il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2015
Tags : Tutti i commenti sulla strage di Parigi
Il Jyllands Posten, il giornale danese che nel 2005 pubblicò vignette blasfeme su Maometto, fa un passo indietro e decide di non dare spazio a nessun disegno preso da Charlie Hebdo. Il direttore Joern Mikkelsen: «Mantengo aperta la possibilità di poter pubblicare tutti i disegni. Ma quando sarà il momento giusto, non adesso»
Dalla Francia alla Danimarca, dove tutto è cominciato, i media scelgono modi diversi di rispondere al terrore. Da una parte ci sono le maggiori testate nazionali che per manifestare la loro solidarietà ai colleghi di Charlie Hebdo pubblicano di nuovo alcune delle vignette sul Profeta apparse originariamente in Danimarca nel 2005 e poi riprese allora dall’irriverente settimanale parigino. Dall’altro, invece, proprio il Jyllands-Posten, il giornale che ospitò le prime 12 vignette giudicate “blasfeme” per l’Islam – la più corrosiva di tutte raffigurava Maometto con una bomba sotto il turbante – ha deciso di non dare spazio a nessun disegno preso da Charlie.
Difficile decidere se le motivazioni dell’assenza dei disegni incendiari sul Jyllands-Posten siano più dettate dal buon senso che forzate da ragioni di sicurezza. “Mantengo aperta la possibilità di poter pubblicare tutti i disegni” sottolinea il direttore Joern Mikkelsen. “Ma quando sarà il momento giusto, non adesso”. D’altronde anche i giornalisti e vignettisti danesi, proprio come i loro colleghi parigini, hanno subito negli anni ripetute minacce. Il predecessore di Mikkelsen, Flemming Rose, responsabile della pubblicazione delle vignette su Maometto nel 2005, è da allora sotto scorta. Il suo nome, insieme a quello di un disegnatore e un giornalista dello stesso Posten sarebbe nella lista dei “most wanted”, i più ricercati dai terroristi di Al Qaeda. “La verità”, conclude l’attuale direttore del giornale satirico “è che per noi sarebbe completamente irresponsabile pubblicare ora immagini satiriche del Profeta, nuove o vecchie che siano”. Scelta completamente differente per Berlingske, il più antico dei quotidiani nazionali danesi e tra i più letti nel piccolo Paese scandinavo. Sia nell’edizione cartacea di ieri che in quella online, il giornale di Copenhagen ha scelto di riproporre alcune tra le più provocatorie prime pagine di Charlie. Tra le altre, anche due che ritraggono in modo irriverente il profeta Maometto e che sono state non solo all’origine delle proteste popolari nel mondo islamico tra il 2005 e 2006, quando appunto furono riprese da Charlie Hebdo. A causa di quelle immagini sono arrivate le molotov lanciate contro la sede del settimanale francese nel 2011. Ma soprattutto l’attacco che l’altro ieri ha fatto 12 morti e in cui gli attentatori hanno gridato di aver “vendicato il Profeta” uccidendo Charlie.
È Lisabeth Knudsen, direttrice di Berlingske, a spiegare la scelta del suo giornale. “L’abbiamo fatto per documentare che tipo di rivista era quella colpita da un evento così terribile” dichiara, negando si tratti di una forma di protesta. Scelta analoga anche per il Politiken, primo quotidiano del Paese per diffusione che fa, tra l’altro, parte dello stesso gruppo editoriale del Jillands-Posten. Il tabloid Ekstra Bladet, ha espresso solidarietà ai colleghi francesi cambiando il nome della testata in Charlie Hebdo nel giorno dell’attentato. Una scelta anti-Posten?
“Tra Charlie e noi c’è un legame diretto”, ha scritto cercando di calmare le acque l’ex direttore Rose in un commosso editoriale sul Jyllands-Posten. “Non importa che abbiamo idee politiche diverse, che noi siamo conservatori mentre loro sono di sinistra. Tutti e due insieme difendiamo gli stessi valori: la libertà di stampa e di espressione”.