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 2015  gennaio 07 Mercoledì calendario

L’Europa si scopre sempre più atea, le chiese chiudono. Sprattutto nei Paesi del Nord gli edifici cristiani sono trasformati in bar e moschee. È l’Olanda il Paese dove il fenomeno è più diffuso

Chiese vendesi... Non dappertutto: l’autore di queste note constata, ad esempio, che nella chiesa del suo quartiere romano il problema è semmai che, se non si arriva con una decina di minuti d’anticipo, la Messa bisogna ascoltarla in piedi. E anche gli Usa hanno tuttora frequenze religiose da record, anche se le denominazioni oggi più affollate non sono le stesse di mezzo secolo, un secolo o due secoli fa. Proprio gli americani sono però e perciò colpiti da quella sempre più evidente desertificazione religiosa che in Nord Europa si traduce nel fenomeno delle chiese chiuse.
È stato il Wall Street Journal a rilanciare l’allarme con un recente articolo. Ma si tratta solo della conferma di una tendenza di lungo periodo, che in tempi Google basta solo navigare dieci minuti online per vedere confermata.
È l’Olanda il Paese dove il fenomeno è più diffuso. I protestanti ne hanno sofferto prima, e grazie a ciò i cattolici hanno realizzato uno storico sorpasso. Ma anche loro adesso ne risentono, e comunque più ancora si è diffuso l’ateismo: se le statistiche del 1947 indicavano che gli olandesi erano al 44,3% protestanti, al 38,7% cattolici e al 17,1% non religiosi, stando ai dati del 2010 i non religiosi erano diventati il 51,6%, i cattolici erano scesi al 24,6% e i protestanti al 14,8%, mentre i musulmani erano già il 5,8%, gli indù l’1,4 e i buddhisti l’1,2. Per questo la gerarchia cattolica stima di dover dismettere i due terzi delle proprie 1.600 chiese nel prossimo decennio, mentre sono 700 le chiese protestanti che dovranno essere chiuse nei prossimi quattro anni.
Ma anche in Danimarca sono 200 le chiese che non servono più. Nominalmente la chiesa luterana di Stato è ancora forte, anche se è scesa dal 91,6% della popolazione nel 1984 al 78,4% nel 2012. Tuttavia la frequenza alla Messa è di appena il 2,4%, per risalire a un 33% solo nella notte di Natale. Anche se secondo i riti si sposa ancora il 41% dei danesi, si cresima il 71% e si fa seppellire l’89%.
Di tipo olandese è lo scenario della Germania, dove le chiese chiuse negli ultimi dieci anni sono state 515. Anche qui, c’è stato infatti uno storico sorpasso, con il rapporto protestanti-cattolici che era 2/3-1/3 della popolazione nel 1939, mentre nel censimento del 2011 è passato a 30,3 contro il 30,8%. Primi però sono i non religiosi, con il 38,8%.
Il quadro più fosco di tutti è quello del Regno Unito. Fa eccezione l’Irlanda del Nord, dove le contrapposizioni tra cattolici e protestanti tengono alto un senso d’appartenenza religioso, che comunque è più campanilista che spirituale. Nella Gran Bretagna propriamente detta i non religiosi sono ormai il 50,7% contro l’appena 19,9% della Chiesa Anglicana, di Stato in Inghilterra; l’8,6% di quella cattolica; il 2,2% di quella presbiteriana, di Stato in Scozia; l’1,3% di quella metodista, dal XIX secolo prima denominazione nel Galles. E infatti non solo si sono chiuse 10.000 chiese dal 1960 e si continuano a chiudere 20 chiese all’anno, ma tanto l’anglicana Chiesa d’Inghilterra quanto la presbiteriana Chiesa di Scozia hanno sul proprio sito una sezione per la vendita delle chiese sconsacrate.
Il problema del riutilizzo è talmente acuto, che nella provincia olandese della Frisia è stata creata una commissione ad hoc per decidere cosa fare delle 250 chiese su 750 che sono state abbandonate. Non è in realtà difficile trasformare una chiesa piccola in abitazione privata, ma non tutte le chiese grandi possono diventare biblioteche, sale da concerto o centri culturali. Così la grande chiesa cattolica di San Giuseppe ad Arhhein, in Olanda, che accoglieva fino a mille fedeli, dal 2011 si è trasformata in una sala attrezzata per i fan dello skateboard. La chiesa di Saint Paul a Bristol è diventata una scuola di circo. Una chiesa luterana a Edimburgo ospita un bar sul tema di Frankenstein. Altre chiese in Olanda sono diventate supermercati, palestre, negozi di abbigliamento, librerie, fiorai.
Ci sono poi pure quelle che sono trasformate in moschee. Ad esempio, in Francia, la chiesa di Saint-Eloi a Vierzon: messa in vendita dalla diocesi di Bourges dato che solo 300 dei 27.000 abitanti ormai la frequentavano; per essa l’offerta di un’associazione di marocchini è risultata più alta rispetto ad aziende e commercianti. Anche la moschea Fatih Camii di Amsterdam è un’ex chiesa cattolica, e la principale moschea di Dublino è un’ex chiesa presbiteriana.