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 2015  gennaio 06 Martedì calendario

Il trionfo dei saldi. Dopo cinque anni la gente torna a comprare. L’outlet di Caserta segna un +35% e per entrare in quello di Serravalle bisogna farsi quattro chilometri di coda

Se gli è avanzato qualche botto di Capodanno, è probabile che li sparino in cielo dal tetto della Reggia Designer di Marcianise, Caserta, per festeggiare il +35% di clienti. In tempi di crisi, è davvero un fuoco d’artificio. 
Difficile fare di meglio, anche se un po’ dovunque sono gli outlet, dove lo sconto è al quadrato (quello di partenza più quello della liquidazione), i negozi più presi d’assalto dagli italiani a caccia di prezzi stracciati. Ressa e spintoni pure negli altri quattro megastore della McArthurGlen: coda di almeno 4 chilometri all’ingresso di Serravalle, Alessandria (+15%), Pontina intasata per il pellegrinaggio a Castelromano, Roma Sud (+10), parcheggi strapieni al Village di Barberino del Mugello, Firenze (+ 7%, il Tirreno racconta che hanno fatto a pugni per il posto auto) e navette affollate per il Noventa di Piave, Venezia (+20), pochi veneziani, perlopiù serbi, croati e sloveni. 
E in effetti, dietro questi dati incoraggianti di ripresa c’è il contributo di «tanti turisti stranieri che sono venuti apposta per le feste», spiega Massimo Torti, segretario generale di Federmoda (Confcommercio) che manifesta una prudente contentezza: «Dopo 5 anni di segno meno, le prime proiezioni sono ovunque positive, con una media nazionale del +2%. Molto bene a Milano, con un +5 rispetto all’anno scorso, +4 a Venezia, tengono Roma e Firenze (+2), benino Torino, buon risultato a Bari (tra il 2 e il 3%), shopping in salute a Cremona, Ferrara e Mantova, vendite fiacche a Latina e Reggio Emilia». Ma il commercio non se la passa bene. «Nei primi 9 mesi del 2014 su 129.801 negozi, 9.015 hanno chiuso contro i 4.367 che hanno aperto». Non dà cifre ma dati «sentiment» (sugli orientamenti) Roberto Manzoni, presidente Fismo, Confesercenti: «Va meglio del previsto, c’è ottimismo, anche se finora la stagione era stata fiacca. Finalmente se non altro smetterà di scendere il fatturato». Il tutto grazie (purtroppo) all’euro debole che invoglia gli stranieri e al freddo che convince a comprare cappotti e maglioni. Non a Cortina. Nel luxury store Franz Kraler di corso d’Italia, un concentrato di griffe per clienti danarosi, i saldi sono pochi e sottovoce. «Prezzi interessanti», li chiama la titolare Daniela Kraler. «Con cui magari puoi prenderti due pellicce al costo di una, tre cappotti di cachemire anziché uno solo. Ma le nostre vetrine espongono già la collezione primavera-estate». 
Quelli del Codacons reclamano saldi anticipati, sotto Natale. «Sono vendite di fine stagione e a fine stagione vanno fatte» ribadisce Torti di Federmoda. «I negozi devono poter vendere a prezzo pieno almeno per un buon periodo, altrimenti chiudono. A Londra fanno il Boxing Day? Ma per loro l’inverno è cominciato a luglio». Concorda Manzoni della Fismo: «L’inverno inizia il 21 dicembre, come si può partire con i saldi il 26? Andrebbero fatti a marzo, altroché». Peraltro i grandi magazzini britannici John Lewis stanno pensando di abolire le supersvendite del Black Friday che hanno afflosciato lo shopping natalizio. 
Nonostante le resse però non ci sono più i saldi di una volta, spiega il sociologo dei media Mario Abis, docente di marketing allo Iulm: «Il consumatore vive in una dimensione scontistica costante, si sposta di continuo alla ricerca della convenienza. Perciò il valore psicologico del saldo è diminuito: un tempo era una festa, oggi è molto più grigio».