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 2015  gennaio 08 Giovedì calendario

Per Umberto Eco l’assalto a Charlie Hebdo dimostra che «siamo in guerra fino al collo. L’Isis è il nuovo nazismo, lo Stato islamico vuole impadronirsi del mondo. È come quando da piccolo vivevo sotto i bombardamenti che potevano arrivare da un momento all’altro a mia insaputa»

«Cosa deve dire un povero disgraziato di fronte a fatti simili?». Per prima cosa Umberto Eco tiene a precisare che non ha ancora letto Sottomissione, il romanzo di Michel Houellebecq, e dunque non può parlarne: «Il mondo è pieno di gente che parla di libri che non ha letto, compresi quelli che dicono di conoscere il Corano senza averlo mai aperto». Ma sulle condizioni da cui è venuta fuori la strage di Parigi, qualcosa da dire c’è, eccome: «Quel che è certo è che sono cambiate le modalità della guerra – dice Eco —, c’è una guerra in corso e noi ci siamo dentro fino al collo, come quando io ero piccolo e vivevo le mie giornate sotto i bombardamenti che potevano arrivare da un momento all’altro a mia insaputa. Con questo tipo di terrorismo, la situazione è esattamente quella che abbiamo vissuto durante la guerra». Il nuovo romanzo di Eco, Numero zero, in uscita domani da Bompiani, rientra nella categoria della fantapolitica anche se rivolto al passato recente (stagione Mani Pulite) e non al futuro prossimo come quello immaginato da Houellebecq. E non ci sono i giornalisti coraggiosi del settimanale satirico Charlie Hebdo, ma altri tipi di cronisti molto poco onorevoli.
Anche il furore scatenato da un libro, come nel caso di Sottomissione, non è certo un inedito: «Figurarsi, si è verificato abbondantemente nel corso della storia dell’umanità. Anche la fatwa contro Salman Rushdie, per i suoi Versi satanici, era legata a un romanzo… E non era certo una novità. Gli uomini si sono sempre massacrati per un libro: la Bibbia contro il Corano, il Vangelo contro la Bibbia eccetera. Le grandi guerre sono state scatenate dalle religioni monoteiste per un libro. Ha mai visto degli animisti che hanno tentato di conquistare il mondo con le armi? Sono le religioni del libro a provocare le guerre per imporre l’idea contenuta nei loro testi. Le guerre pagane, tutto sommato, erano sempre locali. Forse un po’ i Romani… Ma i Cartaginesi hanno combattuto per ragioni commerciali, non per imporre il culto di Astarte».
Umberto Eco ha scritto romanzi e saggi, dal Nome della rosa alla più recente Storia delle terre e dei luoghi leggendari, con al centro le fantasie perverse (e violente) suscitate da certe opere, letterarie e no, che magari inizialmente non aspiravano a proporsi come verità assolute: «È duemila anni – dice – che prendiamo sul serio l’ Eneide : Augusto ci ha fondato sopra delle pretese piuttosto importanti. Ci sono centinaia di testi diventati fantasmi pericolosi soprattutto grazie a coloro che non li hanno letti».
È condivisibile l’analogia intravista da Emmanuel Carrère, fresco autore del romanzo Il Regno (ambientato nei decenni del Cristianesimo delle origini), tra questo nostro tempo di passaggio e l’epoca che portò dalla civiltà greco-romana a quella giudeo-cristiana? «Mi pare accettabile, accade ciò che purtroppo è sempre accaduto, solo che adesso ci siamo dentro noi… Trent’anni fa, per la Repubblica, ho scritto un articolo in cui dicevo che eravamo di fronte non più a un’emigrazione come quella degli italiani in America o in Svizzera, ma a una migrazione, e le migrazioni sono globali, sono amplissime nello spazio e durano molto tempo. Già allora scrivevo che finché non si fosse arrivati a un nuovo equilibrio, si sarebbe versato molto sangue. La civiltà occidentale, che abbia o no la forza di sostenersi, sta facendo fronte a un processo colossale di migrazione, così come è accaduto secoli fa alla romanità».
Il paradosso di cui parla Houellebecq è che il mondo musulmano dal punto di vista sociale è più vicino alla destra estrema che vorrebbe respingerlo con tutte le forze. «Non mi pare giusto che si dica genericamente “musulmani”, come non sarebbe stato corretto giudicare il Cristianesimo sulla base dei metodi utilizzati da Cesare Borgia. Ma certo lo si può dire dell’Isis, che è una nuova forma di nazismo, con i suoi metodi di sterminio e la sua volontà apocalittica di impadronirsi del mondo». La prospettiva che la civiltà occidentale in crisi, erede decaduta della cultura dei Lumi, possa un giorno allearsi con i Paesi arabi, è dunque tutt’altro che una visione fantapolitica confinata nei romanzi? «La fusione di civiltà è una possibilità che può verificarsi grazie alle migrazioni. Quando in Italia ci saranno 50 milioni di extracomunitari e solo 10 milioni di italiani, avverrà, forse, quel che è avvenuto duemila anni fa. Del resto è già successo chissà quante volte, in Asia o altrove: i mongoli in Cina eccetera».
Non si può negare che questa previsione fa paura, a pensarla oggi: «È chiaro che tutti i grandi cambiamenti ci terrorizzano. Ma sa, a me tutto sommato resta poco, però ho dei nipoti, e mi auguro che imparino a vivere in queste prospettive. E poi in fondo sarebbe terrorizzante anche immaginare un outlet al posto del Duomo». Questa in effetti è una visione che potrebbe anche materializzarsi: «Certo, e qualcuno ne sarebbe sicuramente contento».