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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

Disoccupazione, nuovo record italiano: il tasso generale è arrivato a quota 13,4%, quello giovanile addirittura a 43,9%. E Roma doppia Berlino, ferma al 6,5%. Si tratta di numeri impressionanti: l’esercito dei senza-lavoro conta ormai tre milioni e 457.000 persone, di questi 729.000 hanno meno di 25 anni

Sempre più su, sempre peggio. Il tasso di disoccupazione in Italia tocca vette mai sfiorate prima: a novembre – comunica l’Istat – quello generale è arrivato a quota 13,4%, quello giovanile addirittura a 43,9%. In entrambi i casi si tratta di record assoluti. Mai, da quando l’istituto nazionale di statistica ha iniziato le rilevazioni (nel ’77 quelle trimestrali, nel 2004 quelle mensili), si erano registrati valori così alti. Il lavoro in Italia è diventato una chimera, un sogno irrealizzabile ma anche un mostro che vomita fuoco e brucia le speranze di un’intera generazione, quella dei giovani, e dei tanti cinquantenni che la crisi ha espulso dal mondo produttivo. In un mese il tasso di disoccupazione è aumentato dello 0,2%; su base annua il rialzo è stato dello 0,9%. Per i giovani i muri stanno diventando sempre più alti: il rialzo è stato dello 0,6% nel mese, di ben 2,4% su base annua. Abbiamo ormai doppiato la Germania, dove la disoccupazione generale a dicembre è scesa al 6,5%, il loro minimo storico, e i giovani non hanno alcun problema visto che il tasso per gli under 25 tedeschi è al 7,4%.
Ma se i dati in percentuale sono impressionanti, i numeri assoluti sono drammatici: l’esercito italiano dei disoccupati conta ormai tre milioni e 457.000 persone (40.000 in più rispetto a ottobre, 264.000 su base annua), di questi 729.000 hanno meno di 25 anni. C’è poi un altro dato che rende il quadro ancora più preoccupante: quello sull’occupazione, che scende al 55,5% perdendo 48.000 posti rispetto a ottobre (-0,1%). A chi non mastica tutti i giorni statistiche potrebbe sembrare logico che a fronte di una disoccupazione in aumento, l’occupazione a sua volta diminuisca. Ma non è così. Perché il dato in percentuale sulla disoccupazione dipende dal numero di persone che si iscrivono nelle liste di collocamento. Tant’è che negli ultimi mesi il governo più di una volta aveva sottolineato il segnale positivo in arrivo dagli occupati in aumento. Perché va così male? «È ragionevole pensare» – dice il ministro del lavoro Giuliano Poletti – che l’attesa per il Jobs Act «abbia spinto molte imprese a rinviare le assunzioni». E ora che le nuove norme stanno per diventare operative, è logico e fisiologico attendere, fanno sapere da Palazzo Chigi. Non la pensano così i sindacati, né quelli (Cgil, Uil e Ugl) che il jobs act lo hanno sempre criticato, né la Cisl che chiede un nuovo patto sociale.
CONFRONTI IMPIETOSI
A lasciare ancora più sbigottiti sono i confronti con il resto d’Europa. Ai nostri confini le cose vanno diversamente. A novembre la media registra tassi stabili (11,5% eurozona, 10% Ue). Ma nell’anno migliorano dappertutto. Su 28 paesi nell’Ue, in 22 la disoccupazione è calata, in 2 stati membri è rimasta uguale, solo in 4 – tra questi l’Italia – è peggiorata. Mentre da noi le fabbriche continuano a chiudere e a macinare disoccupati, la Germania continua a creare lavoro: a novembre il tasso era al 6,6%, meno della metà del nostro, e ieri l’ufficio di statistica tedesco ha comunicato che a dicembre c’è stato un nuovo calo al 6,5%, con 27.000 disoccupati in meno. Passi avanti si stanno registrando anche in aree europee meno forti: come in Grecia dove in un anno i disoccupati sono diminuiti del 2,3%, o in Spagna dove il calo è stato dell’1,9%. A noi, invece, va la maglia nera della peggiore performance con l’aumento nell’anno dello 0,9%.