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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

Renzi e Padoan annunciano un pacchetto consistente di modifiche sul fisco. «È mia la manina» ammette il premier riguardo all’introduzione della norma, definita «salva Berlusconi» che esclude la punibilità quando l’importo dell’evasione è inferiore al 3% dell’imponibile

Un «pacchetto complessivo e organico» di norme attuative della delega fiscale da definire nel Consiglio dei ministri del 20 febbraio, che si configura come un’«operazione più ampia» rispetto al contenuto del contestato decreto legislativo sull’abuso del diritto e sulla nuova disciplina delle sanzioni approvato alla vigilia di Natale. Provvedimento su cui è esplosa la polemica politica per l’introduzione della norma, definita «salva Berlusconi» che esclude la punibilità quando l’importo dell’evasione è inferiore al 3% dell’imponibile. La linea definita dal governo, secondo quanto emerge dall’incontro svoltosi ieri mattina a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan è di utilizzare le prossime settimane per meglio circoscrivere l’intero provvedimento. Stando a quanto riferito da fonti ministeriali, tra Renzi e Padoan c’è «pieno accordo sull’opportunità di valutare la riforma nel suo insieme». Mancano in effetti all’appello diversi decreti legislativi (la delega si compone di 16 articoli). Da qui l’intenzione di procedere all’esame di un pacchetto unico, anche in considerazione dei termini di vigenza della delega, che scadranno il 27 marzo, come peraltro si ribadisce nel «Programma nazionale di riforma» inviato a Bruxelles nell’aprile dello scorso anno. Le nuove norme sull’abuso del diritto – si legge nel documento – vanno inserite all’interno del percorso di revisione delle vigenti disposizioni antielusive per coordinarle con quella della Ue.
L’enfasi sul «pieno accordo» tra palazzo Chigi e Mef non è casuale. Poiché la norma contestata non era presente nel testo definito dall’Economia (e dunque è stata inserita nel corso dell’esame in Consiglio dei ministri) si è ipotizzato un braccio di ferro tra Renzi e Padoan, anche in relazione ai tempi necessari per apportare le necessarie modifiche al provvedimento. Ora si punta unanimemente a un testo «più ricco e ampio», secondo quanto fa sapere palazzo Chigi.
Chiaro l’intendimento, peraltro già espresso a chiare lettere dallo stesso Renzi due giorni fa, di sottrarre il pasticcio del 3 per cento alla montante polemica politica in vista di fondamentali scadenze, prima tra tutte l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Renzi ha liquidato così la questione nel corso del suo intervento all’assemblea dei deputati del Pd: «La manina è la mia. Non perché voglia difendere qualcuno dei miei. Abbiamo discusso, approfondito punto per punto, entrati nel merito. Questo è il modo in cui un governo governa».
Per il premier, «l’idea che qualcuno ti confeziona un pacchetto a me non va. È l’assunzione di un governo che fa politica. Se qualcuno vuole un governo che mette la firma su quello che preparano i tecnici e se ne va ha sbagliato governo». In conclusione, la normativa introdotta nel provvedimento «non ha niente a che vedere con leggi ad personam. Quello che va modificato si modifica ma nell’interesse degli italiani».
L’incontro con Padoan è servito peraltro anche a fare il punto su alcuni dei temi in agenda alla ripresa dopo la pausa natalizia: il capitolo degli investimenti, la situazione economica del paese, anche alla luce dei nuovi allarmanti dati sulla disoccupazione diffusi ieri dall’Istat. «Solo nei prossimi mesi – hanno convenuto Renzi e Padoan – si potranno vedere gli effetti delle misure varate», a partire dal «Jobs act».
Secco il commento dell’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «Nella norma sul fisco c’è una proporzione: chi ha di più ha diritto ad evadere di più».