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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

Attacco al settimanale satirico francese Charlie Hebdo: 12 morti • Chi sono i sospettati • Chi sono le vittime • Una redazione sotto scorta • Record di disoccupazione in Italia • L’Europa in deflazione • Qualche buona notizia • Berlusconi chiede lo sconto di pena • Disposta l’autopsia su Pino Daniele


Charlie Hebdo Alle 11 e 30 circa di ieri, al centro di Parigi, quartiere della Bastiglia, tre uomini a bordo di una Citroën C3 nera si fermano in rue Nicolas Appert. Si chiamano Said e Chèrif Kouachi, fratelli, e Ahmid Mourad. Uno resta aalla guida dell’auto, gli altri scendono: vanno al numero civico 6 e chiedono del settimanale satirico “Charlie Hebdo”. Gli indicano il civico 10. Col volto coperto e armati di kalashnikov e un fucile a pompa, forse con i giubbotti anti-proiettile, cercano la redazione. Costringono un inserviente trovato all’ingresso a dare indicazioni precise, ottenute le informazioni lo uccidono: si chiamava Fredéric Boisseau, 42 anni. I terroristi salgono al secondo piano, incrociano la disegnatrice Corinne Rey, la firma «Coco» del giornale, che era andata a prendere la figlia all’asilo. Con le armi puntate addosso, Coco digita il codice di accesso per aprire la porta del giornale. A qell’ora c’è la riunione di redazione per decidere cosa pubblicare. In cinque minuti i due uomini fanno una strage: il primo a morire è Franck Brinsolaro, 49 anni, agente di scorta del direttore, ucciso con più colpi; poi tocca a “Charb”, cioè il direttore Stéphane Charbonnier. Cadono i tre vignettisti Wolinski, Jean Cabut in arte “Cabu”, Bernard Verlhac “Tignous”, Philippe Honoré, l’economista Bernard Maris, la psicologa Elsa Cayat, il correttore Moustapha Ourad, che aveva appena ottenuto la nazionalità francese. Nella redazione muore anche una persona che si trova lì per caso, Michel Renaud, ex direttore di gabinetto del sindaco di Clermont-Ferrand e fondatore del festival «Rendez-vous du carnet de voyage». Effettuato il massacro, i due terroristi sono tornati in strada e si sono diretti verso la Citroën dove c’era il terzo uomo ad aspettarli. Nei video girati con il telefonino dalle finestre e dal tetto, li si sente gridare «Allah Akbar!». Scaricano decine di colpi sul parabrezza di un’auto della polizia, con gli agenti all’interno miracolosamente indenni. Vedono avvicinarsi un agente di polizia in bicicletta, lungo il boulevard Richard Lenoir. Gli sparano, quello cade, si avvicinano, lo finiscono con un colpo alla testa: si chiamava Ahmed Merabe, 42 anni, del commissariato centrale dell’XI arrondissement. Quindi sono saliti in auto e scappati.

Ricercati Gli assassini: i fratelli Said e Chérif Kouachi, di 34 e 32 anni, e il loro presunto complice Hamid Mourad, 18 anni, vengono dalla banlieue di Gennevilliers. Ricercati e braccati per tutta la notte, li hanno individuati nel quartiere della Croce rossa di Reims, a 150 chilometri dalla redazione di “Charlie Hebdo”. Al momento in cui vengono chiusi i giornali sono ancora sotto il mirino dei tiratori scelti. Ancora non c’è prova della loro colpevolezza. I due fratelli di etnia franco-algerina, nati a Parigi, erano rientrati dalla Siria appena in tempo per preparare la strage. Il più giovane dei due ha da poco finito di scontare tre anni di carcere con la condizionale. La traccia che avrebbe fatto risalire all’identità del commando è la carta d’identità dei maggiore dei frattelli Kouachi ritrovata nella Citroen abbandonata.

Redazione Il settimanale “Charlie Hebdo” nel 2002, diretto dal Philippe Val, si era schierato con Oriana Fallaci in occasione dell’uscita in Francia del libro La rabbia e l’orgoglio. Con il tempo è stato accusato di essere islamofobo e antisemita. Nel 2009 arrivò il nuovo direttore Stéphane Charbonnier: due anni dopo finì sotto scorta per la pubblicazione di alcune vignette irriverenti su Maometto. La redazione si era trasferita in via Appert poco dopo un attentato del novembre 2011, quando i suoi locali nel XX arrondissement erano stati incendiati e devastati.

Vignettisti Brevi biografie dei vignettisti uccisi. Stéphane Charbonnier, “Charb”, classe 1967, figlio di un tecnico delle Poste e della segretaria di un ufficiale giudiziario, da bambino ricopiava i suoi fumetti preferiti, da “Tintin” a “Lucky Luke”. Disegnatore nel giornalino della scuola, poi a “Les Nouvelles de Val-d’Oise”, aveva la sua strada tracciata nei giornali satirici, fino ad arrivare, appena 42enne a dirigere “Charlie Hebdo” (tra i suoi personaggi più famosi in Francia ci sono Maurice e Patapon, un cane e un gatto anticapitalisti). Aveva continuato a collaborare anche con altre testate, come “L’Humanité”, in memoria della sua giovanile fede per il Partito comunista francese. Georges Wolinski, nato a Tunisi il 28 giugno del 1934 da madre franco-italiana e padre ebreo polacco, dal 1945 viveva in Francia. Aveva interrotto gli studi di architettura senza laurearsi per dedicarsi alla sua passione, il disegno, esordendo negli anni Sessanta sulla rivista satirica “Hara-Kiri” (che sarebbe diventata “Charlie Hebdo”). Ha pubblicato un’ottantina di albi, diversi libri, e collaborato con oltre quaranta testate. Nel 2005 aveva ricevuto la Legion d’onore e vinto il Grand Prix de la ville d’Angoulême. L’Italia lo aveva conosciuto negli anni Settanta su Linus, cone disegnatore dell’erotica Paulette. “Cabu”, 76 anni, aveva fatto parte di “Hara-Kiri”, nel 1960, dopo due anni di servizio militare in Algeria. Antimilitarista, anarchico, critico contro tutte le religioni e la politica. Disegnava per “Charlie Hebdo” e per il suo concorrente, “Le Canard Enchainé”. Bernard Verlhac, 58 anni, si faceva chiamare “Tignous”, un termine occitano in onore della nonna che lo chiamava «piccola tigna». Collaboratore dei giornali satirici “Charlie Hebdo”, “Marianne et Fluide glacial”. Ha pubblicato i suoi primi disegni negli anni Novanta. Nato nel 1941 a Vichy, “Honoré” (nome completo: Philippe Honoré) era un fumettista storico di “Charlie Hebdo”. Pubblicò la sua prima vignetta quando aveva 16 anni sulle pagine di “Sud Oueste”. Nel 2009 disegnò per l’enciclopedia francese Le Petit Larousse Illustré. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Disoccupazione L’Istat rivela che il tasso di disoccupazione a novembre 2014 sale ancora, raggiungendo il 13,4%, in aumento (+0,2%) rispetto ad ottobre: si tratta del massimo storico dall’inizio sia delle serie mensili (gennaio 2004), sia delle trimestrali (37 anni fa). Complessivamente i disoccupati a novembre sono 3 milioni e 457mila, cioè 40mila in più rispetto a ottobre e 264mila in più su base annua. Nello scorso mese gli occupati erano 22 milioni e 310mila, ma in diminuzione dello 0,2% sia rispetto a ottobre 2014 (-48mila) sia su base annua (-42mila). Il tasso di disoccupazione tra i giovani (da 15 a 24 anni) a novembre 2014 è balzato al 43,9%, in rialzo (+0,6%) su ottobre. Anche in questo caso si tratta del valore più alto mai registrato. Secondo l’Istat sono in cerca di lavoro 729mila under 25. Unico dato positivo: il tasso di inattivi (da 15 a 64 anni) che resta al minimo storico del 35,7%. In un anno sono diminuiti di 312mila unità. Invece in Germania la percentuale di chi non ha un lavoro scende al minimo storico (6,5%). Situazione sotto controllo anche in Europa: la disoccupazione è stabile, con un tasso a novembre dell’11,5% nell’Eurozona e del 10% nell’Ue (28 Stati).

Deflazione Secondo le stime preliminari di Eurostat, a dicembre i prezzi sono scesi dello 0,2% rispetto allo stesso mese del 2013 (a novembre era più 0,3). Non succedeva dal 2009. A determinare la caduta dei prezzi europei è stato il crollo del costo dell’energia (meno 6,3 per cento) e del petrolio particolare. Voce che ha causato anche la variazione zero dell’Italia e il suo tasso medio annuo d’inflazione per il 2014: 0,2 per cento contro l’1,2 del 2013. Un livello così basso non si vedeva dal 1959.

Buone notizie Buone notizie diffuse nel dossier della Fondazione Symbola. L’Italia ricicla 24,1 milioni di tonnellate di rifiuti, la Germania 22,4. I green jobs coprono il 70% delle assunzioni destinate alle attività di ricerca e sviluppo delle nostre aziende. L’Italia è uno dei cinque Paesi al mondo a vantare un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari, è il secondo Paese più competitivo al mondo nell’industria meccanica, secondo la classifica del Trade performance index del Wto (ed. 2012). Abbiamo un debito pubblico gigantesco, ma, se si sommano invece i debiti di famiglie e imprese, in relazione al Pil, siamo messi meglio del Regno Unito e degli Stati Uniti. L’Italia, inoltre, è leader nel settore agroalimentare, con 23 prodotti che non hanno rivali sui mercati e vantano le maggiori quote di mercato mondiale, e altri 54 «per i quali siamo secondi o terzi». L’Italia è anche la meta preferita dei turisti extraeuropei, con 56 milioni di pernottamenti nel 2013 (Amato, Rep).

Berlusconi Berlusconi chiede uno sconto di pena di 45 giorni sull’affidamento in prova ai servizi sociali, che sta svolgendo dallo scorso 23 aprile. La richiesta di istanza di liberazione anticipata è stata presentata ieri al Tribunale di sorveglianza di Milano dai suoi legali con la motivazione che il percorso intrapreso a Cesano Boscone abbia portato a una «evoluzione positiva» della sua personalità, attraverso il volontariato all’Istituto Sacra Famiglia che ha rappresentato «uno spunto di riflessione sulla condizione degli anziani» accolto «con entusiasmo». La decisione del Tribunale dovrebbe arrivare entro la prossima settimana, e nell’entourage dell’ex premier c’è la quasi certezza che lo sconto arriverà.

Daniele La Procura di Roma ha disposto l’autopsia su Pino Daniele all’interno di un’indagine sulla sua morte. L’ipotesi di omicidio colposo è finora contro ignoti. L’esame sarà effettuato oggi alle 12 nell’obitorio comunale “Federico II”. Un accertamento necessario per capire se davvero il cantautore si potesse salvare. Il dubbio si è trasformato presto in sospetto e sta mettendo una contro l’altra le sue famiglie. La seconda moglie Fabiola Sciabbarrasi, contro l’ultima compagna Amanda Bonini: «Amanda era l’unica in macchina con Pino nell’ultimo viaggio, dica tutto quello che sa. Voglio la verità sulla morte di mio marito. Non ho rapporti con lei a causa di come è stata gestita questa storia negli ultimi dodici mesi. Non ci parliamo ma io andrò fino in fondo».

(a cura di Daria Egidi)