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 2015  gennaio 12 Lunedì calendario

Per vivere felici è meglio sposarsi con un amico. Ma uno vero, solidale e non di Facebook. «Sono i matrimoni più stabili». Lo rivela una ricerca del National Bureau of Economic Research

C’è un segreto per vivere se non proprio felici e contenti, perlomeno meglio degli altri, e meno stressati: trovarsi un compagno o compagna di vita che sia anche il miglior amico. E, una volta trovato, tenerselo stretto. Lo dice una recente ricerca del National Bureau of Economic Research che finisce per essere un inno alla vita a due che regala felicità, stabilità, relax ed entra, contro tutte le previsioni e con prospettive gloriose, nel secondo millennio. «Un sano sodalizio di coppia aiuta nei momenti difficili e nelle curve insidiose della mezza età» scrive sul New York Times Claire Cain Miller. Anche se, aggiunge la giornalista, un neo resta: i matrimoni stabili e portatori di felicità sono più comuni fra le classi ricche e influenti che tra i poveri delle periferie del mondo. Insomma non stiamo parlando purtroppo di Africa subsahariana ma di Occidente evoluto, dove si compie un rivoluzione copernicana nei confronti del matrimonio rispetto a 50 anni fa, perché il divorzio perde appeal, non fa più status come un tempo, e inizia a calare nei dati. 
Ma anche se minaccia di provocare una nuova divisione di classe, l’amicizia, così facilmente taroccata sui social network, si prende la sua rivincita nella costruzione di un sodalizio duraturo: mediamente, se c’è anche l’amicizia, le probabilità che un matrimonio aiuti a resistere al logorio della vita moderna raddoppiano, secondo i due ricercatori John F. Helliwell e Shawn Grover. 
Non solo quindi l’amicizia si può trasformare in amore, come dopo lunghe dissertazioni aveva decretato la Bibbia cinematografica delle relazioni amorose, quell’«Harry ti presento Sally» sceneggiato dal genio di Nora Ephron, ma sicuramente deve poi intervenire nel corso del matrimonio, quando diventa la chiave per aiutare la coppia a reggere nel tempo. L’ha raccontato in una delle sue interpretazioni più suggestive quel rabdomante dei sentimenti internazional popolari che è Adriano Celentano (aiutato dal testo di Mogol). In L’emozione non ha voce canta: «Io con te sarò sincero/ resterò quello che sono/ ti sarò per sempre amico/ pur geloso come sai/ ma divisi siamo persi/ ci sentiamo quasi niente/ tra le mie braccia dormirai/ serenamente». Lui e Claudia Mori hanno compiuto 50 anni di matrimonio il 14 luglio, e lei ha celebrato con un libro, Due Guerrieri innamorati (Bompiani), dove riconosce che ce l’hanno fatta, attraversando alti e bassi, sostenendosi «con amore, tenerezza, amicizia». 
Coppie solidali che possono permettersi di progettare un futuro insieme, con romantico pragmatismo, invece di lasciar fare al caso come succedeva nella stagione hippie-libertaria. Come i Jolie-Pitt che della complicità hanno fatto il pilastro della loro complessa famiglia allargata e multietnica: «Ci siamo sempre detti apertamente se qualcosa tra di noi non andava. E continuiamo a farlo, per mantenere la sintonia» ha raccontato Brad all’edizione tedesca di Ok! Magazine. 
Stessa musica per i Beckham, in coppia dopo più di 15 anni e quattro figli: «Ci prendiamo in giro spesso, ridere è importantissimo» ha detto Victoria a Vogue British, rivelando che se anche in pubblico non sorride mai, in famiglia e nel quotidiano è diversa. Stesse conclusioni per Ilary, l’altra metà della coppia Totti: «Siamo cresciuti insieme e ora ci conosciamo meglio, abbiamo un rapporto più profondo. Per fortuna dopo 12 anni ci divertiamo ancora, forse questo è il segreto» ha detto al settimanale Oggi. Mentre anche la coppia più potente dello spettacolo, il rapper-produttore Kanye West e la reginetta dei social network Kim Kardashian, puntano sull’amore romantico e costruttivo: lui le manda muri di fiori, lei dice che «con Kanye è diverso, c’è anche l’amicizia». Certo, se poi, dopo vent’anni, resistono passione e sesso, come vanta il duo inossidabile Sting- Trudie, tanto meglio. 
Alla fine in due è meglio, da Adamo ed Eva in poi, per sopportare gli stress che sono arrivati dopo l’originaria cacciata. E magari anche loro non si sarebbero salvati se non fossero stati, un po’, anche amici.