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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

Il sorprendente nuovo romanzo di Umberto Eco. Nel thriller ”Numero zero” un industriale fonda un quotidiano per demolire i nemici e influenzare i politici. Ogni riferimento a De Benedetti è puramente casuale...

Avete letto il nuovo romanzo di Umberto Eco? Di sicuro no, perché esce domani per Bompiani, ma io grazie ai miei potenti mezzi l’ho letto in anteprima e vi dico che è geniale, veramente geniale, e perfino estremamente coraggioso. Ecco perché:
1) Non tanto per la copertina, decisamente spiazzante, da hard boiled americano. Né per la trama, sebbene sia molto carina e ben costruita: un certo Commendatore vuole fondare un giornale con l’intento di non farlo uscire mai, al solo scopo di ricattare politici e industriali con dossier scandalistici cucinati ad hoc. In altre parole costruire una macchina del fango virtuale. Infatti il libro si intitola Numero zero.
2) Non tanto per lo stile, sebbene quello di Eco sia inappuntabile, senza alti né bassi né ammiccamenti letterari, preciso e pulito e fluido come un saggio di Eco quando era Eco semiologo. Si respira, tra l’altro, un’aria di romanzo anni Cinquanta, tipo un romanzo di Moravia con una spruzzatina di Arbasino per l’uso del dialogo colto, sebbene sia ambientato negli anni Novanta.
3) Non tanto per gli scoop complottistici della redazione fantasma, né per i complottismi di Braggadocio (l’onomastica non è mai stata un punto forte di Eco), che poi farà una brutta fine. Sebbene la storia di Mussolini ancora vivo, con il sosia di Mussolini ucciso a Piazzale Loreto, con tanto di analisi metodica dei referti medici e complicità della Cia e del Vaticano e della P2 sia interessante, meglio di una puntata di Mistero.
4) Non tanto per le chicche di sfrenata fantasia goliardico-intellettuale, e comunque ce ne sono parecchie, ricordano l’Eco esilarante del Diario minimo e del Secondo diario minimo. Come l’idea di sfatare i luoghi comuni con degli illuminanti contro luoghi-comuni: «Per esempio Amsterdam è la Venezia del Sud, a volte la fantasia supera la realtà, premetto che sono razzista, le droghe pesanti sono l’anticamera delle canne, fa’ come se fossi a casa mia, direi di darci del lei, chi gode si accontenta, sono rimbambito ma non sono vecchio, per me l’arabo è matematica, il successo mi ha cambiato, in fondo Mussolini ha fatto molte schifezze, Parigi è brutta però i parigini sono gentilissimi...».
5) Non tanto per la storia d’amore, perché non c’è (le storie d’amore non sono mai state il punto forte di Eco), sebbene la Bompiani sulla quarta di copertina ne parli come se ci fosse, per vendere di più (come se ce ne fosse bisogno, è un libro di Eco, vende pure se parla di Kant e ornitorinchi e regine Loana).
6) Non tanto perché, nel corso della narrazione, insegni sul serio tutte le furberie per fare un giornale fazioso, né perché suggerisca un metodo rivoluzionario per scrivere cazzo nelle frasi e negli articoli senza risultare volgari, esempio: «O organo esterno dell’apparato genito-urinario maschile a forma di appendice cilindrica inserita nella parte anteriore del perineo, mi hanno rubato il portafoglio!».
7) Piuttosto il romanzo è geniale perché Eco, zitto zitto, è stato più coraggioso di Houellebecq, il quale ha affrontato solo l’Islam. A ottant’anni passati invece il nostro professore ci racconta, in forma di thriller, il retroscena di un giornale posseduto da un industriale come mezzo per demolire politici e industriali nemici. Tipo che se uno entra in politica voi gli pubblicate le lettere dell’ex moglie e le intercettazioni delle amanti. Un industriale, cioè, che vuole fare politica ma senza entrare in politica, utilizzando la stampa come mezzo di pressione e di attacco e di macchina del fango. Un giornale che vede complotti ovunque, e sa costruirli a arte, con somma perfidia. Non ci sono nomi né cognomi, ma si capisce: Umberto Eco sta parlando di De Benedetti e di Repubblica. Infatti, si noti, non c’è neppure la dicitura che le coincidenze con i fatti narrati sono puramente casuali. Per dirla senza mezzi termini, l’anziano professore in questo libro ha dimostrato di avere due palle così. Ah no, chiedo scusa, mi correggo. Eco in questo libro ha dimostrato di avere due gonadi maschili nelle quali hanno luogo la spermatogenesi e la produzione degli ormoni sessuali maschili, di dimensioni veramente esagerate.