La Gazzetta dello Sport, 11 gennaio 2015
Tags : La strage di Charlie Hebdo
Un senso di svuotamento, un senso di smarrimento. E anche le notizie, stringi stringi, a questo punto sono poche

Un senso di svuotamento, un senso di smarrimento. E anche le notizie, stringi stringi, a questo punto sono poche. Si dà la caccia alla moglie di Coulibaly, la cui faccetta da ragazzina, una faccetta qualunque, compare dappertutto e che la polizia francese giudica pericolosissima. Ne riferiamo a parte. Poi c’è questa manifestazione di oggi in place de la République, culmine di una serie di cortei che si sono svolti da mercoledì sera in poi, folle sterminate nelle piazze di tutto il mondo, cartelli «Je suis Charlie», disegni in cui le matite l’hanno fatta da protagoniste, matite-kalashnikov, matite-torri gemelle, matite reggi-bandiera, eccetera eccetera. Quella di oggi ha l’aria di una specie di manifestazione definitiva, si aspettano centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo, con la Merkel, Renzi, Cameron, Rajoy (premier spagnolo), Poroshemko (presidente ucraino). Dovrebbe esserci anche il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, presenza significativa perché musulmana. La Fallaci, evocatissima in questi giorni, gridava contro la possibilità che la Turchia entrasse a far parte della Ue. Ieri in televisione, su tutti i tg, abbiamo visto sfilare decine e decine di musulmani di ogni condizione che in un italiano più che sufficiente dichiaravano che l’Islam è buono, vuole la pace, quelli di Charlie Hebdo non hanno niente a che fare con la loro religione. E però altre voci ci avvertono che sarebbe errore sommo considerare i tre assassini francesi (erano francesi) come dei folli. Si tratta di martiri, gente che mentre ammazzava senza pietà, sapeva di essere votata alla morte e non lo temeva. Qualcuno ha scherzato sulle vergini che li attenderebbero in Paradiso, in una vignetta si vede Dio che informa i nuovi arrivati del fatto che le vergini sono tutte scappate con Wolinski…
• Mettiamo che uno di questi martiri si faccia saltare in aria, oggi, in piazza della République…
Qualcuno che ci sta pensando sicuramente c’è. Il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha fatto sapere che sono stati mobilitati duemila poliziotti e 1.350 soldati. È confermato il livello di massima allerta in tutto l’Ile-de-France. Cazeneuve: «Siamo esposti a rischi. È importante che il programma Vigipirate sia rafforzato. Manteniamo tutti i dispositivi degli ultimi giorni, anzi li stiamo rafforzando nei confronti di alcune istituzioni e luoghi di culto. Sono state prese tutte le misure perché la manifestazione si svolga nelle condizioni di sicurezza necessarie». Vigipirate è il nome che i francesi dànno al loro programma antiterrorismo. Certo, i fondamentalisti islamici sono pronti a farsi saltare per aria, a morire pur di uccidere. Loro pensano che uccidere gli infedeli, i peccatori sia un modo per servire Dio. Che questo li prepari al Paradiso.
• Ho sentito di assalti alle moschee e alle sinagoghe…
Tutti falsi allarmi.
• Ma ha ragione Giuliano Ferrara, che l’altra sera da Santoro si è messo a urlare che è in atto una vera e propria guerra – una «guerra santa» - ed è fuorviante parlare di terrorismo?
Ho letto tante cose, e ho trovato un po’ di verità in tanti posti. Sono verità che però si contraddicono tra di loro e non posso che confessare il mio sgomento, la mia incapacità di dare una risposta sicura. È vero che è in corso una guerra, ma quando ce ne convincessimo fino in fondo che misure dovremmo prendere? Da noi ci sono almeno tre milioni di musulmani, in Francia sono sei: dovremmo prenderli uno per uno e mandarli via? Essere musulmani dovrebbe configurarsi come un reato? Ma come si può pensare questo, come si può sostenere questo…
• D’altra parte…
D’altra parte, del messaggio furibondo della Fallaci (che, dopo le bombe nella metropolitana di Londra, parlava di «Mostro deciso ad eliminarci fisicamente e insieme ai nostri corpi distruggere i nostri princìpi e i nostri valori») va almeno salvato questo, che alla fede estrema dei Coulibaly, dei Kouachi, si recuperino i princìpi che stanno al centro della nostra storia, che hanno formato la nostra cultura, che si viva meno di consumi e più di pensiero, meno di sconcerie e più di rigore, che si difendano anche le nostre tradizioni, il crocefisso, il presepe…
• Ma sul piano della difesa vera e propria?
Dopo l’11 settembre gli americani hanno avuto un solo incidente, nel corso della maratona di Boston. Da allora ad oggi, restando nella legge, hanno esercitato senza esitazioni un controllo a tappeto su tutta la cittadinanza, per prevenire colpi di testa, per neutralizzare in tempo i più esagitati. Come negare che ci sono riusciti? Lo so, ci sono di mezzo questioni delicatissime, che riguardano la nostra vita privata, la democrazia come la conosciamo e quando la cosa s’è scoperta abbiamo condannato senza mezzi termini –noi e gli stessi americani - il Grande Orecchio Usa. Forse dovremmo ricrederci. Se è davvero una guerra, come pare difficile negare, dobbiamo combatterla con tutti i mezzi che ci permettano, almeno, di non perderla.