Corriere della Sera, 12 gennaio 2015
In una sparatoria muore il padre di un boss e le donne di famiglia che gridano vendetta: «Moriranno tutti». Scene di malavita barese
«Da oggi in poi chi andrà con quella razza anche solo per un caffè morirà. Maledetti». Sono le parole di vendetta urlate dalle donne di famiglia arrivate, ieri mattina, sul luogo dell’omicidio del pregiudicato 58enne Nicola Lorusso.
Hanno inveito anche contro gli inquirenti: «Se non li prendete voi lo faremo noi e li lasceremo a terra», mentre il cadavere del loro parente crivellato da colpi di kalashnikov era ancora sull’asfalto in mezzo a una trafficata strada della città.
È l’ennesimo omicidio di malavita che viene compiuto nel quartiere San Girolamo di Bari, dove da anni le cosche criminali combattono e uccidono per controllare i traffici illegali. Quello della droga e delle estorsioni innanzitutto. E lo fanno sparando con armi da guerra anche in mezzo alla gente.
Erano le 9.30 quando i killer (almeno in due) a bordo di una Mercedes grigia sono entrati in azione. Lorusso, sorvegliato speciale, stava andando in Questura accompagnato dalla moglie per la consueta firma di presenza alla quale era obbligato quando – ricostruiscono gli inquirenti – si è accorto di essere inseguito. Ha accelerato per seminare l’altra macchina ma è finito contro il marciapiede. A quel punto sia lui che la moglie sono scesi nell’ultimo tentativo di trovare un nascondiglio. Ma i sicari hanno raggiunto Lorusso e gli hanno esploso contro una trentina di colpi con un kalashnikov. Risparmiando la moglie. Perché non era lei l’obiettivo dell’agguato.
In un primo momento ieri mattina si era diffusa la voce che Lorusso prima di fermarsi avesse fatto scendere la compagna dall’auto per salvarle la vita. «Non c’è stato alcun gesto eroico da parte di Lorusso – precisa Luigi Rinella, capo della squadra mobile di Bari – la donna si è salvata semplicemente perché non era lei il bersaglio ed è scesa dall’auto nello stesso momento in cui lo ha fatto il marito».
La zona dove è avvenuta la sparatoria è sempre molto affollata e di domenica lo è ancora di più. Il rischio che qualche innocente potesse rimetterci la vita è stato altissimo. Lì a due passi c’è una pineta dove nei giorni di festa ci sono decine di bambini che giocano a palla o vanno in bicicletta e ieri ce ne erano ancor di più perché la temperatura a Bari era quasi primaverile.
«Sì, è un quartiere molto popoloso, ma l’azione è stata sicura e mirata – spiega ancora Rinella —, i killer hanno agito alle 9.30 assicurandosi che ci fosse poca gente in strada».
Pare che un automobilista arrivato poco dopo abbia visto il cadavere sull’asfalto e si sia fermato per mettere un cassonetto dei rifiuti davanti al corpo ed evitare che venisse travolto dalle auto. La vittima, con precedenti per contrabbando, era uscito dal carcere poco più di un anno fa ed era il padre di Umberto Lorusso, attualmente detenuto, ritenuto capoclan del territorio in contrapposizione con l’altra pericolosa cosca dei Campanale.
Nell’agosto 2009 venne gambizzato e costretto su una sedia a rotelle e nel 2010, per la procura distrettuale antimafia, sparò contro il boss dei Campanale, Felice Calabrese. Per questo omicidio fu arrestato insieme alla moglie. Nel maggio scorso è stato emesso un altro provvedimento cautelare nei suoi confronti nell’ambito di una inchiesta su estorsioni ai danni di commercianti. Ed era proprio la moglie 35enne di Umberto Lorusso che si disperava ieri accanto alla suocera scampata all’agguato. Inveiva contro tutti. «Moriranno tutti».
Sul posto intorno a mezzogiorno è arrivato anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, che commentando la violenza dell’agguato ha detto: «Nemmeno le bestie feroci si comportano così».