Corriere della Sera, 12 gennaio 2015
La Juve è stanca ma segna quando serve, come ieri a Napoli. La squadra è umile, picchia e corre, non si permette un lusso. Alla Roma mancano Gervinho e la vecchia corsa di Nainggolan. Troppa leggerezza in attacco. Migliora molto l’Inter di Mancini e non dipende ancora dai nuovi acquisti, solo da una mentalità diversa
Non è una bellissima Juve, ma riesce a non far giocare il Napoli e riporta a 3 punti il vantaggio sulla Roma. Una partita oscura, più di contrasti che di gioco, saltata quasi dai migliori. Tevez impalpabile, Pogba discontinuo, Pirlo molto arretrato, Llorente è lontano. Dall’altra parte manca in pratica Higuain, Hamsik si nasconde. Restano i corridori e la fortuna. Lì è più forte la Juve. Continua la Juve a sembrare un po’ stanca, ma è stata in vantaggio da subito e ha segnato appena ne ha avuto di nuovo bisogno. È un successo un po’ storto, ma pesante.
Fondamentalmente legittimo. La squadra è umile, picchia e corre, non si permette un lusso. Lo stesso Pogba, spesso con un tocco in più, è stato fatto tornare in panchina a due terzi di gara. Se legge bene una partita sfortunata, il Napoli trova il suo destino: hanno segnato nella Juve Pogba e Vidal, i due centrocampisti che le mancano davvero per l’ultimo salto. A Roma è stato un bel derby dove la Roma è riuscita in una grande rimonta. Ma la Lazio è stata spesso più squadra, direi quasi più pronta e completa. La Roma ha ritrovato la parte migliore di Totti, cioè il gol. La Lazio sembra una squadra di fisico europeo e in attacco con una tecnica molto latina. Anderson è interessantissimo, scivola in campo come su un biliardo, il vero brasiliano bianco che va diritto come la luce. Avesse più qualità in mezzo al campo, la Lazio sarebbe definitivamente competitiva. Alla Roma mancano Gervinho e la vecchia corsa di Nainggolan. Troppa leggerezza in attacco. Migliora molto l’Inter di Mancini e non dipende ancora dai nuovi acquisti, solo da una mentalità diversa. Per un’ora contro il Genoa corre molto e crede in quello che fa, gioca pensando da grande squadra. È questo il merito eterno di Mancini, rende affascinante partecipare alle sue avventure. La squadra ora sente di avere alle spalle una società che investe e un allenatore che dice di voler vincere anche quando è improbabile. Vede televisioni in giro, bollicine, nuovi giocatori e comincia a crederci davvero. La media punti di Mancini è ancora bassa, ma nelle ultime quattro gare l’Inter ha fatto 8 punti, ha cioè recuperato 3 punti al Milan, 1 a Fiorentina e Palermo, 7 al Genoa, 3 alla Samp, 6 all’Udinese. In tutto ha recuperato 24 punti alle squadre che le erano davanti quattro giornate fa. Ma non ha recuperato nemmeno un punto alla Lazio, che è davvero terza, la squadra da prendere.