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 2015  gennaio 07 Mercoledì calendario

A Gerusalemme, in arrivo la tempesta di neve del secolo. La città è blindata, nessuno esce di casa e a dar man forte alla popolazione c’è anche l’esercito

Centinaia di spalaneve gialli circondano Gerusalemme, dove scuole e uffici pubblici sono chiusi con gli abitanti rintanati nelle case dopo aver svuotato i supermercati e il sindaco Nir Barkat siede in permanenza nel bunker sotterraneo per coordinare gli aiuti: la Città Santa si blinda nel timore della tempesta di neve e ghiaccio, prevista a partire da oggi con dimensioni definite «bibliche» dai servizi meteo.
Freddo peggio di Al Qaeda
L’allarme investe Galilea, Safed, le montagne della Cisgiordania e soprattutto Gerusalemme, ancora segnata dalla settimana di paralisi per la tempesta di neve del dicembre 2013. I comandi militari hanno ordinato al battaglione 890 dei parà di stanza sul Monte Hermon – le cui mansioni sono di vegliare su Hezbollah e Al Nusra – di essere pronto a «interventi per soccorrere civili in difficoltà» mentre mezzi blindati trasformati in rompighiaccio sono posizionati dentro Gerusalemme. Il sindaco è pronto a «chiudere tutte le strade che portano alla città» per scongiurare il rischio di automobilisti immobilizzati da ghiaccio e neve. È l’intero apparato della sicurezza civile – la stessa che quest’estate ha vegliato sulle aree abitate minacciate dai razzi di Hamas – a essere mobilitato per spingere singoli e famiglie «proteggere le casa».
Scorte di cibo e carburante
Le istruzioni, diffuse da vecchi e nuovi media, sono minuziose: preparare riscaldamenti non elettrici, tenere aperti i rubinetti contro il congelamento dei tubi, tagliare i rami agli alberi vicini a cavi elettrici, rinforzare antenne e pannelli solari, preparare scorte di acqua e cibo per giorni di possibile isolamento. Il maggior pericolo sono black out elettrici, blocco dell’acqua e morsa del ghiaccio. I meteo prevedono a Gerusalemme almeno 62 centimetri di neve con l’aggravante di forti venti: per proteggersi dal peggio i cittadini, ebrei e arabi, hanno svuotato supermercati e negozi di casalinghi facendo in particolare incetta di generatori a benzina. La compagnia elettrica nazionale ha fatto uscire dai depositi generatori giganti, caricandoli su una lunga fila di camion che da Tel Aviv ha raggiunto Gerusalemme: toccherà ai militari attivarli per soccorrere i quartieri più colpiti.
In Negev tempeste di sabbia
Se a ciò si aggiunge che nel deserto del Negev si temono tempeste di sabbia non è difficile comprendere perché anche l’attesa intervista tv al premier Netanyahu sulla campagna elettorale abbia dovuto cedere il passo alle previsioni meteo. A prevalere è una sorta di pathos che porta Ofir Shatman, neopapà di 24 anni, a non voler lasciare l’ospedale Hadassa dove è nato il figlio «perché a casa non siamo sicuri» mentre fra gli anziani prevale la scelta di «lasciare almeno una finestra di casa aperta» nel timore di restare intrappolati. «Israele è un Paese strano – commenta Jody Simons, imprenditore immigrato dall’Australia – quando piovono missili ed esplodono bombe nessuno si scompone ma basta l’attesa di qualche centimetro di neve per scatenare il panico collettivo».