Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 12 Lunedì calendario

La Juve e l’importanza di un 3 a 1 che la conferma campione d’inverno con un +3 sulla Roma. E poi erano 14 anni che la vecchia Signora non vinceva al San Paolo. Un successo che pesa

Alzi la mano chi non avrebbe levato Totti nell’intervallo. Lo so, dirlo adesso è scomodo, dopo i due gol, il secondo specialmente, e selfie supplementare. Deve averlo ammirato anche l’arbitro, perché non l’ha ammonito (sbagliando). Avrei sbagliato di più io, levando Totti nell’intervallo. E pure Maicon, perché dalla sua parte Anderson faceva i suoi comodi. Non è mai tardi per dire che certi giocatori hanno un talento particolare. Per questo Totti è un campione o, come ha detto Garcia, un genio. Perché può uscire da un guscio grigio tra squilli di tromba. Perché ribalta ogni luogo comune. Ha 38 anni, dovrebbe viaggiare forte nel primo tempo e progressivamente rallentare nel secondo. Nel derby, tutto il contrario.
Bel derby. La Lazio va più vicina alla vittoria, la Roma non riesce a fare io suo solito gioco, è da un po’ che non ci riesce come vorrebbe e del resto le assenze di Gervinho e Keita non sono leggere. Ma il terzo pareggio casalingo, dopo Sassuolo e Milan, Garcia lo può accettare serenamente per più d’un motivo. Il primo è che Lazio avrebbe potuto prendersi i tre punti con Mauri, palo sul 2-1, e, senza un gran riflesso di De Sanctis, con Klose, agli sgoccioli. Poi, per un tempo ha rivisto la Roma che vorrebbe e che era appannata, quando non impotente. Normale, se Pjanic ne azzecca poche e Nainggolan, stranamente, ancora meno. Ancora, ha rivisto uno Strootman non ancora ai livelli di prima dell’incidente, ma ben avviato. Determinante il suo ingresso. E determinante Totti, che i gol non li ispira ma va a segnarli, come fosse un centravanti vero. Il secondo, poi, con un’acrobazia da ventenne. È vero che nell’uscita Marchetti rimane a metà del guado, ma agganciare al volo lo spiovente di Holebas e deviarlo in rete con un tocco in diagonale non era per niente facile. Ma Totti fa sembrare facili anche le cose difficili.
Bel derby perché giocato per vincere, di qua e di là. Pioli sembra aver scelto il 4-2-3-1 caro a Benitez. Con due esterni come Candreva e Anderson (arrivato a 5 gol e 5 assist nelle ultime 5 partite) e un Mauri non più giovanissimo ma molto abile negli inserimenti può permetterselo. Squadra in crescita, la Lazio, e spettacolare da metà campo in su. Il punto debole è la difesa.
Gli ultimi risultati accorciano molto la classifica. Giù fino ai 25 punti di Palermo e Inter la speranza di chi rincorre il visto per la Champions o per l’Uefa è legittima. Ci sarà Lazio-Napoli a insaporire l’ultima di andata, ma qualcosa s’è visto. Mancini sta impostando meglio l’Inter, pur con qualche giocatore (Hernanes, Guarin) fuori posizione e qualche scelta difficile da capire: Osvaldo (che aveva ragione) ceduto solo per il diverbio (che poteva evitare) con Icardi? Quanto al Milan, il peggiore della stagione s’è visto sabato sera a Torino, dove se l’è cavata a stento. Magro bilancio: due vittorie nelle ultime 11 partite. Eppure, numeri alla mano, tra chi spera c’è anche il Milan.