Libero, 7 gennaio 2015
Ci dev’essere una strana epidemia nell’amministrazione romana di Ignazio Marino. Il nuovo capitolo della saga comunale descrive un Campidoglio così in crisi di nervi da avere richiamato in servizio, per la notte del 31 dicembre, perfino vigili pensionati, agenti sospesi e, forse, defunti
Vigili malati e virus nel sito del Comune: ci dev’essere una strana epidemia nell’amministrazione targata Ignazio Marino, qualcosa che inceppa i normali meccanismi di una Capitale e ci ridicolizza, purtroppo, anche all’estero. Il nuovo capitolo della saga comunale descrive un Campidoglio così in crisi di nervi da avere richiamato in servizio, per la notte del 31 dicembre, perfino pensionati, agenti sospesi e, forse, defunti.
«Siamo alla follia», tuonano i sindacati, che parlano di un guasto nel sistema informatico di Palazzo Senatorio per cui il comando dei vigili, spiazzato dalle troppe assenze, è dovuto ricorrere, per la reperibilità di Capodanno, ad elenchi non aggiornati. In pratica, hanno mandato l’sms di convocazione anche a personale non più in servizio, a una vigilessa appena sospesa, a un’altra in regolare convalescenza, ad agenti trasferiti in altri Comuni, ad ex ormai non più in età né idonei per il turno di notte, a malati gravi.
«È una grande bufala quella che l’83% dei vigili romani si siano ammalati il 31», ha spiegato Lorenzo Croce della Uil Fpl, «perché non è possibile avere dati ufficiali sulle presenze in quanto lo sanno tutti che il sistema informatico è in tilt dal 16 ottobre». E speriamo che almeno stavolta Marino non gridi al presunto hackeraggio ma sistemi presto il cervellone del personale comunale. Tuttavia, il caso dei pizzardoni assenteisti continua a tenere banco con il balletto di cifre che ha alzato a 90 gli episodi sospetti su cui si sta concentrando l’indagine interna avviata dal comandante del Corpo di polizia locale, Raffaele Clemente e affidata alla sua vice Raffaella Modafferi.
In verità, a sentire i sindacati dei caschi bianchi, l’amministrazione ha dovuto ridimensionare di molto i numeri forniti il Primo dell’anno: da 835 «lavativi», pari all’83,5% dei mille agenti previsti nelle strade della Capitale per la notte del 31, cifra monstre che faceva presagire a una diserzione di massa, si è passati ad appena 44 casi sospetti, cioè a rischio licenziamento per non avere fornito giustificazioni valide per l’assenza dal posto di lavoro. Poi dai 44 si è arrivati a poco più di 90, un centinaio al massimo, ma di questi solo 30 sono effettivamente i più gravi «e delicati», come ha ripetuto il vicesindaco Luigi Nieri (Sel), titolare della delega al Personale e in questi giorni super attivo. Nieri ha dato anche altri numeri. Ha spiegato che «nel 2012 gli assenti per malattia il giorno di Capodanno erano 132, nel 2013 erano 135, mentre nel 2014 ben 571. O c’è una epidemia o c’è un’altra cosa e se è l’altra cosa», ha dichiarato stizzito, «penso che questo tipo di scenario nella nostra città sarebbe meglio se non si ripetesse».
I sindacati dei pizzardoni replicano che da giorni il Comando era a conoscenza di ferie, riposi, permessi e di pochissimi agenti che si erano segnati per lo straordinario di fine anno, «per cui il problema degli assenti non è venuto fuori all’ultimo minuti, ma i dirigenti potevano affrontarlo in tempo se si fossero organizzati meglio». Poi, una cosa sono i turni normali, altra sono gli straordinari su cui pure c’è divergenza di vedute: obbligatori solo in caso di reale emergenza, dice il regolamento, «ma Capodanno, derby ed eventi in programma non possono essere considerati emergenze, come ad esempio è stata la grande nevicata del 2012 dove abbiamo lavorato tutti oltre l’ordinario com’era naturale». Tradotto: il Campidoglio, da cui la polizia locale dipende, non può svegliarsi l’ultimo giorno e sperare di contare su mille agenti che già da prima avevano comunicato la propria indisponibilità. Ma che di disservizio si tratti non vi è dubbio: fatti due conti, sono 767 i caschi bianchi non pervenuti il giorno di Capodanno. Magari non tutti finti malati, però tra donazione del sangue, legge 104 (assistenza a un parente disabile), congedi parentali e permessi vari, la situazione è stata tale da avere indotto il comandante Clemente e i suoi a ricorrere alla reperibilità e a fare lavorare praticamente no-stop un centinaio di volenterosi che hanno garantito un veglione senza incidenti. Per gli altri che già da oggi potrebbero vedersi recapitare le lettere di avvio del procedimento che il Comando ha mandato all’Ufficio disciplinare, comincerà un iter che passa dalla stesura di una memoria difensiva all’interrogatorio di fronte alla commissione con la presenza di un avvocato. Multe fino a 50mila euro e, addirittura, il licenziamento.
«Tempi rapidi», hanno assicurato dal Comune dove lunedì sono già comparsi gli ispettori mandati dal ministero della Funzione pubblica per stanare i furbetti. Il premier Matteo Renzi, che in un primo momento aveva quasi etichettato tutti i pizzardoni romani come presunti fannulloni, ieri ha fatto sapere che i migliori saranno premiati. Mentre per il centrodestra la ricetta per fare funzionare Roma è una: «Cacciare il sindaco Marino che sta facendo solo danni e ha contro tutti i lavoratori». E per scongiurare nuovi scioperi domani è previsto un confronto tra sindacati dei dipendenti capitolini e vicesindaco Nieri.