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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

Charlène e Alberto di Monaco presentano ai sudditi i loro gemellini Jacques e Gabriella. Tra guanti bianchi e ricordo di Grace, il Principato è in festa

Un bacio sul balcone del Palazzo. Ma, questa volta, non era la tenerezza fra due principi innamorati. Il bacio che ha conquistato ieri mattina i monegaschi è stato quello di mamma Charlène sulla testolina di baby Jacques, l’erede al trono dei Grimaldi. Mentre Alberto, papà premuroso, provava a riparare dal sole, con la mano, la piccola Gabriella, sorella gemella del principino nata 2 minuti prima del fratello, con taglio cesareo, il 10 dicembre all’ospedale Princesse Grace di Monaco.
A ereditare il quasi millenario trono di Monaco (fondato nel 1297) sarà Jacques Honoré Rainier, perché nel Principato ha ancora la precedenza il figlio maschio, ma per il regno, in queste 4 settimane dalla nascita, la gioia è stata moltiplicata per due, senza distinzioni. Così, 42 (21 per Jacques e altrettante per Gabriella) erano state le salve di cannone sparate per salutare l’arrivo dei bebè, e identiche erano ieri le tutine e le coperte candide che avvolgevano i due neonati mostrati per la prima volta ai monegaschi. Anzi, papà Alberto (56) ha ceduto a Charlène (36) il piacere di presentare fra le sue braccia l’erede al trono, coccolandosi Gabriella.
«Sono pazza d’amore per i gemelli, e ogni istante che passo con loro è magico», ha detto la Princesse a Paris Match, e ieri davanti alla folla di sudditi e turisti, la sua tenera «pazzia» d’amore era evidente: lineamenti addolciti, nuova frangetta bionda a regalarle un’aria sbarazzina, abito e cappotto candidi firmati dalla maison Akris. Candidi anche i guanti che le fasciavano le mani, come quei guanti bianchi che avevano conquistato Alfred Hitchcock quando si vide arrivare ai provini una giovane Grace Kelly. Non le solite star di Hollywood, una «vera signora».
«La nascita dei due gemelli al Palais è una fiaba. L’atmosfera di gioia a Monaco è emozionante, persino più intensa di quando venne alla luce Alberto nel 1958: forse perché ieri era una gioia circoscritta ai confini del Principato mentre oggi con la dimensione internazionale e con la forza dei nuovi media la notizia è stata subito condivisa in tutto il mondo», spiega al Corriere Madame Louisette Levy Soussan Azzoaglio che conosce molto bene Alberto. Ha lavorato un’intera vita come segretaria particolare di Grace, l’indimenticabile Princesse de Monaco. Poi, alla morte della madre, nel 1982, il principe Alberto la volle come sua assistente. Sempre là, nello stesso studio in cima alla torre dell’orologio al Rocher. Charlène, come ieri Grace, oltreché principessa adesso è anche madre.
Che mamma era Grace, con Carolina, Alberto e Stéphanie? «Ha voluto crescere i figli in modo democratico, semplice, nonostante si trattasse di piccoli principi. Per lei era importante educare anche la persona, lei stessa aveva ricevuto solide basi dalla sua famiglia, i Kelly. Una madre rigorosa, esigente». E come sarà mamma Charlène? «Lo vedremo nel corso degli anni, ma credo che anche lei che ha dedicato la sua Fondazione all’insegnamento del nuoto ai più piccoli, voglia seguire la crescita dei gemelli da vicino». Il nome dell’erede al trono ha una solida radice storica: «Il Principato ha avuto un Jacques I e un Jacques II Goyon Matignon, e anche Honoré è un nome che ricorre nell’albero genealogico dei Grimaldi, poi c’è Rainier (Ranieri), il nome del padre di Alberto», continua Madame Soussan Azzoaglio che ora ha fondato il Crem, Club des residents étrangers de Monaco (tra i soci onorari i fratelli David e Frederick Barclay, la contessa italiana Daniela d’Amelio Memmo e la principessa Patrizia Ruspoli Memmo): «Mi sono ispirata ai club inglesi, ormai conta 40 nazionalità: la Monaco di oggi è più globale, merito di Alberto: i tempi sono cambiati dall’epoca di Ranieri. Era giusto così».
Tempi nuovi ma in questi giorni per le vie del Principato la stessa atmosfera sognante di quando Ranieri salutò l’arrivo al mondo di baby Caroline con una goccia di champagne sulle labbra. Sì, a Monaco è davvero ricominciata la «Belle époque delle Balie», come scrisse Achille Campanile sull’ Europeo negli anni 50. Ora il copione si ripete, e il «Principato della mondanità», inventato al tempo della Belle époque da Carlo III che lanciò il business del Casinò, si culla in una dolce atmosfera di famiglia.