Corriere della Sera, 12 gennaio 2015
Nel bus dei grandi della terra. Nessuna auto blu, i leader mondiali sono andati alla manifestazione di Parigi su un torpedone scuro
A prima vista può essere sembrato un azzardo. Decine di leader messi dalle autorità francesi tutti sullo stesso bus, un bersaglio relativamente facile nel caso qualcuno avesse voluto colpire durante la grande marcia di Parigi. Gli attentatori non dovevano disperdersi nell’inseguire i molti obiettivi a bordo di auto blu ma solo concentrarsi su quel veicolo scuro. Un target visibile, riconoscibile anche da grande distanza per un eventuale cecchino appostato su un tetto. In realtà c’era poca scelta. In una città piena di folla, era complicato gestire quaranta convogli ufficiali, garantire loro piena sicurezza in momenti diversi. Anche perché ogni premier si porta dietro il proprio seguito di assistenti e agenti, ai quali si devono sommare scorte robuste. Elicotteri, vie chiuse, percorsi da proteggere staffetta che apre la strada, un paio di auto che precedono la limousine blindata e chissà quante a chiudere. E meno male – sotto questo profilo – che non c’era Obama, altrimenti il suo corteo avrebbe aggiunto problemi logistici per i poliziotti francesi. Tutto invece è filato liscio. E il bus nero, inusuale e originale, è diventato uno dei molti simboli di una giornata storica. Nella battaglia di immagini, che pure conta nella sfida con i terroristi, i parigini hanno dato un segnale di compattezza e fiducia. C’erano tanti timori, si paventavano sorprese da parte di jihadisti. La risposta dei cittadini è stata un gesto di coraggio. Al punto che i loro illustri ospiti sono andati alla manifestazione in torpedone.