La Stampa, 6 gennaio 2015
Il pretolio crolla del 50 per cento ma la benzian solo del 14.Ecco come viene calcolato il prezzo dei carburanti
Il prezzo del petrolio crolla, ma quelli della benzina e del gasolio faticano a adeguarsi al ribasso. Dal primo gennaio dell’anno scorso il greggio ha perso il 53% del valore, mentre i listini della benzina sono stati tagliati soltanto del 14%. Nessuno si aspettava un parallelo -53% della «verde», perché sui carburanti pesano tante tasse che indeboliscono l’effetto del barile; ma un po’ più di coraggio non guasterebbe. Nomisma Energia calcola di giorno in giorno il «prezzo ottimale» della benzina e del gasolio, tenendo conto del margine lordo per litro in 24 mesi e del prezzo dei carburanti sul mercato internazionale; ne risulta che il prezzo effettivo della benzina in Italia è più alto di 5,9 centesimi di quello ottimale, e sul prezzo del gasolio la differenza (a svantaggio degli automobilisti) è di 6,1 centesimi.
Due precisazioni. I benzinai non hanno la benché minima colpa: i loro margini sono esigui e pesano pochissimo sul prezzo finale. E le compagnie petrolifere, federate nell’Up, contestano i calcoli di Nomisma, perché il Ministero dello Sviluppo stima un prezzo medio dei carburanti un po’ più basso; l’Up rivendica che «il prezzo industriale di benzina e gasolio in Italia è sostanzialmente allineato coi prezzi europei».
Ma il profano può restare sorpreso se un anno esatto fa (6 gennaio) il petrolio costava 0,49 euro al litro (convertendo il barile in litri e i dollari in euro al tasso di cambio di allora) mentre adesso un litro di greggio costa solo 0,28 euro, ma nel frattempo il margine lordo sul prezzo finale della benzina è aumentato da 0,199 a 0,235 euro per litro.
Gli automobilisti possono tutelarsi in qualche modo. Davide Tabarelli, che di Nomisma Energia è presidente, segnala che «fino a un passato recente i listini dei carburanti variavano entro una decina di centesimi, adesso si arriva a 40. Se uno sta attento, al distributore può pagare il gasolio 1,30 euro e la benzina 1,40. Ma se non ci bada, se accetta la modalità “servito” e si rifornisce ai distributori più costosi, arriva a spendere 1,70 per il diesel e 1,80 per la verde». Il mercato si è fatto insidioso: uno magari crede di andare ai distributori no-logo con la certezza di risparmiare e invece, dice Tabarelli, «certi no-logo fanno pagare di più. La garanzia del risparmio si ha nelle stazioni di servizio dei supermercati e quando le compagnie fanno delle promozioni».
Ma il calo del petrolio durerà? No. Tutti gli analisti prevedono un rimbalzo entro pochi mesi, che si porterà via i risparmi per gli automobilisti. Il fatto è che il crollo del prezzo del barile equivale a un taglio di spesa di centinaia di miliardi di dollari e di euro per i consumatori e per le aziende in tutto il mondo, e questo aumenterà la capacità di spesa e di investimento, e rilancerà la crescita economica globale e (alla lunga) anche i consumi di energia. Quando poi i prezzi del petrolio rialzeranno la testa, anche di poco, la speculazione che adesso punta sui ribassi cambierà di segno e amplificherà l’effetto al rialzo. Secondo le previsioni il prezzo medio del Brent nel 2015 sarà di 74,10 dollari. Goldman Sachs dice 83,80 e Abn Amro 85.
Massimo Siano, che a Londra tratta petrolio e materie prime, dice che gli Etc sul greggio (che riguardano il petrolio fisico e non i «future» di carta sul Wti e sul Brent) «registrano i massimi flussi dal 2009» e questo anticipa di qualche mese l’andamento dei mercati finanziari. A breve, Siano prevede «il barile che può calare a 40 dollari ma poi risalirà a 80 entro l’autunno». E a quel punto, c’è da scommetterci, l’adeguamento della benzina al rialzo sarà istantaneo.