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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

Obbligazioni in cambio di buoni spesa, ma anche corse dei cavalli, viaggi, acquisto di vini e scatole di cioccolatini. È la strada dei mini-bond intrapresa dall’Inghilterra, ovvero cedole pagate sotto forma di beni e servizi

Obbligazioni in cambio di buoni spesa, ma anche corse dei cavalli, viaggi, acquisto di vini e scatole di cioccolatini. È la strada dei mini-bond intrapresa dall’Inghilterra ovvero cedole pagate sotto forma di beni e servizi, una nuova forma di finanziamento delle imprese in un momento in cui le banche non sono disposte ad allargare i cordoni della borsa specialmente se le aziende non sono quello che si dice in questi casi «da tripla A». L’ultimo collocato è il «burrito bond» della catena di ristoranti messicani Chilango i cui fondi servono per finanziare la sua espansione nel centro di Londra. L’operazione lanciata lo scorso luglio ha raccolto 2,1 milioni di sterline. Che cosa offre l’emittente in cambio della sottoscrizione del bond? Una cedola dell’8% in contanti e un burrito alla settimana per investimenti superiori a 10 mila sterline.
Il ventaglio delle offerte è intrigante: si va dalla selezione di cibi come nei casi di Taylor Street Baristars (caffetteria di alta qualità) con buoni da utilizzare in negozio, Leon il fast food biologico e Hotel chocolat (cioccolateria di lusso) che offre una scatola di cioccolatini al mese. Oppure svaghi : Mr & Mrs Smith (alberghi boutique) mette sul piatto sconti per soggiorni mentre Jockey Club offre crediti da usare alle corse dei cavalli oppure per il cricket come nel caso della Lancashire County cricket club.
I rendimenti sono interessanti: tra gli ultimi bond collocati quello della caffetteria Taylor Street Baristas di Canary Wharf a Londra che offre una cedola in contanti dell’8% oppure un credito del 12% come buono da spendere nel punto vendita.
Tra queste bizzare offerte per remunerare gli investitori, non manca il rovescio della medaglia, come osserva James Tomlins, gestore della società inglese M&G. Il quale si chiede in un report, se sia sufficiente la cedola offerta per coprire i rischi del bond che vanno dalle informazioni limitate sulla società, all’assenza di covenant legali, alla mancanza di protezione in caso di esercizio dell’opzione call, a un mercato secondario inesistente. Questi titoli, infatti, sono collocati dalle società direttamente ai singoli investitori, non sono negoziabili e quindi altamente rischiosi.
Chi sono i sottoscrittori dei bond? Questi strumenti collocati attraverso piattaforme finanziarie autorizzate di crowdfunding stanno avendo un certo successo come dimostra il caso del burrito bond per 2,1 milioni di sterline. Qualcuno si è spinto fino a parlare di “burrito bubble” per la società emittente, la Chilango fondata da due ex manager di Skype.
Questa tipologia di obbligazione è assimilabile a un titolo high yield, cioè ad alto rischio, ma a differenza dei bond istituzionali è priva di molte clausole di protezione per gli investitori. Gli analisti si chiedono se il rendimento offerto sia sufficiente a coprire tali rischi. Il gestore di M&G ha calcolato, ad esempio, che per il burrito bond il rating è pari a CCC ossia al limite del rischio di credito per i titoli di qualità inferiore all’investment grade: l’8% offerto da Chilango è sufficiente per il rischio assunto?
In primo luogo per potere consumare il burrito bisogna trovarsi a Londra: finché la catena, ma questo vale anche per gli altri network, non saranno presenti anche al di fuori della capitale, l’investitore in mini-bond è quasi certamente londinese. Inoltre, il bonus di remunerazione sotto forma di burrito gratis alla settimana fino alla scadenza del quarto anno, per chi è disposto ad investire 10mila sterline, equivale ad una cedola aggiuntiva del 3,63%: un burrito costa 6,99 sterline, quindi la remunerazione complessiva dell’11,63% è pari all’8% in contanti più il 3,63% in burrito. Tenendo conto del fattore “saturazione da burrito”, in quanto non tutti avranno voglia di mangiare un burrito tutte le settimane, la cedola scende al 10,72% in linea con le obbligazioni istituzionali di questa categoria. Ma secondo il gestore per tenere conto dei rischi, il rendimento dovrebbe essere almeno del 20 per cento.
Sia chiaro questo strumento va di pari passo con lo sviluppo di un mercato obbligazionario retail regolamentato come avvenuto in Gran Bretagna, Italia e Germania dove gli emittenti sono soggetti a controlli rigorosi e i bond sono quotati in Borsa e sono trasferibili. Altrimenti in caso di default, non basteranno vino e burrito per recuperare l’investimento.