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 2015  gennaio 06 Martedì calendario

Salvini punta sulla paura degli stranieri e l’ostilità all’Europa. E trova come punto di riferimento il Front National francese. Il nuovo volto della Lega

In Germani la cancelliera Angela Merkel ha dedicato buona parte del suo discorso di fine anno al valore dell’accoglienza dei rifugiati stigmatizzando le iniziative del nuovo movimento xenofobo Pegida. In Svezia, l’opposizione conservatrice ha stretto un patto di nonbelligeranza con il governo di minoranza a guida socialdemocratica per evitare nuove elezioni che avrebbero favorito la destra xenofoba dei cosiddetti Democratici svedesi. In Francia, la partecipazione di alcuni giovani militanti del partito gollista di Nicolas Sarkozy ad una festa di capodanno organizzata dal Front National di Marine Le Pen ha suscitato un mare di polemiche.
In Italia, dove tutto si mescola e si confonde (non solo a Roma) e non esistono barriere etico- politiche di alcun tipo, la frequentazione e le commistioni tra esponenti leghisti e berlusconiani sono del tutto normali: anzi, sarebbe proprio il richiamo alla distinzione e alla sepa- ratezza a suscitare sorpresa. Eppure la Lega di Matteo Salvini si è allineata al Fn francese, e tra i leader dei due partiti è sbocciato un feeling politico intenso. Per Salvini, il Fn è il modello da imitare. Questa intesa cordiale, da noi, non ha sollevato alcuno scandalo. È passata come acqua fresca. In Francia, invece, un leader grintoso e “destrorso” come Nicolas Sarkozy, appena ripreso in mano il partito, ha affermato di fronte ai suoi quadri (al suo interno quindi, non all’opinione pubblica) che chiunque pensi di allearsi con il Fn è fuori dall’Ump. Come mai questo diverso atteggiamento? La spiegazione che è stata data in questi anni per sorvolare sui tratti antiliberali e antidemocratici della Lega era semplice quanto banale: il Carroccio rappresentava milioni di elettori, e lo votano tanti onesti lavoratori. Ma per il Fn votano solo i delinquenti? E non sono milioni, da anni, quelli che sostengono i Le Pen padre e figlia? E allora?
Una interpretazione rimanda, ancora una volta, alla inesistenza in Italia di una destra conservatrice “repubblicana”. L’impasto qualunquista-conservatore da maggioranza silenziosa anni Duemila che Silvio Berlusco- ni mise in cantiere per fermare la vittoria delle sinistre, e l’odio antico e roccioso di quanto abbia la parvenza e il sentore di “sinistra” sono stati i motori dell’affermazione berlusconiana. La sua forza propulsiva stava nella pars destruens, nell’opposizione a qualunque costo alla sinistra. La rievocazione del 18 aprile 1948 al primo congresso di Forza Italia nel 1998 nobilitava, in un certo senso, quell’intima natura anticomunista del partito e dei suoi alleati. Per quanto fuori dalla storia, aveva presa su milioni di persone. Altro che rivoluzione liberale.
Questo senso di alterità rispetto a quello che stava di là della destra doveva trovare ospitalità sotto uno stesso tetto. Del resto, l’atto costitutivo della discesa in campo di Silvio Berlusconi è consistito nel reclutamento dell’allora reietto Msi di Gianfranco Fini in nome di una guerra santa contro i nemici. Quel marchio di origine, di una alleanza senza confini a destra, è rimasto nel Dna della politica italiana. La consuetudine al governo del Paese dell’alleanza berlusconiana ha mitridatizzato il sistema politico rispetto al veleno del populismo xenofobo. Mentre un tempo questo richiamo anti-immigrati e sicuritario, elettoralmente determinante, rimaneva sottotraccia a fronte del discorso federalistasecessionista, ora, svanito ogni riferimento a questo tema (chi parla più di federalismo?), un intelligente imprenditore politico come Salvini punta sulla paura degli stranieri e l’ostilità all’Europa. E trova come punto di riferimento il Front National francese.
Nessuno in Italia sembra curarsi di una virata estremista così palese, e di successo, come indicano i sondaggi. Ma se nulla distingue Marine Le Pen da Matteo Salvini, come mai Nicolas Sarkozy rigetta, in nome di valori “repubblicani”, ogni alleanza con il Fn (pur vantaggiosa elettoralmente) mentre qui il leader leghista continua ad essere corteggiato, e addirittura sondato per l’elezione del presidente della Repubblica. Ora che è caduto il paravento federalista e la Lega esibisce il suo volto populista, xenofobo e anti-europeo è tempo che i partiti, inclusa la destra, stendano un cordone sanitario a fronte di queste pulsioni anti-repubblicane. Oppure la Francia, come la Svezia e la Germania, sono Paesi troppo esotici e lontani?