Il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2015
Dopo Mafia Capitale, quelli della banda della Magliana sembrano dei dilettanti. Sky ripropone la serie tv ed emergono tutte le discrepanze tra realtà e finzione
A voler essere perfidi, si potrebbe affermare che la serie Romanzo Criminale è invecchiata così tanto che, ormai, nessuno ne parla. Se non quando la realtà supera la fantasia: per esempio per il ruolo centrale di Massimo Carminati, il “Nero” della fiction, nello scandalo Mafia Capitale. È vero che la serie, in replica ogni giovedì su Sky Atlantic (ieri sono state trasmesse le ultime due puntate della prima stagione), non sta facendo parlare molto di sé. Ma è inevitabile. La prima stagione (12 episodi) è andata in onda per la prima volta su Sky nella stagione 2008/09. La seconda, ancora su Sky (10 episodi), nel 2010. Il film è invece del 2005.
Dalla prima puntata sono passati più di sei anni, durante i quali la serie è stata trasmessa ovunque: inizialmente su Sky Cinema 1 e poi in replica su Fox Crime, Sky Uno e ora Sky Atlantic. Anche le reti generaliste l’hanno proposta: Italia 1 in seconda serata, Iris, Italia 2, Cielo e Top Crime. È naturale che l’effetto novità sia scemato: la stessa Sky Atlantic (110 e 111) la trasmette in heavy rotation: domenica, tra le 9 e le 21, avrà luogo la “maratona Romanzo Criminale” (tutta la prima stagione). Il calo di interesse è dovuto in primo luogo alla consunzione. Incide, poi, la crisi di Sky Atlantic: un canale meritorio, che trasmette serie grandi firme, ma che già a inizio avventura – 9 aprile 2014 – soffriva negli ascolti. Lo share era dello 0.65% in daytime e 1.13% in prima serata. La prima puntata di House of Cards, per quanto strombazzata, raggiunse a fatica 146 mila spettatori: 0.5% di share. Limitandosi alle reti pay-tv, all’esordio Sky Atlantic era soltanto il 21esimo canale (nono in prima serata). Col passare dei mesi, nonostante i buoni risultati de Il trono di spade, gli investimenti di Murdoch e l’accordo con l’americana HBO per la esclusiva di serie culto come True Detectve e Fargo, la situazione è peggiorata: 0.12% (0.20% in prima serata). Per avere un metro di paragone, sempre su SkyUno e sempre di giovedì, a dicembre le prime due puntate di MasterChef hanno toccato quota 1.075.929 (picchi del 4%) e la finale di X Factor 1.300.000 (5,07%, che diventa 8,02% aggiungendo Cielo). Gli ascolti dei principali canali Sky crescono, ma tra questi non figura Sky Atlantic. Romanzo Criminale ha avuto poi il grande merito di essere l’apripista per una serialità italiana finalmente non solo buonista, ma come tutti i pionieri è stata superata da prodotti oggettivamente superiori. Quando è uscita era la migliore serie italiana, ma nel frattempo la serialità ha alzato incredibilmente il livello: basta pensare a Breaking Bad, Homeland e Rectify, oltre alle già citate True Detective e Fargo. Quello che sei mesi prima appariva innovativo, di colpo sembra superato: accade con la tecnologia e pure con le serie.
Molti, dopo la nascita di Gomorra, mettono ormai in dubbio anche il primato di Romanzo Criminale nella serialità italiana. Gomorra è diretta – con Cristina Comencini e Claudio Cupellini– da Stefano Sollima: lo stesso di Romanzo Criminale. Le prime due puntate di Gomorra, trasmesse da Sky Cinema e Sky Atlantic, a maggio hanno raggiunto 658.241 spettatori. Quasi il doppio delle prime due puntate di Romanzo Criminale nel 2008 (358 mila). Vuol dire che Gomorra è superiore? Non necessariamente. Vuol dire che nel 2008 le serie erano più di nicchia e meno di moda, ancor più se italiane, e adesso Gomorra può sfruttare un bacino maggiore. La “colpa” di Romanzo Criminale non è stata mitizzare i personaggi (quello è un errore del pubblico) ma l’essere arrivata troppo presto: l’avere preparato la strada ai successori. Non è invecchiata la qualità, che resta elevata: nella ricostruzione, nella sceneggiatura, nelle interpretazioni. Non è un caso che buona parte del cast, poi, abbia fatto carriera.
Il problema di Romanzo Criminale è che, dal 2008 a oggi, tutto è andato troppo veloce: i prodotti concorrenziali, la voracità degli appassionati e – soprattutto? – la realtà. Gli sceneggiatori, giustamente, si sono presi non poche licenze poetiche rispetto alla storia della Banda della Magliana. Una di queste è il non avere dato granché spazio a figure chiave come Danilo Abbruciati, vero terzo leader – con Libanese e Freddo – e primo a tessere i legami tra banda e terrorismo nero. Fu Abbruciati a inserire Carminati nella banda e solo dopo la sua morte ci fu l’ascesa di De Pedis (Dandi). Il personaggio di Nero, ritenuto Carminati, è in realtà un mix tra Abbruciati (amico di Pippo Calò) e Carminati. C’è però una cosa su cui convergono serie e film: la ritrosia della Banda a confrontarsi con la politica. Accettano di tutto, soprattutto il Dandi. Quando però si trovano invischiati in affari politici, per esempio nella ricerca di Aldo Moro, girano il più possibile al largo.
Mafia Capitale è il classico caso di realtà che supera la fantasia. Nella serie il Nero non avrebbe mai parlato con assessori e cooperative, e se avesse anche solo osato pensarci il pubblico avrebbe cambiato subito canale.