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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

La strage islamista nella redazione di Charlie Hebdo fa scattare la massima allerta anche in Italia, soprattutto a Roma e Milano. Il Viminale prepara un decreto anti-terrorismo. Rafforzata la protezione per giornali, ambasciate e comunità ebraica. Chiesto anche l’accesso alle liste di volo

Il Messaggero,
La minaccia più preoccupante arriva dai Foreign Fighters. Non solo in Francia ma anche nel nostro Paese. È questa la traccia a cui lavorano gli analisti di intelligence e antiterrorismo da quando ieri pomeriggio Parigi ha confermato che due dei tre attentatori del Charlie Hebdo sono combattenti rientrati dalla Siria. Le immagini di fortuna, circolate sulla rete, mostrano addirittura come uno dei due sembri avere una specifica preparazione militare, per come si muove sulla scena, al punto di attraversare la strada per giustiziare un poliziotto rimasto a terra.
FOREIGN FIGHTERS IN ITALIA
Questo elemento potrebbe rappresentare un punto di partenza importante per capire se i cosiddetti foreign fighters possano rappresentare davvero un pericolo anche nel resto dell’Unione europea, come la nostra intelligence sostiene da tempo e in diverse sedi. Gli 007 confermano che i combattenti partiti dalla nostra penisola sono costantemente «monitorati». Erano in tutto 53, quattordici di loro risultano deceduti in battaglia, quasi tutti fra Siria e Iraq. Nessuno, al momento, sembra essersi ripresentato ai nostri confini, anche se, ovviamente, potrebbero aver evitato aeroporti e frontiere. La prudenza è massima: l’azione di Parigi sembra essersi basata su un’organizzazione microscopica: «Partiamo da un assunto – ragiona un’analista – prevedere un attentato come quello di Parigi è praticamente impossibile: non c’è una catena di comando in cui inserirsi, è difficile infiltrarsi, passa quasi tutto via web». Non a caso, nell’ultima audizione davanti al Copasir, sia il direttore dell’Aise, Alberto Manenti, sia il sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, avevano spiegato come l’attenzione maggiore fosse dedicata ai foreign fighters e ai “lupi solitari”, singoli individui votati alla Jihad che potrebbero compiere attentati in Italia. E avevano aggiunto che su queste persone è stato elaborato un profilo “psicologico” e stilata una lista di soggetti attenzionati.
NEL MIRINO LONDRA E MADRID
Al momento nel nostro Paese non sembrano esserci segnali specifici. L’azione francese, spiegano dall’intelligence, «si inserisce in un contesto che vede conflitti etnici particolarmente radicati e che ha scelto come obiettivo un giornale considerato da anni nemico dell’Islam». Situazioni analoghe sarebbero registrate soprattutto in Gran Bretagna, da dove è partito anche il boia del giornalista americano James Foley, e in Spagna. Meno in Italia. In ogni caso, intelligence e antiterrorismo, in queste ore, stanno focalizzando il lavoro soprattutto sui siti internet filo islamici e sui profili twitter più attivi nel pubblicare notizie provenienti dall’Isis o da organizzazioni considerate vicine ad Al Qaeda. Soggetti sensibili possono essere coloro che accedono regolarmente alla rivista on line “Site”, considerata l’house organ di Isis, o il profilo twitter Flashpointintel, solo per citare i più famosi.
L’AZIONE DEL GOVERNO
Dopo aver riunito il Casa (Comitato analisi e strategia antiterrorismo), il titolare del Viminale ha spiegato la propria preoccupazione ai microfoni di Porta a porta: «L’allerta è massima – ha detto Alfano – Facciamo parte di un’area del mondo che è un bersaglio. Non possiamo sottovalutare alcun elemento». Già ieri pomeriggio, il ministero ha diffuso a prefetture e questure una direttiva in cui invita a sorvegliare le sedi istituzionali, ovviamente porti, aeroporti e stazioni, oltre alle ambasciate francesi, statunitensi e americane. Attenzione anche alle redazioni dei giornali e dei messi di comunicazione in genere. Contemporaneamente dovrebbe essere finalmente approvato un pacchetto di norme antiterrorismo già pronto un mese fa e poi slittato all’ultimo minuto. Se ci fosse un forte accordo politico, la strada più rapida sarebbe un decreto da convertire, entro una settimana, prima che parta la votazione per il presidente della Repubblica. Altrimenti, si procederà con un ddl.
IL TESTO
Gli articoli di legge sono in tutto sei. Il principale inserisce la punibilità anche di chi viene arruolato per andare a combattere all’estero (e non solo per chi organizza) con pene da tre a sei anni: l’articolo 270 quater stabilirà che sia punibile «chiunque organizza, finanzia o propaganda viaggi finalizzati al compimento delle condotte con finalità di terrorismo». Sarà punito anche l’auto-addestramento e oscurati immediatamente i siti internet che dovessero essere segnalati come inneggianti alla guerra santa e aumento delle pene per i reati di istigazione e apologia del terrorismo, se commesse con mezzi telematici o informatici. Altro intervento importante è quello sul divieto di commercializzazione ai privati dei cosiddetti “precursori di esplosivi”, ovvero sostanze o miscele che potrebbero essere impiegate per la fabbricazione di esplosivi.
LE NORME EUROPEE
D’accordo con la Francia, l’Italia sta spingendo molto anche sul punto del coordinamento europeo. Dopo i fatti di Parigi, i due paesi spingeranno per ottenere l’approvazione dal parlamento europeo della direttiva comunitaria che consente scambi di informazioni sulle liste dei passeggeri dei voli aerei. E l’altra ipotesi è che si lavori ad un coordinamento stabile tra le intelligence europee.

Sara Menafra

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Corriere della Sera,
Il pericolo è l’incapacità di prevenire, l’impossibilità di individuare i possibili obiettivi. È questo a rendere altissimo l’allarme, forte il timore anche in Italia. Perché è vero che l’attentato di Parigi appare pianificato da tempo e organizzato con tecnica militare, ma l’appello dei terroristi che si trovano in Iraq e in Siria — trasmesso attraverso video e messaggi su televisioni e Internet — ai combattenti in Occidente è quello di «uccidere gli infedeli, entrare in azione dove e come si può» e quindi «investire, sparare, decapitare» perché «la jihad è un dovere». È la «sfida senza precedenti» di cui parla il ministro dell’Interno Angelino Alfano al termine della riunione del Comitato di analisi strategica riunito d’urgenza al Viminale. È il «terrorismo molecolare» per il quale il sottosegretario delegato all’ intelligence Marco Minniti ha più volte denunciato i rischi di fronte al Parlamento. E allora il governo dispone subito il potenziamento della sorveglianza, ma poi sollecita il Parlamento europeo ad approvare quella direttiva che impone il «Pnr, Passenger Flight Record», accesso alle liste passeggeri di tutti i voli. E anticipa al prossimo consiglio dei ministri la presentazione delle nuove norme antiterrorismo.
La relazione al governo
Nella relazione illustrativa del provvedimento viene evidenziato come le «organizzazioni terroristiche hanno palesato sia una capacità di attrazione e di reclutamento di soggetti, i cosiddetti foreign fighters , al di fuori dei contesti di origine, sia un’inusitata ferocia nel portare attacchi ad obiettivi dei Paesi stranieri che si oppongono ai loro disegni e alla loro visione radicale». E dunque «introdurre misure mirate e «selettive» capaci di prevenire il rafforzamento di tali organizzazioni e di attuare più stringenti controlli sui mezzi e materiali che potrebbero essere impiegati per il compimento di attentati sul territorio nazionale». È la strategia concordata in sede europea per rendere più omogenee le varie legislazioni e per prevedere, tra l’altro, decreti «di vigilanza speciale come il ritiro del passaporto per chi manifesta l’intenzione di lasciare il Paese per arruolarsi» e l’obbligo di segnalazione per i commercianti in caso «di vendita di quelle miscele che possono essere utilizzate per la fabbricazione di esplosivi».
Emulazione e privacy
La preoccupazione riguarda soprattutto i possibili tentativi di emulazione di chi si esalta a guardare quanto è stato fatto ieri in Francia e prima in Canada o in Australia. Stranieri che vivono nelle città italiane e decidono di rispondere al richiamo dei fondamentalisti con un’azione imponente, ma anche con un atto isolato purché in grado di causare morti o feriti.
Ecco perché la scelta del Viminale è quella di attenuare, in alcuni casi particolari, la legge sulla privacy consentendo alle forze di polizia l’accesso ai dati sensibili, ma anche la «registrazione» dei siti internet ritenuti a rischio con l’inserimento in una «black list» e la rimozione immediata dei contenuti.
Confermati i militari
Appena tre giorni fa l’esecutivo aveva deciso il taglio del numero dei soldati impiegati per la protezione degli obiettivi. La riduzione — da 4.250 a 3.000 militari impegnati sulle strade — era stata decisa per motivi di risparmio di spesa, ma in questa situazione il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha deciso di rivedere la scelta e già questa mattina, nel corso del comitato nazionale convocato al Viminale, sarà proposta la prosecuzione dei servizi di vigilanza con lo stesso dispositivo e il potenziamento delle misure per la sicurezza navale.
La riunione degli specialisti ha infatti confermato, come chiarisce lo stesso Alfano che «l’Italia può essere nel mirino perché siamo parte di una coalizione internazionale che combatte il terrorismo, ospitiamo il Papa, che più volte è stato citato nei proclami del califfo dell’Isis e siamo dunque parte di un’area del mondo che può essere bersaglio. Non possiamo sottovalutare alcun elemento, neanche il più apparentemente insignificante».
Fiorenza Sarzanini