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 2015  gennaio 07 Mercoledì calendario

I piccoli, meravigliosi ritratti di Fernanda Pivano raccolti in un libro. Felice Casorati che combatte le mosche. Renato Guttuso innamorato di un’americana con un brillante al posto di un dente. Bruno Cassinari che finge di andare a caccia di fascisti. Pablo Picasso che dà consigli ai toreri. Keith Haring che non parla di arte, ma dei suoi occhiali

Felice Casorati che combatte le mosche. Renato Guttuso innamorato di un’americana con un brillante al posto di un dente. Bruno Cassinari che finge di andare a caccia di fascisti. Pablo Picasso che dà consigli ai toreri. Keith Haring che non parla di arte, ma dei suoi occhiali. Paolo Monelli che va alla ricerca di antiche fidanzate, ma le trova invecchiate, brutte, e le sfugge. Leo Longanesi che appende nello studio una foto di Mussolini per vedere l’effetto che fa sulla gente. Arnaldo Mondadori che scrive Keruac senza la o, ma nessuno osa contraddirlo. Michail Gorbacev che va al festival di Sanremo. Gianni Agnelli che pasticcia con la barca ad Antibes. Alberto Moravia che si vanta a sproposito di saper cucinare. Natalia Ginzburg che si presenta con un nome falso. Nicola Abbagnano che ha il vizio vanesio di far svolazzare il fazzoletto. Guido Piovene che commette una gaffe dietro l’altra ed è talmente pigro che se c’è da faticare si nasconde. Elio Vittorini che sbaglia sempre i numeri di telefono. Dino Buzzati che si arrabbia. Italo Calvino che va, disperato, al funerale di Cesare Pavese. Marlon Brando che attraversa, imbronciato e affascinante, il cortile romano di Bernardo Bertolucci. Marlene Dietrich che viaggia in aereo e parla di Hemingway e si cura il raffreddore con lo champagne.
Si potrebbe continuare a lungo e inanellare una serie di aneddoti tali da umanizzare decine di personaggi autorevoli e famosi, e non di rado avvolti nella leggenda. È materiale messo in luce da Fernanda Pivano, un’intellettuale multiforme che ha attraversato il ’900 immersa non solo nella letteratura del suo tempo, ma anche in una rilucente vita mondana, incontrando e frequentando i vip, secondo un’accezione ben lontana da quella, derivativa e grottesca, adottata ai nostri giorni. La Pivano (1917-2009) era una ragazza di buona famiglia, intelligente, istruita e soprattutto baciata dal privilegio di appartenere a un’élite del pensiero, e di vivere esperienze precluse alla maggioranza delle sue coetanee. Iniziò presto a scrivere, a partecipare ai movimenti letterari e agli orientamenti culturali della Torino del dopoguerra, dove primeggiava la casa editrice Einaudi. Nel 1947 scriveva per il giornale Sempre Avanti, che le affidò una serie di ritratti, in gergo «medaglioni», sulle persone più in vista del capoluogo piemontese. Descrizioni brevi, spesso fulminanti, secondo uno schema che le fu congeniale anche in seguito, per tutta la vita. Oggi quegli articoli, molti inediti, sono pubblicati nel volume Medaglioni (Skira, pp. 192, euro 15,50), a cura di Enrico Rotelli, in base a un’idea nata dal ritrovamento – da parte di Michele Concina nell’archivio Pivano – di una cartelletta contenente molti scritti del 1947. A questi ne sono stati aggiunti diversi altri, raccolti da varie fonti e in anni diversi.
Il libro è davvero interessante, soprattutto perché contiene un punto di vista personale e persino irriverente sui “mostri sacri” incrociati dall’autrice in occasioni disparate. L’ordine stabilito non è cronologico, ma per argomenti. Ecco allora Arte, Musica, Giornalismo ed Editoria, Scienza, Architettura, Società, Letteratura, Cinema Danza e Teatro. Alcuni medaglioni sono sotto forma di appunti, che avrebbero dovuto essere sviluppati. La maggioranza sono frutto di incontri, talvolta casuali, della Pivano con i protagonisti dell’epoca. Alcuni, gustosissimi, sono brevi e icastici. Qualche esempio.
Carlo Bo, critico letterario (1911- 2001): «Lo conosciamo per la finezza critica dei suoi testi, però una volta io l’ho visto leggere disteso sul divano coi piedi sui braccioli laterali, mormorando “oh, dio, oh dio”». (1947)
Orio Vergani, scrittore (1898- 1960): «A Roma lo chiamavano Ovvio. A Milano Olio». (1947)
Valentino Bompiani, editore (1898-1992): «Un giorno è arrivato all’aeroporto di Roma con una valigia troppo pesante e gli hanno fatto pagare cinquanta lire per ogni chilo in più rispetto alla soglia massima: “Ah, come siete cari”, ha commentato. Per il nervosismo si è poi pulito le unghie per tutta la durata del volo fino a Milano». (1947)
Bellissima la chiusa del ritratto di Rita Hayworth, incontrata a Villa d’Este, sul lago di Como: «Povera dolcissima Rita, celebre e milionaria, coi suoi capelli neri alla radice e la lacca scrostata sul pollice della mano destra».