. Ho amato, pianto, sono stata pazza di felicità. Ho vinto e ho perso. Non ho un marito, non ho figli. Quella suorina che è entrata prima è diventata una mia cara amica» [Fabrizio Roncone, Cds 27/9/2011].
• Un rimpianto, «avrei voluto diventare pilota di jet. Ho guidato ad alta velocità la mia Ferrari color argento, ma gli aerei no. Eppure avrei potuto… Sono salita perfino su un aereo militare, sa?» [Cerasoli, Chi, n. 44, 26/10/2011].
• Da anni viveva costretta sulla sedia a rotelle nella clinica di Rocca di Papa, non lontano dalla sua villa di Genzano. «Assetata com’era dei buoni vini che coltivava nella sua fattoria di Genzano, dove si era stabilita protetta da una coppia di dobermann coniugati, Takero e Kuthara» [Porro, Cds 12/1/2015].
• Rimasta senza un soldo e non ebbe diritto alla Bacchelli perché straniera, poté contare solo sull’aiuto di qualche donazione privata.
• Ultima apparizione in tv nel 2010, a I migliori anni con Carlo Conti.
• «A me m’ha rovinato Fellini» (Anita Ekberg).